Il Commissario Montalbano: recensione dell’episodio La rete di protezione
La recensione del secondo nuovo episodio della storica fiction Rai, La rete di protezione, tratta dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri. Stavolta Montalbano dovrà vedersela con due misteriosi casi di suicidio e terrorismo.
Qual è stato il programma più visto in tv della prima serata di lunedì 16 marzo 2020? I dati Auditel, come ogni mattina, ci restituiscono i risultati e lo share delle trasmissioni televisive più seguite. Ovviamente a salire sul gradino più alto del podio non poteva che essere Il Commissario Montalbano che, con il secondo nuovo episodio della collection intitolato La rete di protezione, ha interessato 9.497.000 spettatori pari al 33.2% di share, sbaragliando la concorrenza di turno che ha potuto fare davvero poco per contrastarne l’egemonia. Del resto, Coronavirus o no con il #restiamoacasa al seguito, la storica fiction targata Rai ha sempre fatto registrare numeri da record, anche se la puntata in oggetto non è riuscita a raggiungere le cifre della precedente (Salvo amato, Livia mia), ossia il 39%. Ciononostante La rete di protezione, trasposizione per il piccolo schermo dell’omonimo romanzo firmato dal compianto Andrea Camilleri e pubblicato nel 2017 da Sellerio, ha comunque portato a casa un discreto risultato, frutto di una fidelizzazione e di un feeling ormai ventennali con il telespettatore nostrano che ne ha consegnato alla serie in questione un posto tra quelle più longeve nella storia di Mamma Rai.
La rete di protezione: il primo dei trentasei romanzi dell’intera saga che Camilleri non ha potuto scrivere di proprio pugno
La rete di protezione è il primo dei trentasei dell’intera saga che l’autore – scomparso nel 2019 – non ha potuto scrivere di proprio pugno, ma con l’aiuto di un assistente, per via dei problemi agli occhi che lo hanno poi portato alla perdita della vista. Lo script della trasposizione televisiva è stato realizzato da Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini, poi affidato come il precedente alla regia di Luca Zingaretti che ha raccolto il testimone dopo la morte del regista Alberto Sironi. L’attore romano si è così dovuto dividere nuovamente tra il davanti e il dietro la macchina da presa, ma stavolta con una sicurezza inferiore rispetto a quella dimostrata in Salvo amato, Livia mia.
La messa in quadro e la versatilità delle soluzioni visive sono ridotte al minimo indispensabile, ossia a una successione di campi e controcampi sufficienti a cucire le scene sulla timeline. C’è da dire per onestà di cronaca che il secondo nuovo episodio non ha dimostrato di avere la stessa solidità strutturale del primo, tantomeno il medesimo livello di coinvolgimento per quanto concerne il meccanismo thrilling che alimenta la componente investigativa. Le dinamiche tra i personaggi coinvolti di fatto si basano soprattutto sull’impianto dialogico e meno sull’azione (qui ridotta a una sola scena d’azione, ossia all’irruzione armata nella scuola). Ciò determina una staticità nella regia e una concentrazione sul fattore orale. Dove, al contrario, la scrittura mantiene intatta la sua carica è nei momenti di humour che la penna di Camilleri ha sempre saputo iniettare nell’architettura gialla. I siparietti tra Montalbano e l’agente Agatino Catarella, in tal senso, lasciano sempre il segno, su tutti quello che li vede alle prese con l’invio di una mail e la creazione di un falso profilo su internet.
La rete di protezione: una linea mistery meno intricata e coinvolgente del solito, a differenza delle parentesi comiche che non perdono mai di brillantezza
Ma facciamo un passo indietro per andare a scoprire di quali casi si è dovuto occupare Montalbano, come al solito impegnato su più fronti investigativi e che stavolta chiamano in causa un misterioso suicidio che riavvolge le lancette sino agli anni Settanta e un presunto caso di terrorismo. L’ingegner Sabatello consegna al commissario alcuni filmini super8 girati per decenni dall’ormai defunto padre che raffigurano sempre la stessa cosa: l’inquadratura fissa di un muro. Montalbano intuisce che non si tratta solo di un fatterello bizzarro, ma che dietro quelle strambe pellicole si nasconde una remota vicenda dalle tinte tragiche e fosche. Non sarà però solo questo cold case a tenere occupato il protagonista perché, proprio in quei giorni, nella scuola frequentata dal figlio di Augello viene compiuto uno spaventoso quanto incomprensibile attentato. Due individui a volto coperto fanno irruzione nell’istituto, sparano seminando il terrore fra insegnanti e ragazzi e lanciano un loro minaccioso e oscuro proclama.
Il tutto mentre in quel Vigàta è arrivata una troupe cinematografica svedese per le riprese di un film che racconta di una nave del loro paese approdata in Sicilia nel secolo scorso. Evento che crea nella cittadina immaginaria tanta euforia e moltissima curiosità. Insomma, tanta carne al fuoco e un divertente gioco di metalinguaggio (le riprese della pellicola svedese e i filmini del primo caso), ciononostante la linea mistery non è particolarmente intricata come in tantissimi altri capitoli della saga. Di fatto quella del presunto attacco terroristico è davvero di facilissima lettura, così come il mistero dei super8 è una ragnatela non particolarmente complessa di sbrogliare. Questo per dire che Camilleri nei suoi romanzi e la squadra di sceneggiatori al servizio della serie ci hanno abituato a ben altro, ma per fortuna quello de La rete di protezione non è l’ultima tappa di questo indimenticabile viaggio.
Il prossimo appuntamento con Montalbano è per il 2021 con Il metodo Catalanotti, ma la fine della saga del commissario più amato della televisione italiana purtroppo si avvicina
Ora non ci resta che attendere il terzo nuovo episodio, battezzato Il metodo Catalanotti, già girato ma di cui la l’azienda di Piazza Mazzini ha deciso di posticipare la messa in onda al 2021. Poi sarà il turno di altri due romanzi (uno pubblicato e uno inedito) che non sono ancora stati trasposti nella serie tv e dei quali Zingaretti non ha voluto al momento confermare la regia. Quindi non siamo ancora ai titoli di coda. Mancano infatti all’appello due volumi: uno è Il cuoco dell’Alcyon pubblicato mentre stavano girando questi nuovi episodi e l’altro è un inedito, dal titolo Riccardino, chiuso per il momento nella cassaforte della casa editrice Sellerio. Il pensiero però va oltre, quel tanto che basta per gettare sugli appassionati un velo di tristezza. Con la morte del drammaturgo e dello scrittore siculo la saga è destinata giocoforza a chiudere i battenti e di questo bisognerà farsene una ragione, perché tutto, anche le cose più belle, prima o poi finiscono.