Il Commissario Montalbano: recensione dell’episodio Salvo amato, Livia mia
Eccezionalmente al cinema nei giorni di 24, 25 e 26 febbraio, ecco la recensione del nuovo episodio de Il Commissario Montalbano: Salvo amato, Livia mia.
C’è sempre una prima volta e quella per Il Commissario Montalbano sul grande schermo arriva a un ventennio circa di distanza dal battesimo televisivo avvenuto nel lontano 1999. Del resto non è mai troppo tardi per rimediare, anche se nel caso in questione l’iniziativa è andata a buon fine solo adesso che ci hanno lasciato due delle colonne portanti della serie, i compianti Andrea Camilleri e Alberto Sironi. Ma a pensarci bene non poteva esserci omaggio migliore per rendere loro il giusto tributo, a maggior ragione se l’intero incasso della distribuzione sarà devoluto in beneficenza. Dopo aver raccolto in tutti questi anni oltre un miliardo e duecento milioni gli spettatori sulla rete ammiraglia di Mamma Rai, in attesa della messa in onda nella prima serata del 9 marzo, il commissario, nato dalla penna dello scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo siculo – che con le sue opere ha venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo – e interpretato da Luca Zingaretti, infatti è approdato nelle sale come evento straordinario con Nexo Digital dal 24 al 26 febbraio (ad esclusione delle Regioni interessate da specifici provvedimenti relativi al Coronavirus).
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Il Commissario Montalbano: per la prima volta un episodio approda in anteprima al cinema e poi su Rai Uno
Il nuovo attesissimo capitolo della collection evento di una delle serie più longeve e amate dal pubblico italiano si intitola Salvo amato, Livia mia, frutto di un riuscitissimo mash up che gli sceneggiatori capitanati da Francesco Bruni hanno realizzato mescolando due romanzi di Camilleri molto diversi tra loro (Salvo amato… Livia mia e Il vecchio ladro). Da una parte uno di natura epistolare e dall’altra uno più di colore. Il risultato resta comunque un prodotto concepito a uso e consumo televisivo, ma che riesce comunque a reggere l’impatto con il grande schermo. Questo per dire che non si tratta di una trasposizione cinematografica dei suddetti scritti, ma solo di un tentativo di fruizione altra rispetto a quella solita che non è detto che non possa essere replicata in futuro. Staremo a vedere.
Gli highlights della conferenza stampa dei nuovi episodi
Salvo amato, Livia mia: un’indagine intricata sull’omicidio di un’archivista che toccherà da vicino il protagonista
Nel frattempo in questo nuovo episodio, Montalbano se la dovrà vedere con il brutale omicidio di Agata Cosentino, il cui cadavere viene ritrovato in un corridoio dell’archivio comunale. Un delitto, questo, che però lo toccherà nel privato perché la vittima era una cara amica di Livia, una ragazza timida e riservata, che concedeva la sua amicizia e il suo amore a poche persone. E su quelle si concentra l’indagine del commissario, perché gli è presto chiaro che a uccidere la ragazza è stato qualcuno che le era molto vicino. Si tratta forse una violenza sessuale degenerata in omicidio, ma da subito questa ipotesi non convince Montalbano, che inizia la sua ricerche partendo proprio dalle conoscenze più strette. Ovviamente non saremo noi a dissipare la rete mistery che l’autore dei romanzi prima e gli sceneggiatori poi hanno così abilmente cucito insieme e consegnato nelle mani di Sironi, qui in co-regia con Zingaretti che ha raccolto in corsa il testimone dietro la macchina da presa quando lo storico regista della serie è deceduto.
Salvo amato, Livia mia: depistaggi e ribaltamenti nel nuovo episodio de Il Commissario Montalbano
Salvo amato, Livia mia riesce a tenere stretta a sé l’attenzione dello spettatore sino all’ultimo fotogramma utile con una successione di rivelazioni e colpi di scena imprevedibili, capaci di rimescolare continuamente le carte in gioco come ogni giallo di buona fattura che si rispetti. Depistaggi, ribaltamenti di fronte e una catena di sospetti via via smontata che porterà al carnefice sono gli ingredienti di una ricetta collaudata che funziona con la precisione di un orologio svizzero. Il tutto intervallato e smorzato nel tono drammatico dalle parentesi comiche delle gag e delle battute che coinvolgono Montalbano e l’agente Agatino Catarella. Merito, questo, della scrittura, delle interpretazioni del reale e del sociale, delle performance attoriali, ma anche delle scelte stilistiche e dell’incantevole ambientazione siciliana che ha trovato nell’immaginaria Vigàta la cornice delle indagini che di volta in volta hanno impegnato l’intramontabile protagonista e appassionato il pubblico nostrano.