Il Commissario Ricciardi 2: recensione del primo episodio della fiction con Lino Guanciale

Da lunedì 6 marzo 2023 torna in prima serata su Rai 1 Il Commissario Ricciardi, con 4 nuovi appuntamenti. Tra vecchi e nuovi amori, intriganti casi di omicidio, e una Napoli evocativa, il successo è assicurato.

Da lunedì 6 marzo 2023 andrà in onda in prima serata su Rai 1 la seconda stagione de Il Commissario Ricciardi, fiction basata sull’omonima serie di romanzi di Maurizio De Giovanni, e interpretata sullo schermo da Lino Guanciale, amato volto del panorama televisivo italiano.           
La regia dei nuovi 4 episodi è affidata questa volta a Gianpaolo Tescari (La porta rossa 3), che va a sostituire Alessandro D’Alatri. Tornano al fianco di Guanciale, Maria Vera Ratti (la vicina di casa di Ricciardi, nonché suo interesse amoroso, Enrica), Antonio Milo (il brigadiere Raffaele), Enrico Ianniello (l’anatomopatologo Bruno) e Serena Iansiti (Livia, ex soprano perduratamene innamorata del protagonista).

Il Commissario Ricciardi 2: la trama del primo episodio della fiction con Lino Guanciale

il commissario ricciardi 2 recensione - Cinematographe.it

Nel primo episodio della serie, Febbre, rincontriamo il nostro protagonista nella sua città natale, intento a dare l’ultimo saluto alla sua ex-governante, Rosa. Rientrato a Napoli, il Commissario Ricciardi si ributta a capofitto nel lavoro, dovendosi occupare del brutale omicidio di Gaspare Rummolo – non vedente, e per questo soprannominato ‘O Cecato – di mestiere “assistito”, ovvero tra quelle persone che parlano con le anime del purgatorio ricevendo in sogno i numeri per vincere al lotto. Non sembra un caso che il fantasma dell’uomo ripeta al commissario proprio dei numeri: “ventuno, nove e diciannove” per l’esattezza, unico indizio per risalire al colpevole. Le indagini conducono al conte Romualdo Palmieri di Roccaspina – dipendente dal gioco d’azzardo – e sua moglie Bianca, che ritiene che Rummolo abbia alimentato il vizio del marito. Ma non tutto è come sembra, e la “febbre” del gioco potrebbe non essere la giusta pista da seguire.

Nel frattempo, i personaggi sono alle prese con i loro problemi di cuore: Nelide (Veronica D’Elia), la giovane nipote di Rosa, conquista le attenzioni dell’ortolano Tanino; Bruno, da rinomato donnaiolo, intraprende una dolce e passionale relazione con Lina, una prostituta conosciuta in un bordello; Enrica, in stato confusionale dopo aver appreso della morte di Rosa, si confida con il padre circa la sua indecisione tra Manfred – presto in Italia per una missione diplomatica – e il Commissario Ricciardi, freddo e distaccato dopo averla vista da lontano scambiarsi un bacio con il maggiore tedesco.           
Chiude questa intricata ragnatela di rapporti amorosi, Livia, ancora decisa a conquistare il cuore di Alfredo, e determinata a scoprirne di più sulla sua rivale in amore.

La perfetta fusione tra noir e romanticismo

il commissario ricciardi 2 recensione - Cinematographe.it

Come intuibile da quanto scritto poco sopra, la grande svolta di questi nuovi episodi sembrerebbe essere – almeno per il momento – una componente amorosa molto più decisa rispetto al passato. Un sentimento che non coinvolge solo il cupo protagonista ma anche tutti gli altri personaggi, in un contagioso love is in the air. Napoli, è – ancora una volta – il perfetto palcoscenico per questa folla di maschere alle prese con le loro emozioni e sensazioni, rappresentate sullo schermo attraverso situazioni coinvolgenti e dinamiche.     
Se i rapporti amorosi non sono per voi l’interesse prioritario all’interno di un’opera, non temete: il grande protagonista del racconto rimane il delitto, e il modo in cui questo viene affrontato e studiato minuziosamente dalla brillante mente del Commissario Ricciardi.

Ad affiancare le scelte di sceneggiatura, c’è l’accuratezza della scenografia e dei costumi, che catapulta lo spettatore nella Napoli del 1933, una città che è teatro di scene del crimine, nonché dimensione in cui si scontrano con violenza la sfarzosità di pochi, e la povertà di molti, di quei cittadini sofferenti ed emarginati. Ricciardi si pone a metà strada tra queste due realtà: è un barone, con una casa bella ma buia e priva di calore, la cui cupezza rispecchia il suo animo tormentato a causa del suo “super potere” – o per meglio dire, della sua maledizione – , la capacità di percepire gli spettri delle vittime di morte violenta, che continuano a ripetere ossessivamente la frase detta pochi attimi prima di morire.        
Sono proprio gli ingredienti stilistici, narrativi, musicali, tutti riconducibili al genere noir, a rendere Il Commissario Ricciardi un prodotto così interessante e atipico all’interno della moltitudine di prodotti Rai. Non ci resta che attendere i prossimi episodi e scoprire quali decisioni, quali sentieri, prenderanno i nostri protagonisti.

Leggi anche Che Dio ci aiuti 7: recensione del primo episodio della fiction Rai

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.6

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