Il Commissario Ricciardi 2: recensione e spiegazione del finale della fiction con Lino Guanciale
La nostra recensione e la spiegazione del finale di stagione de Il Commissario Ricciardi 2.
Martedì 21 marzo 2023 è andato in onda in prima serata su Rai 1 il finale di stagione della serie Il Commissario Ricciardi 2. La fiction, basata sull’omonima serie di romanzi di Maurizio De Giovanni, e interpretata sullo schermo da Lino Guanciale, sembra aver – in parte – abbandonato i tratti cupi e malinconici, grande caratteristica della prima stagione, per lasciare spazio alla luce e alla speranza. È stata proprio la speranza, nonché il coraggio di buttarsi e lasciarsi andare, la protagonista del tanto atteso ultimo episodio.
Analizziamo e commentiamo insieme il finale di stagione de Il Commissario Ricciardi 2.
Come finisce Il Commissario Ricciardi?
Nell’ultimo episodio, intitolato Rondini d’inverno, un raccapricciante dramma si consuma sul palcoscenico del Teatro Splendor: il famoso attore Michelangelo Gelmi spara in scena alla moglie Fedora Marra. In realtà, lo sparo era previsto dal copione ma il proiettile a salve dell’arma è stato sostituito con uno vero. Il colpevole più ovvio è chiaramente Gelmi ma, come sappiamo, niente è come sembra.
Mentre Ricciardi – stordito e felice dopo il rifiuto di Enrica alla richiesta di matrimonio Manfred – indaga sull’omicidio, un altro evento drammatico coinvolge la cerchia di amici del protagonista: Lina, il nuovo amore di Bruno, viene brutalmente aggredita e ritrovata senza sensi. La donna, in situazioni critiche, si rifiuta di rivelare l’identità del suo aggressore. Che si tratti di qualcuno che Lina vuole proteggere? Grazie alle preziose informazioni di Bambinella, Maione risale al colpevole: è Camillo, il figlio di Lina. Il ragazzo, scoperto il lavoro di prostituta della madre, aveva infatti deciso di punirla riempendola di botte.
Purtroppo, l’identità del colpevole è solo una magra consolazione: Lina muore davanti agli occhi di Bruno. L’uomo, tristemente consapevole delle gravi condizioni dell’amata, l’aveva presa in moglie proprio lì, su un letto di ospedale: un ultimo disperato gesto per scacciare il rimorso di un amore vissuto a metà.
Dopo la brutale scena della morte di Lina, possiamo respirare un’aria di leggerezza: Nelide e Sarracino si avvicinano. Che sia il preludio di un nuovo amore? Noi non lo sappiamo ma forse Rosa sì: la sua missione è volta al termine, il suo spettro svanisce per trovare finalmente la pace.
Nel frattempo le indagini sulla morte dell’attrice portano alla colpevole: una giovane ballerina, mossa dalla gelosia nei confronti di Fedora. Il giallo, stavolta, finisce per entrare a gamba tesa nella vita privata di Ricciardi: la ballerina spara al protagonista. L’uomo, soccorso da Bianca, si risveglia in ospedale, dove ad attenderlo ci sono tutti i suoi amici, Enrica e il padre. È giunto il momento per il Commissario Ricciardi pronunciare la frase che tutti noi trepidamente aspettavamo: “Ve lo dico col cuore: io vi chiedo il permesso di frequentare vostra figlia”.
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Il Commissario Ricciardi 2: la nostra recensione
Erano molte e alte le aspettative del pubblico per il ritorno de Il Commissario Ricciardi, tra le fiction Rai più amate di sempre. Pertanto, era grande anche la responsabilità di Gianpaolo Tescari di prendere le redini della regia di Alessandro D’Alatri. E noi siamo qui proprio per tirare le somme di questa seconda stagione: come sono state affrontate le nuove storie? In che modo sono stati sviluppati i personaggi storici, e disegnate invece le new entry? Che carattere hanno assunto le atmosfere di una Napoli oppressa ma, allo stesso tempo, viva.
Partiamo proprio con l’intro: la sigla a fumetti è un’ottima scelta per richiamare l’atmosfera noir e, cosa più importante, per sintetizzare perfettamente i personaggi. Anche le musiche di Nicola Tescari si rivelano un ottimo accompagnamento, deciso ma mai invadente, caratteristico ma non stucchevole. In generale, l’ambientazione, i costumi e il trucco sono davvero azzeccati e minuziosi di particolari, ottimi per entrare nell’atmosfera dell’epoca.
Veniamo ora alle interpretazioni ne Il Commissario Ricciardi 2. La più grande sorpresa della stagione è, indubbiamente, Nelide, interpretata dalla talentuosa Veronica D’Elia: voce squillante, la giovane nipote di Tata Rosa ha un carattere deciso e determinato, reso ancor più peculiare dalla sua abitudine di esprimersi per proverbi. La ragazza ha corso il pericolo di avere come unico scopo nella vita lo stesso della sua predecessora: prendersi cura, nel corpo e nell’anima, dello sconsolato Ricciardi. Fortunatamente, Nelide ha anche le sue cose a cui pensare: sta scoprendo il frenetico mondo della città e l’ebbrezza del primo amore.
Tra le conferme c’è l’immancabile Bambinella, interpretata sullo schermo da Adriano Falivene. Un personaggio pieno di poesia: informatrice di Maione – per cui Bambinella nutre un affetto grandissimo – non per salvarsi o per il piacere di “fare la spia” ma per la voglia e la determinazione di far parte della squadra dei buoni, della giustizia, incarnata per lei proprio dal brigadiere, poliziotto leale e onesto.
Passiamo ora alle noti dolenti della serie, a ciò che – insomma – ci ha convinti meno. In generale il giallo, l’omicidio, perde molto in questa seconda stagione. I tempi delle indagini si dilatano troppo, concentrandosi molto all’inizio, per niente nella parte centrale, e di nuovo accumulandosi nel finale. In particolare, i drammi avvenuti in questo ultimo episodio avevano molto da dare e raccontare, specialmente se pensiamo al filo che unisce le due donne vittime di omicidio: Fedora e Lina, entrambe punite dalla gelosia di altri.
La serie ha preferito lasciare più spazio ai sentimenti, alle relazioni, alla luce, alla finestra di Enrica che finalmente si spalanca. Uno sviluppo senza dubbio interessante ma che toglie quel fascino cupo del primo Ricciardi. O meglio, giustifica meno le sue paure e insicurezze.
Pensiamo ad esempio alla trasformazione della messa in scena degli spettri. Nella prima stagione le anime inquiete erano caratterizzate da inquietanti occhi bianchi, mentre nei nuovi episodi non solo le scene degli omicidi sono state, per così dire, edulcorate, ma anche i tratti degli spettri sono stati ammorbiditi. Con questo non vogliamo dire che abbiamo bisogno di scene più “splatter” ma semplicemente che quelle visioni, quasi raccapriccianti, andavano a rappresentare meglio il tormento vissuto dal protagonista, talmente spaventato dalle sue visioni, dalla maledizione ereditata dalla madre, da essere sicuro di non volere figli per non infliggere ad una bambino il suo stesso destino.
Un’angoscia che l’uomo non ha avuto ancora il coraggio di rivelare al suo grande amore, Enrica. Impresa non semplice, in quanto la ragazza, alla quale dobbiamo consegnare la medaglia d’oro della maratona olimpica, preferisce affrontare le conversazioni correndo via in lacrime piuttosto che chiedere delle spiegazioni a cui avrebbe diritto.
È ovvio che Enrica non possa godere della stessa libertà di Livia – provvista, come dice lei stessa della autorevolezza da donna navigata alle spalle – o di Bianca. Non è una ricca vedova e vive ancora con i genitori. È affascinante, se ci pensiamo. Peccato che la condizione di donne comuni come Enrica nell’Italia degli anni Trenta, non venga approfondita a dovere.
Enrica è una Elizabeth Bennet che non ce l’ha fatta: non rifiuta Manfred perché, parafrasando, soltanto il vero amore potrà condurla al matrimonio, ragion per cui rimarrà zitella, ma perché la sua felicità è riposta solo e soltanto in Luigi Alfredo Ricciardi.
Il Commissario Ricciardi 2: conclusione e valutazione
Il Commissario Ricciardi si conferma ancora una volta un’opera qualitativamente superiore rispetto ad altre fiction Rai. Le interpretazioni, la scenografia, le musiche – come abbiamo detto – sono ciò che rendono davvero speciale la serie con protagonista Lino Guanciale. Se da un lato il nostro commissario preferito trova finalmente la luce nell’amore di Enrica, a perdere di solidità sono proprio i casi di omicidio.