Il complotto contro l’America: recensione della serie TV Sky

La recensione dei primi episodi della miniserie tratta dal romanzo omonimo del Premio Pulitzer Philip Roth, con Winona Ryder e John Turturro. Dal 24 luglio su Sky Atlantic.

Come sarebbe andata se le elezioni presidenziali del 1940 negli Stati Uniti le avesse vinte il populista xenofobo Charles Lindbergh al posto di Franklin D. Roosevelt? La risposta ci arriva prima dalle pagine del capolavoro omonimo del Premio Pulitzer Philip Roth e ora dalla miniserie targata HBO, che dopo il debutto oltreoceano approda su Sky Atlantic a partire dal 24 luglio. Qui la minaccia che all’epoca fu scongiurata diventa un incubo ad occhi aperti, con uno dei capitoli cruciali della storia a stelle e strisce completamente riscritto dalla penna del celebre scrittore e nell’adattamento per il piccolo schermo del romanzo dal duo formato da David Simon ed Ed Burns, apprezzati autori di The Wire.

Il complotto contro l’America: Philip Roth riscrive un capitolo importante della storia americana trasformandolo in un incubo ad occhi aperti

Il complotto contro l’America racconta nell’arco di sei episodi da 60 minuti cadauno la nascita di un’America filonazista in cui proliferano antisemitismo e populismo. La miniserie cancella quanto avvenuto nella realtà mantenendo però il contesto e lo spirito di quegli anni turbolenti, per poi affidare il  punto di vista del racconto ai Levin, una famiglia ebrea di Newark, in New Jersey, che diventa a sua volta il baricentro attraverso il quale narrare l’impatto e l’ascesa politica dell’aviatore eroe con simpatie naziste Lindbergh, che arriverà a legare a doppio filo il destino degli Stati Uniti d’America a quello della Germania di Hitler. Ascesa che lo porterà a conquistare la presidenza, innescando una reazione a catena su scala mondiale. Ed è proprio all’annuncio del suo trionfo davanti agli occhi increduli del capo famiglia Herman Levin (Morgan Spector), in mezzo a una folla festante raccolta per l’occasione in una sala cinematografica, che si chiude il secondo episodio dei due che abbiamo messo sotto la lente analitica. Episodi, questi, che come avrete modo di vedere rappresentano un passe-partout perfetto per entrare nel plot, oltre che una cartina tornasole capace di evidenziare le indubbie qualità della messa in scena.

Nei primi episodi si gettano le basi per la costruzione di un racconto filtrato attraverso gli occhi di una famiglia ebrea

Il complotto contro l'America cinematographe.it

Per quanto concerne la scrittura, dalla visione di questi primi 120 minuti emergono due fattori determinati: da una parte si stendono le basi necessarie e imprescindibili per qualsiasi serie, utili a disegnare la linea orizzontale, le coordinate spazio-temporali del racconto e i profili dei personaggi che lo animano; dall’altra viene reso noto allo spettatore la prospettiva che filtra gli eventi, ossia quella dei componenti della famiglia protagonista. Tutto ruota e ruoterà intorno al vissuto privato e pubblico che coinvolge di volta in volta i membri delle diverse generazioni, compresi i due figli minorenni dei Levin, il nipote orfano ribelle e la zia sentimentalmente confusa Evelyn, interpretata da una rediviva Winona Ryder.

La cura della ricostruzione storica e scenografica è il biglietto da visita della confezione di Il complotto contro l’America

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Un modus operandi che riporta alla mente l’epopea di Heimat di Edgar Reitz, in cui le vicende private dei protagonisti si intrecciano con gli avvenimenti della storia della Germania nel periodo che va dal 1919 al 1982. Anche in questo caso la verità storica si mescola senza soluzione di continuità con una verità reinterpretata. Il risultato è una rilettura immaginifica che si regge  sull’ipotesi fantapolitica di Roth, che se non venisse smentita da quanto accaduto veramente potrebbe tranquillamente passare per vera. Un effetto reso possibile da una ricostruzione storica e scenografica davvero accurata, che immerge il fruitore nello spirito e nell’atmosfera dell’epoca. L’incipit del secondo episodio, con l’arrivo e l’atterraggio di Lindbergh in aeroporto per l’ennesimo comizio, così come il discorso alla folla del Rabbino capo Bengelsdorf (John Turturro) è lo specchio che riflette l’impegno e l’attenzione anche nei piccoli dettagli della confezione. Quest’ultima avvolta in una patina vintage data dalla grana fotografica che caratterizza ogni singola inquadratura voluta dal regista Minkie Spiro.     

Il complotto contro l'America cinematographe.it

Ora non ci resta che assistere con curiosità ai restanti quattro episodi, tre dei quali vedono il passaggio di testimone dietro la macchina da presa a Thomas Schlamme. A lui il compito di traghettare la serie sino a un epilogo nel quale è facile ipotizzare un inasprimento e un innalzamento di una tensione che nel pilot ha visto un picco solo nella scena dell’aggressione notturna montata in parallelo con le proiezioni in un cinema dei cinegiornali nazisti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

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