Il Conte di Montecristo: recensione della serie TV, dal Roma FF19
Abbiamo visto i primi episodi della serie TV Il Conte di Montecristo, con Sam Claflin e Jeremy Irons, presentata al Roma FF19.
Come adattare per l’ennesima volta Il Conte di Montecristo senza risultare banali? La nuova (e imponente) produzione italo-francese diretta da Bille August propone una versione moderna del romanzo omonimo di Alexandre Dumas. La storia è nota: Edmond Dantès (interpretato da Sam Claflin), giovane capitano di marina, viene ingiustamente accusato di tradimento e rinchiuso per quindici anni nelle terribili segrete del Castello d’If, una cupa isola-fortezza nel Golfo di Marsiglia, senza neanche essere processato. Dopo anni di prigionia, Edmond riesce ad evadere e assume l’identità del Conte di Montecristo con un unico scopo: vendicarsi di tutti coloro che gli hanno privato la libertà. Dal capolavoro di Dumas sono stati realizzate una ventina tra versioni cinematografiche e televisive, eppure il fascino di queste pagine non smette mai di appassionarci. La serie TV è stata girata tra Italia, Francia e Malta, ed è diretta dal regista Palma d’Oro August.
Il Conte di Montecristo: l’elogio della vendetta
Perché Il Conte di Montecristo è un’opera che non stanca mai? Pubblicato per la prima volta nel 1844 in Francia – due anni dopo arrivò in Italia – il romanzo di Alexandre Dumas è un classico senza tempo. La storia di Edmond Dantès abbraccia tematiche e sentimenti primordiali, in primis la vendetta, ma spinge anche a riflettere se l’ingiustizia subita, una volta ripagata, possa dare un senso di gratitudine eterna. In altre parole: una volta che ci siamo vendicati di chi ci ha subito un torto rovinandoci la vita, possiamo trovare la vera pace interiore? La stessa domanda se la pone il protagonista, che in questa versione televisiva è interpretato da Sam Claflin. Edmond Dantés è un uomo che avuto tutto dalla vita: marinaio neo nominato capitano del Pharaon, nave su cui presta servizio, e ama tantissimo Mercedes (Ana Girardot), sua promessa sposa. Ingannato, Edmond viene accusato e rinchiuso nel Castello d’If, prigione dove sconterà quindici lunghi anni.
Tutto sembra perduto, ma la speranza si accende quando conosce l’abate Faria (Jeremy Irons), che gli confida di avere un piano di evasione, oltre a rivelargli l’esistenza di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. Una volta scappato, Edmond s’impossesa del prezioso bottino e comincia a tessera la sua trama per vendicarsi di coloro che lo hanno tradito, rubandogli la gioventù e privandolo della sua libertà.
Il Conte di Montecristo: un cast stellare al servizio di una storia sempre universale
L’approccio di August nei confronti del classico di Dumas è attuale, ma non toglie nulla alla storia originale. In realtà, Il Conte di Montecristo era già avanti per la sua epoca in quanto presentava al pubblico un personaggio controverso (in Edmond si animano sentimenti contrastanti) e racconto universale su quanto sia facile cadere nell’odio e nella vendetta, non lasciando spazio ai buoni sentimenti – e di questi, il romanzo ne è pieno. Il Conte di Montecristo è infatti pur sempre una storia d’amore, quella tra Edmond e la sua Mercedes, che l’amaro destino ha deciso di separare. Il regista mostra un prodotto elegante e curato nei minimi dettagli, ed è questo ciò che conta: le location e i costumi di scena hanno la sua parte.
Così come il cast stellare e impeccabile: oltre agli attori citati, ci sono i nostrani Lino Guanciale e Michele Riondino rispettivamente nei panni di Vampa e e Jacopo, mentre Gabriella Pession interpreta Hermine e Nicolas Maupas è Albert de Morcerf.
Il Conte di Montecristo: valutazione e conclusione
Per il momento Il Conte di Montecristo appare una serie ben fatta, che non deluderà le aspettative. Infatti abbiamo potuto visionare solo i primi due episodi, ed è davvero difficile avere un giudizio complessivo. Tuttavia, la produzione diretta da Bill August rispecchia con fedeltà il romanzo di Alexandre Dumas. Il Conte di Montecristo è un elogio alla vendetta, ma rappresenta anche tematiche universali: l’odio, il perdono, l’amore, l’amicizia, il tradimento. Ogni cosa viene messa in gioco nel cammino oscuto che compie Edmond Dantès. E solo alla fine di questo viaggio, il protagonista dovrà venire a patti con se stesso e chiedersi: ne è valsa davvero la pena?