Il metodo Kominsky – Stagione 2: recensione della serie Netflix
La nostra recensione della seconda stagione de Il metodo Kominsky, serie diretta da Chuck Lorre con protagonisti Michael Douglas e Alan Arkin
Ad appena un anno di distanza dalla fortunata prima stagione, Il metodo Kominsky torna su Netflix per un nuovo ciclo di otto episodi, che prosegue la storia dell’amicizia fra i due arzilli vecchietti Sandy Kominsky e Norman Newlander, ovviamente ancora impersonati da Michael Douglas e Alan Arkin. Un lasso di tempo così breve fra le due stagioni poteva essere il presagio di una scrittura affrettata e improvvisata, per cavalcare l’onda. Fortunatamente, Chuck Lorre si dimostra invece ancora una volta uno sceneggiatore brillante e raffinato, riuscendo a esplorare ancora più in profondità i propri personaggi e a espandere il loro universo, senza intaccare minimamente il delicato equilibrio fra commedia e dramma che aveva contraddistinto il primo ciclo di episodi.
Il metodo Kominsky: il proseguimento delle avventure di Sandy e Norman
Mentre il tema portante della prima stagione era l’età, con il carico di acciacchi, malinconia e solitudine che essa comporta, questi otto nuovi episodi de Il metodo Kominsky si concentrano sugli affetti. Dopo la scomparsa della moglie, Norman si trova davanti alla necessità di ricominciare e di cogliere al volo le ultime occasioni sentimentali che gli si palesano, come la sua ex fiamma Madelyn, impersonata da Jane Seymour. Sandy dal canto suo è costretto a fare la conoscenza del nuovo compagno della figlia Mindy, di poco più giovane di lui, mentre porta avanti la sua scuola teatrale e il suo complicato rapporto con Lisa. Nei momenti di difficoltà, i due possono però contare sul loro reciproco supporto, per una chiacchierata, un giro in macchina o un consiglio chiarificatore.
Lorre corregge il tiro rispetto alla prima stagione, che a tratti abbandonava con eccessiva facilità alcuni dei vari percorsi narrativi proposti. La seconda stagione appare infatti decisamente più coesa a livello di trama e contenuti, anche se permane un eccessivo stacco fra i temi che Sandy affronta nel suo laboratorio teatrale (all’interno del quale hanno luogo alcuni dei momenti più toccanti di questo ciclo di episodi) e ciò che invece accade nella sua vita. Mentre l’attore si cimenta insieme ai suoi allievi (meglio caratterizzati rispetto al passato) in profonde riflessioni sui traumi del passato e sul mestiere della recitazione, nella sua vita privata si comporta invece quasi sempre in maniera frivola, passando da una pastiglia di viagra a una canna col suo anziano potenziale genero, interpretato da uno spassoso Paul Reiser.
Il metodo Kominsky: la vecchiaia non è mai stata così divertente
La goliardia di Sandy è compensata dalla tenerezza con cui Norman si approccia di nuovo all’amore. Arkin è semplicemente irresistibile nel rendere l’adorabile impaccio di un uomo che per mezzo secolo è stato devoto a una sola donna, e che si ritrova adesso alle prese con il corteggiamento e con l’inevitabile imbarazzo nei primi approcci fisici. Difficoltà acuita dall’uscita dalla clinica di riabilitazione della turbolenta figlia Phoebe, pronta a minare nuovamente la serenità del padre alla prima occasione utile. A guidare padre e figlia nel loro incerto cammino, c’è però l’etera presenza della defunta moglie e madre Eileen, protagonista di alcuni commoventi dialoghi sulla necessità di superare gli errori e di andare sempre avanti nel cammino della vita.
Rispetto alla malinconica prima stagione, questi nuovi episodi de Il metodo Kominsky si rivelano decisamente più positivi e solari, ricordandoci che non è mai troppo tardi per cambiare e dare una svolta alla propria vita. Lorre limita al minimo le gag sugli acciacchi fisici dei protagonisti, come le immancabili disfunzioni erettili, affidando l’umorismo ad alcuni notevoli momenti metacinematografici e metatelevisivi (la rappresentazione teatrale di una scena di Due uomini e mezzo, ideato dallo stesso Lorre, o l’esilarante incontro-scontro fra Sandy e Allison Janney, nella parte di se stessa) e agli azzeccati personaggi secondari. Fra l’approccio a Scientology di Norman, favorito dal bizzarro nipote interpretato da Haley Joel Osment, gli atroci sfondoni culturali degli allievi di Sandy e i soliti vivaci e taglienti dialoghi fra i due protagonisti, c’è poco tempo per piangersi addosso e molta attenzione per le sfide che invece la vita ci riserva.
Il metodo Kominsky 2 pone le basi per un’intrigante terza stagione
Il nuovo ciclo di episodi de Il metodo Kominsky segue la regola per ogni valido seguito, mantenendo inalterato la base dello show, cioè lo schietto rapporto fra Norman e Sandy e la loro sostanziale inadeguatezza nei rapporti personali, e variando invece ciò che sta intorno, costruendo contemporaneamente le fondamenta per una nuova intrigante stagione. Se la terza età e il progressivo invecchiamento della popolazione ci appaiono meno cupi e più divertenti rispetto al passato è anche grazie alle storie come quelle di Sandy e Norman, i vecchietti che vorremmo diventare.