Il piano nella foresta: recensione della serie anime
Recensione di Il piano nella foresta, serie anime che racconta di passione e competizione nel mondo della musica, tra differenze personali e sociali.
Su Netflix è disponibile un nuovo adattamento anime di un manga giapponese, Il piano nella foresta. Questa nuova serie TV animata nasce appunto dalla mente di Makoto Isshiki che negli anni ’90 pubblicò un manga basato su due protagonisti, adolescenti studenti al liceo, con la passione del pianoforte e in rivalità tra loro proprio per la loro voglia di emergere nel campo della musica.
Per quanto possa essere difficile per un manga raccontare una storia principalmente basata sulla musica e sull’effetto che questa ha su due giovani protagonisti, per la serie TV è molto più semplice e infatti è proprio la musica che inonda ogni episodio facendo da coprotagonista.
Il piano nella foresta: competizione e differenze personali e sociali nell’anime Netflix
Kai Ichinose e Shuhei Amamiya sono amici dall’infanzia, ma anche rivali quando si tratta di suonare, hanno anche due storie personali molto differenti. Kai suona per aiutare i meno abbienti e anche la madre prostituta, Shuhei suona per compiacere la sua famiglia. Kai è irrequieto, con un’infanzia complessa e una madre a cui sembra dover fare quasi lui da genitore, mentre Shuhei è calmo, responsabile, con tante pressioni sulle sue spalle.
Dal primo episodio si può vedere la differenza tra i due, sia comportamentale che di estrazione sociale, ma ciò che davvero li unisce oltre l’amicizia è questo pianoforte trovato in mezzo alla foresta che infonde in loro creatività e desiderio di esprimersi attraverso quei tasti. Il pianoforte in mezzo alla foresta è il simbolo del conforto, per tutte le anime rotte, proprio come lo è questo pianoforte e il suo pianista, che a causa di un incidente non può più suonare. La musica quindi unisce due anime diverse, ma le mette anche in competizione, portandole a migliorarsi continuamente.
Kai è genio inconsapevole, si avvicina al piano rotto e scordato trovato nella foresta e inizia a suonarlo divinamente senza averlo mai fatto prima. Vorrebbe imparare a suonare il pianoforte, ma non se lo può permettere. Sembra avere anche orecchio assoluto, cioè gli basta sentire una musica per intuirne già subito la melodia e vederla sui tasti del pianoforte.
Questo sta alla base della sceneggiatura di questa serie animata, ma è anche ciò da cui poco si discosta, rendendola piacevole, ma piuttosto uguale a se stessa. Pochi colpi di scena, pochi sviluppi di trama, se non una crescita dei protagonisti all’interno del loro percorso per diventare pianisti. Un buono spazio è lasciato ai dialoghi tra i personaggi, molto intensi e fondamentali nella caratterizzazione dei personaggi.
Il piano nella foresta è un’opera intimistica, molto delicata per avere dei giovani come protagonisti e per rivolgersi a un pubblico giovane a sua volta. Si avvolge nelle melodie di Mozart, Chopin, soprattutto, molto amato dai giovani protagonisti. La grafica con cui è realizzata la serie è molto dinamica, i piani di scena ruotano attorno ai personaggi, mentre suonano o mentre parlano dando molto dinamismo e freschezza nelle scene.
Ottima anche la scelta dei colori, scuri, ma brillanti, inondati da atmosfera quasi esoterica che inonda la maggior parte delle scene in cui viene suonato il pianoforte di notte. Una scelta che insieme alla colonna sonora, costruisce l’apparenza della serie come molto delicata, intima e rilassante.