Il problema dei 3 corpi: recensione della serie Netflix
La recensione dell’atteso adattamento seriale del primo capitolo della trilogia Hard Sci-Fi dello scrittore cinese Liu Cixin, Memoria del passato della Terra. Dal 21 marzo 2024 su Netflix.
Se con tutta quella fantascienza alta, intellettuale e ambiziosa nelle sua declinazione meno mainstream, il pubblico di tutto il mondo è stato chiamato per decenni a misurarsi con cervellotici rompicapi da una parte e contenuti dal grande spessore e peso specifico dall’altra, con Il problema dei 3 corpi, la nuova e attesissima serie targata Netflix disponibile dal 21 marzo 2024, gli spettatori, anche quelli particolarmente esigenti, avranno pane per i loro denti. Chi conosce il romanzo omonimo del 2006, primo capitolo della trilogia Memoria del passato della Terra, firmato da Liu Cixin, del quale lo show in questione è l’adattamento sulla lunga distanza avrà già chiaro a cosa andrà incontro nel corso degli otto episodi (da 60 minuti circa cadauno) che lo vanno a comporre. Chi al contrario non ha mai avuto precedenti contatti con la matrice letteraria scoprirà una volta di più fino a che livello di complessità un certo tipo di fantascienza riesce ad arrivare.
Il problema dei 3 corpi è una serie Hard Sci-Fi che a una trama immaginifica affianca un sostanzioso utilizzo di concetti accademici e teorie scientifiche
Non a caso è della cosiddetta Hard Sci-fi che si sta parlando, vale a dire quella che alla trama immaginifica affianca un sostanzioso utilizzo di concetti accademici e teorie scientifiche che alza e non di poco l’asticella di difficoltà. Motivo per cui chiunque deciderà di avventurarsi nella visione dovrà giocoforza vedersela con una timeline pregna di contenuti e assai stratificata, animata da una foltissima galleria di personaggi e soprattutto da un complesso sistema di termini, rimandi e riferimenti che richiedono discrete conoscenze nei campi della fisica, matematica, ingegneria e biologia, a cominciare dal titolo che chiama in causa addirittura il “Problema dei tre corpi” in astrodinamica, ossia la disciplina che studia il moto dei razzi, dei missili e dei veicoli spaziali determinato a partire dalle leggi del moto e della gravitazione universale di Isaac Newton. Il ché rende sulla carta la fruizione piuttosto ostica, quel tanto da scoraggiare e rischiare di allontanare quella fetta di pubblico che non ha nessuna intenzione di accettare determinate regole d’ingaggio. Pericolo, questo, a quanto pare scongiurato dato il posizionamento ottenuto nella classifica settimanale delle serie più viste sulla piattaforma a stelle e strisce, laddove figura sui gradini più alti della top ten.
Nonostante la visione resti comunque ostica, gli autori sono riusciti a controllare e a plasmare l’intricatissima materia prima a disposizione
Staremo a vedere quanto e come lo show riuscirà a difenderla, nel frattempo chi come noi ha letto le pagine del libro e visto gli episodi della trasposizione si sarà reso conto di quale impressionante e gravosa mole di lavoro di rielaborazione, riscrittura e adattamento i creatori David Benioff, D. B. Weiss e Alexander Woo si sono dovuti sobbarcare per portare sugli schermi l’opera dello scrittore cinese. Del resto parte del team di sceneggiatori aveva già compiuto un miracolo con la trasposizione seriale dal successo planetario de Il Trono di spade, che aveva significato per loro misurarsi con la potenza di fuoco dei romanzi di George R. R. Martin. Sappiamo come è andata a finire in quell’occasione, ecco allora che i presupposti per fare bene e uscirne soprattutto indenni anche con Il problema dei 3 corpi c’erano tutti. Nonostante la visione resti comunque ostica, gli autori sono riusciti a controllare e a plasmare l’intricatissima materia prima a disposizione, dandole una forma audiovisiva quantomeno accessibile e non totalmente respingente. Per compiere la scalata e portare a termine l’impresa di transcodifica della prima parte della monumentale opera letteraria in quella che è la stagione inaugurale della serie, gli showrunner hanno dovuto, con il nulla osta dello scrittore, semplificare e asciugare la fitta rete d’intrecci narrativi e drammaturgici alla base del romanzo mantenendo comunque il fulcro fondamentalmente inalterato, ma accorpando il numero dei personaggi principali e secondari presenti nel racconto e nelle molteplici linee spazio-temporali (passato, giorni nostri e futuro) lungo le quali si dirama. Un racconto che per chi non lo sapesse descrive e mostra il primo contatto tra gli scienziati umani e una civiltà aliena provenienti da un vicino sistema stellare composto da tre stelle simili al Sole che orbitano l’una intorno all’altra in un instabile sistema a tre corpi.
Il problema dei 3 corpi è una serie che richiede una soglia altissima di attenzione, perché ogni minima distrazione nel corso della fruizione potrebbe essere fatale
Tutto ciò che avverrà, compresi i twist più rilevanti che generano le prime e più significative scosse telluriche con annessi assestamenti che riguarderanno le diverse figure coinvolte, tra cui il gruppetto di giovani scienziati soprannominati i “Cinque di Oxford” che provano a fare luce sulla verità legata a un progetto top secret, lo lasciamo ovviamente a una visione che per dovere di cronaca richiede una soglia altissima di attenzione, perché ogni minima distrazione nel corso della fruizione potrebbe essere fatale, mandato in tilt la bussola quel tanto da causare la perdita dell’orientamento. Smarrire la strada è dunque un pericolo concreto che si può combattere solo con un binge watching privo di distrazioni. Purtroppo non tutte le one-lines funzionano allo stesso modo così come alcuni personaggi chiave non risultano sviluppati a dovere, creando uno squilibrio che nell’economia complessiva della linea orizzontale della serie finisce con il pesare. Effetti collaterali, questi, dovuti a un processo di adattamento che se da una parte ha reso possibile il passaggio dall’altra ha impoverito, indebolito e banalizzato alcune sezioni dell’architettura e altrettante colonne portanti che la sorreggono.
La discontinuità narrativa e tecnica è il tallone d’Achille dello show
Sono questi gli ostacoli da superare per riuscire a entrare in sintonia con un prodotto che, indipendentemente dal risultato, alza e di molto gli standard e le ambizione del genere sul fronte seriale. La Settima Arte in effetti e in più di un’occasione ha mostrato i denti, portando sul grande schermo film di altissimo livello che hanno affrontato tematiche comuni a Il problema dei 3 corpi, lasciando il segno nelle menti e nell’immaginario delle platee cinematografiche. L’impatto visivo e alcuni momenti fortemente spettacolari della serie, che ha potuto contare sul contributo tecnico e registico di un quartetto solido formato da Derek Tsang, Andrew Stanton, Minkie Spiro e Jeremy Podeswa, compensa altri in cui la CGI e i VFX non lavorano a pieno giro e non forniscono il giusto apporto. Questa discontinuità, a tratti inspiegabile se si pensa al budget in dotazione per ogni episodio che ammontava a 20 milioni di dollari, è uno dei talloni d’Achille dell’operazione.
Il problema dei 3 corpi: valutazione e conclusione
Con l’adattamento de Il problema dei 3 corpi gli autori de Il Trono di spade compiono l’ennesimo miracolo. Riuscire a trasporre nel formato seriale la prima parte della monumentale opera letteraria Hard Sci-Fi di Liu Cixin non era per nulla semplice. Gli showrunner hanno dovuto mettere pesantemente le mani, con il nulla osta dello scrittore cinese, sul complicatissimo e stratificato materiale di partenza senza però violarne lo spirito e le linee guida. Il processo di semplificazione ha portato da una parte delle migliorie che hanno reso accessibile a tutti dei passaggi della fittissima trama e dall’altra degli squilibri strutturali che hanno depotenzializzato e impoverito le one-lines di alcuni personaggi principali. Stessi squilibri che si possono trovare anche nella confezione con scene altamente spettacolari che cedono il testimone ad altrettanti che mostrano inspiegabili cedimenti strutturali per quanto concerne la qualità della CGI.