Il Re – Stagione 2: recensione della serie Sky Original

Il Re, la serie Sky Original, ritorna con la seconda stagione a partire dal 12 aprile 2024, su Sky e in streaming su NOW. Con Luca Zingaretti, Isabella Ragonese e non solo, si parla di verità sfuggenti e del confine sottile tra bene e male. Molto bello il lavoro sui generi (prison drama, spionaggio).

Torna, con gli otto episodi della seconda stagione, a partire dal 12 aprile 2024 – il ritmo è di due a settimana, ogni venerdì – Il Re, la serie Sky Original con protagonisti Luca Zingaretti e Isabella Ragonese. Ambientata nell’immaginario carcere fortezza governato con il pugno di ferro e una moralità contorta dal carismatico direttore Bruno Testori, la serie è un viaggio robusto e teso nelle zone d’ombra dell’anima. Lo sfondo claustrofobico – nulla soffoca più del carcere, va da sé – è l’ideale terreno di coltura per riflessioni su giustizia, potere, libertà e soprattutto bene contro male. Dirige Giuseppe Gagliardi, sceneggiatura di Alessandro Fabbri, Peppe Fiore e Federico Gnesini. E il cast? Tornano in tanti dalla prima stagione, vale la pena di ricordare Barbora Bobulova e Anna Bonaiuto. Ma attenzione alle new entry, numerose e molto importanti. A loro il compito di allargare lo sguardo della serie, dal perimetro del prison drama duro e puro a qualcosa di più insolito: la spy story. Sono Fabrizio Ferracane, Thomas Trabacchi, Caterina Shulha e Stefano Dionisi. Prima di proseguire, va ricordato che la seconda stagione comincia con il protagonista, Bruno Testori, sottoposto al più crudele dei contrappassi.

Il Re – Stagione 2: il sovrano prigioniero del suo regno

Il Re - Stagione 2 cinematographe.it recensione

Il re è caduto, lunga vita al re. La seconda stagione comincia, per dirla con le parole dei realizzatori, con la creatura che si ribella al creatore. Bruno Testori (Luca Zingaretti) ha modellato il San Michele, il carcere monumentale in riva al mare dalle celle impenetrabili e i corridoi in chiaroscuro, sulla sua personalissima morale. Una morale che sfugge alla classificazioni convenzionali, che intreccia il bene e il male senza soluzione di continuità per la soddisfazione dello spettatore in cerca di un’ambiguità provocatoria e destabilizzante. Il direttore regna sul carcere con pugno di ferro e le idee chiare, ma non basta a salvarlo dalle sue colpe. Ecco servito il diabolico contrappasso: Il Re – Stagione 2 ci presenta un Testori destituito, in carcere, prigionero della sua fortezza sotto la spinta delle accuse della PM Laura Lombardo (Anna Bonaiuto). Lo sostituisce il comandante Sonia Massini (Isabella Ragonese), che a differenza del capo i suoi scrupoli morali non li nasconde.

La detenzione è un intelligente diversivo. Dura poco, o almeno così sembra. Il meccanismo narrativo che governa Il Re – Stagione 2 è un consumato standard: ascesa e caduta di un grande uomo. Il prestigio di Testori, l’intelligenza, la forza pacata della sua leadership – tutto nel carcere passa attraverso di lui – sono costruiti con grande scrupolo. Il piacere perverso, del team creativo e di conseguenza anche del pubblico, è di scoprire cosa succede quando questo immenso potere rotola nel fango. Così vanno le cose: Testori è libero per l’intervento del potente capo dei servizi segreti, Gregorio Verna (Fabrizio Ferracane). Gli restituisce il comando, ma a una condizione: che indaghi su Vittorio Mancuso (Thomas Trabacchi), magistrato detenuto al San Michele e depositario di segreti importantissimi. Non li rivela nemmeno all’avvocata, la giovane e brillante Claudia Agosti (Caterina Shulha), che con la sua visione del mondo e l’inappuntabile etica professionale sembra un pesce fuor d’acqua al San Michele.

Ma è proprio questo il punto, con Il Re – Stagione 2: ogni personaggio agisce nel rispetto di una personale interpretazione di concetti come bene, male, giustizia e libertà. Ogni rapporto umano è un gioco di potere, vince che ne ha più degli altri. Il paradosso è la forza suprema di questa seconda stagione: Bruno Testori è solo apparentemente libero. Una forza più grande di lui, un potere oscuro e inquietante, autoproclamatosi giusto e nobile, ha preso il controllo del San Michele e lo manovra come un burattino. Lo ha liberato dalla cella, per farne un fantoccio al servizio di un disegno sinistro e sfuggente. Quella di Bruno Testori è una spietata, darwiniana lotta per la sopravvivenza. Dalla sua ha i pretoriani del carcere, il comandante Massini, l’ex moglie Gloria Landi (Barbora Bobulova). La salvezza, il ritorno del re sul trono, passa per la risoluzione dell’intrigo spionistico che attraversa il San Michele. La geopolitica non è mai stata così claustrofobica: è un grande pregio della serie.

Spionaggio al contrario, una carcere dalla spiccata personalità e una morale complessa

Il Re - Stagione 2 cinematographe.it recensione

Il gioco, sottile e convincente, sovrappone genere su genere e complica l’architettura narrativa; con quella tematica – l’esplorazione dell’animo umano messo alla prova dei grandi temi, vita, libertà e potere – eravamo già a buon punto. Il Re – Stagione 2 è un secondo capitolo più maturo, più strutturato, più teso e soddisfacente del primo. L’idea, brillante nella sua sconcertante semplicità e questa è una lezione da tenere a mente, è di ribaltare le aspettative circa quello che un genere è o dovrebbe essere. Non c’è nulla di più eclettico e giramondo della spy story: il genere, nella sua purezza, è quanto di più esotico (negli sfondi e negli scenari) si possa immaginare. Rovesciando l’assunto, Il Re – Stagione 2 intreccia al thriller di ambientazione carceraria una storia di spionaggio rivoltata come un calzino: claustrofobica, senza vie di fuga, costretta all’immobilità, in una parola imprigionata. Eppure l’ambiguità morale, la sporcizia e l’azione tesa e cupa appartengono d’istinto al repertorio della narrativa di spionaggio. L’idea è di mettere alle corde lo spettatore. Per il suo bene.

E se questo riesce (e questo riesce) è perché lo sforzo, prima di tutto, è di dare respiro e verità agli sfondi. Il San Michele è un carcere immerso in un bagno di luce e ombra, è massiccio e tortuoso, impenetrabile, è un personaggio: vibra, respira e ha una sua personalità. La domanda da un milione di dollari, cui non si può rispondere ma bisogna provarci lo stesso, è se sia il chiaroscuro del carcere a contaminare la mente di Bruno Testori e farne quel che è (santo e criminale, nello stesso tempo), o piuttosto Bruno Testori a plasmare l’ambiente a sua immagine e somiglianza. Il Re – Stagione 2 è un convincente saggio sui rapporti tra spazio e individuo, una comunicazione a due direzioni la cui posta in gioco, moralmente parlando, è altissima. Quello che conta, in ultima istanza, è lo spettro morale dei personaggi.

L’ombra è un dato fisico e uno stato mentale, la plastica raffigurazione dell’animo umano lacerato dal senso di colpa. Il confine tra bene e male si fa sempre più sottile: tocca allo spettatore darsi da fare per ricomporre il puzzle. Se c’è un’altra impossibile domanda, è questa: fin dove ci si può spingere, nel nome del proprio senso di giustizia? Il Re – Stagione 2 è una serie intelligente perché sa che la domanda è sempre più importante di qualsiasi accenno di risposta. Qui di accenni ce ne sono tanti. Filtrati dalla personalità dell’attore e dal complicato spettro morale del personaggio. Vale per il carisma oscuro di un bravissimo Luca Zingaretti, per la forza delicata di Isabella Ragonese, per l’intelligenza laconica di Thomas Trabacchi, per la malizia inquietante negli occhi del mefistofelico Fabrizio Ferracane e si potrebbe andare avanti ancora a lungo. Ma bisogna proprio mettere il punto. Cupo è meglio: come slogan non sarà un granché, ma spiega bene la situazione.

Il Re – Stagione 2: valutazione e conclusione

Le ombre morali de Il Re – Stagione 2 si specchiano nella bella fotografia di Carlo Rinaldi. Tutta questione di atmosfera, esteriormente, oltre che di lavoro sull’intimità dei personaggi, interiormente. La coerenza tra il dentro e il fuori – i chiaroscuri del carcere che riflettono, distorcendoli e allargandoli, quelli dei personaggi – è la scintilla che accende questa riuscita seconda stagione. Apprezzabile la tensione e il ritmo di una narrazione che non perde un colpo, letteralmente, muovendosi solida e spedita e senza tempi morti o digressioni dispersive. L’ambizione della storia emerge nella posta in gioco tematica e nella coralità del cast. Il Re – Stagione 2 si carica un grosso peso sulle spalle, ma è in grado di sostenerlo. Non capita spesso, è importante celebrarlo.

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Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4