Il tempo che ti do: recensione della serie tv disponibile su Netflix
Undici minuti misurati fra il tempo del passato costruito sull’innamoramento e le logoranti titubanze, e quello del presente, inceppato invece fra voglia di dimenticare o riprovarci ancora. La nuova serie Il tempo che ti do è una storia d’amore ripresa nel suo arco temporale, ma è difficile rimanere affascinati. Su Netflix dal 29 ottobre.
Come due coordinate essenziali a rintracciare cause e conseguenze di una storia d’amore giunta al suo capolinea, Il tempo che di do oscilla fra passato del ricordo e presente dell’attraversamento, come modalità (semi) originale sulla quale disegnare la relazione fra Nico e Lina. Un passato che ha inizio con l’incontro casuale su una spiaggia di notte, durante un turno di lavoro in un albergo della costa spagnola, entrambi cercando una via alternativa allo studio; e un presente, invece, costruito sul tentativo di dimenticare l’addio e riconciliarsi con una solitudine che non sembra mai bastare.
Il tempo che ti do è la storia d’amore, uguale e diversa a tante altre, fra i trentenni Nico e Lina nell’arco di nove anni
Creata dalla sua stessa protagonista Nadia de Santiago, insieme a Pablo Fernández e Inés Pintor che dirigono anche, la nuova serie romantica disponibile dal 29 ottobre su Netflix, si dispiega sullo schermo come fosse un pendolo che oscilla costantemente su una linea del tempo soggettiva, limitando la sua durata a undici minuti (più una manciata per i titoli di coda), ad ogni episodio aggiungendo al presente un fatidico minuto estratto invece da quello, doloroso, del passato. Un solo minuto per scalfire e sfumare dalla memoria una storia durata nove anni, culminata in una convivenza e logorata da perdite e divergenze di visioni e necessità.
Cosa abbia portato la trentaduenne infermiera Lina e il coetaneo maestro d’immersioni Nico a lasciarsi fra parole di rancore e lacrime, Il tempo che ti do lo racconta tramite istantanee di momenti di splendore e armonia sui quali si è costruito l’idillio iniziale, e all’opposto, le incrinature, gli allontanamenti e i dissapori di nove anni di relazione, ricoprendo attraverso ellissi e flashback un arco temporale che finisce per aprirsi sulle possibilità, incalcolabili e fatali, del futuro.
Nadia de Santiago e Álvaro Cervantes protagonisti del nuovo dramma romantico disponibile su Netflix
La serie, composta di dieci episodi da poco più di dodici minuti appunto, trova sull’escamotage del minutaggio ridotto l’intento di narrare attimi di una storia d’amore come tante ma ripensata nella sua unicità, mancando nettamente di uno sguardo originale ‒ sebbene già dai titoli d’apertura si definisca “un amore originale Netflix”. La coppia Nadia de Santiago e Álvaro Cervantes, già protagonista della fiction Rai Gli orologi del diavolo e la commedia Pazzo per lei, riescono a dar vita ad un’intesa piuttosto credibile, perché a peccare di banalità è invece la scrittura priva di inedite angolazioni dalla quale osservare una storia classica, appiattendone produzione ed economia stessa della direzione registica.
Il tempo che ti do, ridimensionando cast e mitigando durata pertanto, schiaccia la sua modalità metaforica del minuto come accelerazione ad un futuro di liberazione dal cuore infranto, smorzando quell’attaccamento alla love story e ai suoi personaggi che avrebbe regalato qualche emozione in più. Difficile infatti venir catturati da un prodotto dal sentore di già visto, già narrato, già battuto; la serie aggancia nella sua modalità l’associazione più vicina a noi quale Ricordi?, il film con Luca Marinelli e Linda Caridi su un amore terminato filtrato attraverso le rievocazioni e le cicatrici del passato iper soggettivo e la medesima domanda a posteriori che sfiora una e tante altre possibilità: riprovarci?