In fiamme: recensione della miniserie spagnola Netflix

La recensione della miniserie diretta da Jorge Torregrossa, ispirata a una storia realmente accaduta che ha scosso la Spagna nel 2017. Su Netflix dall’8 settembre 2023.

Prima svariati speciali televisivi, poi un documentario true-crime targato Netflix diretto da Carles Vidal Novellas e Manuel Pérez dal titolo Il caso Rosa Peral e adesso una miniserie in otto episodi (da 50 minuti circa cadauno) distribuita anch’essa dalla piattaforma statunitense dall’8 settembre 2023 che risponde al nome di In fiamme, scritta Laura Sarmiento Pallarés per la regia di Jorge Torregrossa. Riprova, questa, che quanto accaduto la notte tra l’1 e il 2 maggio del 2017 in quel di Barcellona è un evento delittuoso che ha scosso profondamente la Spagna. Conosciuto come il “Crimine della Guardia Urbana”, il caso ha avuto inizio con il ritrovamento del cadavere carbonizzato di un uomo, poi identificato come quello dell’agente di polizia di 38 anni Pedro Rodríguez, all’interno del portabagagli della sua auto nel bacino idrico del Foix, alle porte della città catalana. L’indagine per omicidio porterà alla luce una rete di relazioni tossiche, inganni, scandali sessuali e violenze tra diversi agenti di polizia, ma soprattutto all’arresto della compagna della vittima Rosa Peral e del suo amante Albert Lopez, condannati rispettivamente a 25 e 20 anni di carcere.

In fiamme è la ricostruzione romanzata di una storia di sangue intorno alla quale si è scatenato l’immancabile circo mediatico

In fiamme cinematographe.it

Quanto accaduto e il suo epilogo, ma non le dinamiche che restano ancora nebulose, sono risapute e ben note alle cronache, motivo per cui sul fronte thriller la componente mistery viene automaticamente meno e di conseguenza il rischio spoiler. Prima di avventurarsi nella visione dello show spagnolo, infatti, lo spettatore di turno ha già tutte le informazioni in merito, ecco perché l’attenzione si sposta di default sulle altre componenti alla base del racconto, vale a dire quelle drammatiche, crime e poliziesche. In fiamme le chiama tutte a raccolta con relativi codici di genere per portare sullo schermo la ricostruzione, ovviamente romanzata per motivi narrativi e drammaturgici, di una storia di sangue intorno alla quale si è scatenato l’immancabile circo mediatico. Ecco perché del fatto in sé, dei suoi protagonisti e di ciò che gli ha ruotato intorno si sa di tutto e di più. E per chi volesse approfondire ulteriormente la questione c’è il già citato documentario di Novellas e Pérez che, a differenza della serie che esplora da più punti di vista la vicenda, ci offre la versione di Rosa, una crudele arpia, manipolatrice e calcolatrice, che dalla prigione dove è attualmente detenuta spiega in una lunga intervista come la procura abbia esagerato e persino inventato teorie che, al di là dei fatti, hanno portato alla sua condanna.

Dopo il plot twist del quinto episodio, la miniserie registra una flessione in termini di tensione

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Dal canto suo Torregrossa, non nuovo a prodotti seriali affini come Élite e H – Helena, allarga lo spettro del racconto sviluppando con la complicità dell’autrice della sceneggiatura sia le linee narrative verticali dei singoli episodi che quella orizzontale che va a cucire insieme l’intero plot. Quest’ultima è cronologicamente non lineare con salti temporali che ci portano alla scoperta dei personaggi, del loro passato e degli eventi che hanno fatto venire a galla la tremenda verità. Assistiamo a un mosaico che si compone tassello dopo tassello, episodio dopo episodio, facendo avanti e indietro sulla timeline complessiva, divisa a sua volta da un plot twist che separa una corposa parte crime da una più votata al legal movie nei due capitoli conclusivi, con la prima che viaggia a pieni giri rispetto alla seconda che tira un po’ troppo il freno quando invece dovrebbe spingere ancora di più sull’acceleratore per lasciare un segno più deciso nel fruitore. 

Úrsula Corberó è perfetta nei panni della vedova nera e femme fatale Rosa Peral

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Tutto ruota e si dirama a partire da quello che è il modus operandi della protagonista e carnefice, una Rosa Peral nei panni della quale si è calata con grande efficacia Úrsula Corberó, lanciata a livello internazionale da La casa di carta, dove interpreta il personaggio di Tokio. L’attrice si cala alla perfezione nel ruolo che le è stato affidato, quello di una vera e propria vedova nera e femme fatale che usa l’arma della seduzione e della manipolazione per piegare al suo volere gli amanti di turno. Un “gioco”, questo, che condurrà lei e coloro che sono caduti nella sua rete sino al fondo del baratro.      

In fiamme: valutazione e conclusione

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Tratta da un fatto di sangue che ha sconvolto la Spagna 2017, la miniserie diretta con mano sicura da Jorge Torregrossa rinuncia dal principio alla componente mistery per concentrarsi su quelle crime, drammatica e poliziesca. La linea orizzontale si sviluppa in maniera non cronologica con qualche flashback di troppo, ma nell’ensemble il racconto tiene la tensione costante sino a quando lo show cambia pelle negli episodi conclusivi indossando quella del legal-movie registrando una flessione. Molto efficace la performance di Úrsula Corberó nei panni della protagonista, brava a replicare sullo schermo il modus operandi e il carattere della vera Rosa Peral. Efficace anche la confezione con la fotografia e la regia che consentono alla serie di mantenere ben al di sopra della sufficienza l’asticella qualitativa della messa in quadro e della messa in scena.   

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7

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