Inside Amy Schumer – stagione 5: recensione della serie TV su Paramount+
Inside Amy Schumer, la quinta stagione della serie Tv della popolare comica americana arriva su Paramount+ a partire dal 9 febbraio 2023. Uno sguardo sferzante, anche se discontinuo, sulle storture e le ipocrisie della società americana.
Amy Schumer ritorna con la quinta stagione di Inside Amy Schumer, la popolare serie Tv di genere sketch comedy, cinque episodi di durata leggermente superiore ai venti minuti, disponibile nella sua interezza a partire dal 9 febbraio 2023 su Paramount+. Cinque episodi per sferzare ipocrisie, doppia morale e mostruosità varie dell’America di oggi, alla ricerca del sempre difficile (ma stimolante) equilibrio tra leggerezza dei toni e prodondità della riflessione. Basterà il poco tempo a disposizione per centrare il bersaglio? Vale al pena di scorprirlo insieme. La serie è creata da Amy Schumer e Daniel Powell.
Inside Amy Schumer 5: ridere dell’America di oggi, tra numeri musicali, sketch “spiegati” e diversi volti noti
La comicità di Amy Schumer è un graffio posato sulle storture e le ipocrisie della società americana contemporanea. Non c’è nulla di quello che capita in scena che non sia letto, rielaborato, filtrato dal punto di vista di una donna che fatica a inserirsi negli ingranaggi di un meccanismo sociale strutturalmente ipocrita e ingiusto. Inside Amy Schumer 5 mette in scena l’America e la radicale contrapposizione di pensiero liberale e conservatorismo, raccontandoci nel frattempo di privilegio bianco e identità sessuale, razzismo e oggettivazione del corpo. Si è detto che il punto di vista è femminile e questo è un fatto che non può esser messo in discussione. Semmai va aggiustato il tiro.
La domanda delle domande è sempre la stessa: cosa vuol dire essere donna nell’America (ma non solo) di oggi? Arrivare alla risposta, per forza di cose insoddisfacente, non esaustiva, costringe la protagonista (e noi tutti) a riflettere, a ridere, di tante cose diverse e per tante ragioni diverse. Inside Amy Schumer 5 non è, fortunatamente, una manifestazione di puro egocentrismo. La creatrice e protagonista principale degli sketch sa quando è il momento di mettersi leggermente di lato e spostare altrove l’attenzione. Puntandola verso il team creativo, prima di tutto. Buona parte dei frammenti comici all’interno di ogni episodio è intervallata da interventi degli autori e delle autrici che spiegano, chariscono, delimitano, sempre in bilico tra umorismo e un’analisi più puntuale, l’origine, il senso e le ragioni di ogni sketch. Addirittura, in alcuni casi è prevista anche una sbrigativa giustificazione.
Un modo efficace di tenere vivo lo show è popolarlo di facce interessanti. L’intervento di guest star all’interno di ogni episodio è una costante della serie, Inside Amy Schumer 5 si mantiene coerente con l’impostazione delle stagioni precedenti. Di volti noti, qui, ce ne sono molti. Alcuni(e) sono presenze ricorrenti, il ruolo della “spalla”, Amber Tamblyn su tutti. Non mancano guest star più tradizionali; attraversano la serie con gran rapidità, ma offrono comunque un contributo importante (Olivia Munn, Cara Delevigne). A metà strada tra un salutino dalla writers room e una partecipazione stabile, i siparietti musicali dell’autore/cantautore Ron Weiner inquadrano bene il tono e l’atmosfera della serie. Umorismo stralunato, venato di malinconia, sempre dalla parte dei cosiddetti perdenti.
Si ride con Inside Amy Schumer 5, ma in modo discontinuo
Di cosa si può ridere, per non piangere, nell’America di oggi? Inside Amy Schumer 5 ha parecchio da offrirci in questo senso, anche se, a conti fatti, con esiti contrastati. C’è il finto spot promozionale dedicato allo stato del Colorado, tra i più progressisti in materia di legislazione pro-aborto; la satira natalizia sul ritorno ai semplici piaceri della vita di provincia, solo per scoprire che è un covo di trumpiani esagitati; l’arrivo delle matricole al campus e relativa educazione anti-stupro; la proliferazione delle armi, portata alle estreme conseguenze; Fart Park, il parco da sogno per petomani irredenti; uno dei segmenti politicamente più rilevanti, Privlage, il profumo che “sbianca” gli afroamericani e li mette al riparo dalla brutalità della polizia. Anche quando la questione femminile non è al centro del discorso, al timone di Inside Amy Schumer 5 c’è sempre una donna.
La serie comica che rifiuta le comodità della narrazione lineare in favore dell’assemblaggio di sketch, per arrivare in porto con relativa tranquillità ha bisogno prima di tutto di una coerenza interna rigorosissima. Inside Amy Schumer 5 non riesce sempre ad essere la serie organica che dovrebbe (o vorrebbe). Le cose vanno meglio quando il focus dell’episodio è puntato sull’esperienza femminile con i suoi piccoli e grandi traumi, dimenticandosi del resto. Ci sono sketch esplosivi, da questo punto di vista. La crema per la psoriasi che diventa il grimaldello che scardina le fragili basi del matrimonio di una donna apparentemente realizzata; il primo giorno di lavoro di Amy Schumer nell’azienda iper maschilista. Sono alcuni esempi.
L’umorismo femminista (perdonate la semplificazione) di Amy Schumer lascia il segno, anche quando lo sketch si appoggia a forme e convenzioni comiche non così innovative. La satira della società americana nel suo complesso, meno. In questi frangenti, Inside Amy Schumer 5 sembra perdere di ferocia e incisività, puntando a bersagli troppo generici perché l’attacco frontale vada a buon fine. Forse è anche una questione di linguaggio. Le prime quattro stagioni della serie arrivano tra il 2013 e il 2016. Inside Amy Schumer 5, negli Stati Uniti, nel 2022.
Nel mezzo, la pericolosa polarizzazione dello scontro tra liberali e conservatori, il Me Too, quattro anni di presidenza Trump con annesso tentativo di colpo di stato, l’attentato a libertà fondamentali come il diritto all’aborto. Nei suoi momenti migliori, Inside Amy Schumer 5 è lo specchio arrabbiato e insieme divertito di un mondo che viaggia a velocità differenti, per persone differenti. Quando manca il bersaglio, il riflesso della difficoltà di adattare il proprio sguardo a una realtà che cambia più velocemente dei nostri strumenti per affrontarla. E riderci sopra.