Into the Night – Stagione 2: recensione della serie belga Netflix
L’8 settembre è atterrata sulla piattaforma di Netflix la seconda stagione della serie fanta-thriller made in Belgio, creata da Jason George. Stavolta i superstiti del volo 21 dovranno vedersela con la difficile convivenza con un gruppo di soldati poco ospitali in un bunker nucleare in Bulgaria.
In tanti, noi compresi, si stavano chiedendo che fine avessero fatto i passeggeri e l’equipaggio del volo 21 decollato da Bruxelles alla volta di Mosca, ma mai arrivato a destinazione a causa di un brutto scherzo della natura. Il sole improvvisamente ha smesso di sorridere all’umanità, distruggendo e uccidendo ad ogni sorgere tutte le creature viventi esposte ai suoi raggi. Vivere di notte e attendere il calare delle tenebre è la sola alternativa rimasta ai sopravvissuti. Tra questi ci sono proprio i protagonisti della serie fanta-thriller Into the Night che, dopo avere girato in lungo e in largo i cieli d’Europa per sfuggire al giorno, hanno trovato riparo in un bunker in Bulgaria. Ed è esattamente lì, laddove l’avevamo lasciato quel primo di maggio del 2020 nell’epilogo della stagione inaugurale, che ritroviamo il gruppo di superstiti della serie belga, ossia in un rifugio nucleare di epoca sovietica, comandato da un plotone di soldati, non tutti esattamente entusiasti per i nuovi arrivati, perché questo comporta razionare ancora di più il cibo e trovare spazio per tutti.
In Into the Night 2 a entrare in rotta di collisione sono gli istinti animali, lo spirito di sopravvivenza, le ideologie e i lati oscuri
La storia dunque riprende poco dopo gli eventi che avevano chiuso la prima stagione, con la seconda, disponibile a partire da mercoledì 8 settembre su Netflix, che inizialmente non era nei piani del colosso dello streaming a stelle e strisce. Ma si sa, il successo di un prodotto audiovisivo non si vede più soltanto dalle qualità espresse, bensì dalle visualizzazioni ottenute. Nel caso di Into the Night i numeri registrati sono stati più che incoraggianti, tanto da convincere il broadcaster a commissionare al creatore della show belga, Jason George, il secondo atto. Del resto di cose in sospeso ce n’erano tante quante le risposte ancora da dare in merito al destino dei protagonisti e dell’umanità in generale. Per provare a darle, lo showrunner ha attinto nuovamente dai capitoli del romanzo The Old Axolotl di Jacek Dukaj per portare sullo schermo sei nuovi episodi (da 35 minuti circa cadauno) nei quali i superstiti del volo 21 dovranno vedersela con la difficile convivenza con i militari nel bunker e con l’esaurimento delle scorte alimentari. Il ché genera una doppio scontro consumato ad alta quota e nei sotterranei del rifugio. Perché al peggio non c’è mai fine e quel peggio va in scena in questa seconda stagione, dove a entrare in rotta di collisione sono gli istinti animali, lo spirito di sopravvivenza, le ideologie e i lati oscuri di chi popola il racconto.
In Into the Night 2 si sceglie come punto di vista della narrazione quello dei personaggi femminili
Nonostante il cambio al timone, con la regia passata da Inti Calfat e Dirk Verheye a Camille Delamarre e Nabil Ben Yadir, il modus operandi della serie resta pressoché immutato. La claustrofobia e l’unità spaziale continuano a costituire le regole d’ingaggio di questo thriller dispotico che stavolta sceglie come punto di vista della narrazione quello dei personaggi femminili. Se nella prima stagione erano stati quelli maschili a costituire il baricentro, in Into the Night 2 la palla passa alla quota rosa, con ciascuno degli episodi che prende il titolo proprio dal nome di battesimo delle figure chiavi femminili della serie. Va da sé che il livello di introspezione e di scavo nei personaggi e nelle loro emozioni aumenta in maniera esponenziale, mentre la tensione, che era stata una delle carte vincenti della stagione inaugurale, qui è soggetta a un sali e scendi che genera dei passaggi a vuoto e dei momenti di stasi che potevano essere evitati.
L’epilogo lascia presagire la messa in cantiere di una terza stagione
Le sorprese tuttavia non mancano ed entrano a gamba tesa sullo spettatore sin dal secondo episodio, quando gli sceneggiatori mettono a segno il primo colpo basso sotto la cintura. Al netto, però, Into the Night 2 e le dinamiche che animano i sei episodi che lo compongono fanno pensare a un capitolo di passaggio, di quelli utili più che altro a mettere nuova carne al fuoco. L’epilogo, infatti, lascia presagire la messa in cantiere di una terza stagione, dove ci auguriamo la storia trovi slanci più significati, diversi da quelli ai quali abbiamo assistito in questa occasione in cui si ha avuta la sensazione di girare intorno e a vuoto, come fa un criceto chiuso in una gabbia prima di tornare al punto di partenza.