Jiva!: recensione della serie tv Netflix
Tra danza e riscatto, una serie dedicata a chi ama le storie sul cambiamento e la musica.
Ntombi (Noxolo Dlamini) è una ballerina di grande talento ma ha anche molte responsabilità, la madre malata, il fratello adolescente. Vive nei quartieri popolari della città di Durban, in Sudafrica, con la famiglia, suo padre è morto e a ricoprire quel vuoto c’è lo zio che tenta di appoggiarla in tutto mentre la madre le ricorda che bisogna pensare alle urgenze della quotidianità (come ad esempio l’Università del fratello). La ragazza è stata costretta a rinunciare alla propria passione e lavora all’interno di un parco acquatico, arriverà al punto in cui deciderà di mettere da parte le paure e partecipare a un’importante gara di ballo per dare una svolta alla sua esistenza. Questo racconta Jiva!, serie di cinque episodi, ideata e prodotta interamente a livello locale, con un cast e una troupe di origine sudafricana. Ideatrice e showrunner del progetto è Busisiwe Ntintili, regista e produttrice pluripremiata (Happiness is a 4 Letter Word) e fondatrice della società The Ntintili Factory.
Jiva!: una crew di ballo per riscattare una vita intera
Jiva! narra una storia di speranza e di riscatto; Ntombi ha il sogno di diventare qualcuno, di scappare da un mondo che non è alla sua altezza. Lei vuole fare grandi cose, ballare, prendersi cura della sua famiglia facendo ciò che desidera. Ci vorrà però del tempo perché la severa madre, spaventata che la figlia abbia lo stesso spirito del padre, argina il temperamento di Ntombi che mette da parte la danza per il bene di chi ama. Quando le arriva notizia di un’importante gara di ballo con un premio in denaro, capisce che la sua vita potrebbe cambiare. Non ci sarà più un destino certo, un futuro senza prospettive e così potrà diventare la numero uno; tutto questo progetto viene accelerato dal ritorno del suo ex fidanzato, ora diventato famoso che l’ha abbandonata molti anni prima nonostante fosse stata lei ad aiutarlo insegnandogli tutto ciò che lei sapeva. Era lei il vero talento e lui le aveva promesso di portarla con sé (la vita però spesso è nemica di chi sogna e quindi è dovuta rimanere a casa, a causa di un grave evento). Pensa a partecipare alla gara; vendetta? Forse ma non solo. Si sente, si percepisce che la protagonista si sente rinchiusa, in prigione, legata ad una vita che non la fa esprimere. La ragazza decide, quindi, di mettere da parte ogni remora e di costituire una crew di ballo tutta al femminile per sbaragliare gli avversari: nascono, così, le Trollies, gruppo composto da Vuyiswa (Candice Modiselle), Lady E, Zinhle e Nolwazi. Riusciranno a vincere?
Jiva! porta sullo schermo l’amore (per la famiglia, per i genitori, per la danza), l’amicizia, mostra il difficile rapporto tra genitori e figli che spesso non si capiscono e non si vogliono capire. Ntombi ama la danza, la madre pensa che non possa essere il suo mestiere, il fratello di Ntombi che si ribella allo zio, continuando a ripetergli che lui non può essere suo padre. Jiva! a suon di musica ragiona sulla vita e sui vari approcci ad essa.
Jiva!: la danza prima di tutto
Uno dei motivi per seguire questa stagione è la danza; al centro di tutto infatti ci sono le coreografie adrenaliniche e spettacolari. Il ballo è l’elemento propulsore degli episodi, i ragazzi e le ragazze si preparano, si allenano, creano perché per loro questo è un modo per esprimersi e far sentire la propria voce. A capo di tutto c’è Ntombi, lei non ha niente da perdere ma tanto da guadagnare; è lei la leader delle Trollies, è lei che dà i tempi, che costruisce il numero, che non dà tregua alle sue compagne. Non c’è tempo per rilassarsi, per riposare. Un altro punto di forza sono i costumi variopinti e allegri che servono per dare senso e sostegno alla vitalità di questi ragazzi che vedono nella danza un modo per scappare dal mondo. Non si può non farsi trascinare dal ritmo delle puntate che sicuramente rendono lo show un vero e proprio spettacolo. Lo spettatore grazie a questa serie viene a conoscenza della cultura sudafricana anche attraverso le danze che sono un mix di vari stili e influenze, comprende che questo è un paese pieno di ricchezze ma anche di contraddizioni. Il ritmo, infatti, è il vero motore della narrazione e la sostiene anche quando quest’ultima risulta un po’ debole; essa infatti è spesso non a fuoco, è un racconto piuttosto prevedibile. Aggiungere varie sottotrame, secondarie per arricchire le puntate in realtà è qualcosa di controproducente perché il rischio è quello di non dare loro il giusto sviluppo. La sensazione è invece quella dello spaesamento, di perdersi nella storia e l’attenzione dello spettatore cala vertiginosamente.
Il finale dell’ultimo episodio ci fa capire che la possibilità di una seconda stagione sia molto alta e forse grazie ad un secondo capitolo molte storie potranno essere meglio sviluppate. Ci sono varie cose buone in Jiva!, l’uso della danza sia come elemento narrativo che come modo per riscattarsi da una vita non sempre benevola, la sua protagonista, una ragazza indipendente che deve solo prendere il coraggio di essere chi vuole.