Julestorm – La tempesta di Natale: recensione della serie TV Netflix
A causa di una forte bufera di neve, all'aeroporto di Oslo un gruppo di passeggeri è costretto a rinviare o cancellare il proprio volo: sarà l'occasione giusta per ritrovare sé stessi. Julestorm - La tempesta perfetta è su Netflix dal 17 dicembre 2022.
A Natale i più fortunati partono; prendono l’aereo o il treno e attraversano chilometri per festeggiare, ognuno come gli va, l’evento più atteso dell’anno. C’è chi invece è costretto a lavorare anche nel giorno della Vigilia, come accade al personale dell’aeroporto di Oslo nella miniserie Julestorm – La tempesta di Natale, sei episodi da poco più di trenta minuti ciascuno che ci racconta nell’arco di ventidue ore gli intrecci umani di un gruppo di viaggiatori costretti a stazionare all’interno dell’enorme edificio a causa di una violenta bufera di neve che si è abbattuta in Norvegia.
Creata da Per-Olav Sørensen, che qui scrive e dirige anche, la serie disponibile interamente dal 17 dicembre 2022 accorpa diverse tipologie umane, ognuna alle prese con i propri dubbi, idiosincrasie, dolori, aspettative, ricerche personali e li ‘congela’ per neanche un giorno in una sorta di stallo a tempo determinato necessario alla ripartenza; un’impasse climatica ed emotiva che darà loro la spinta giusta a trovare le risposte a ciò che stavano cercando.
Geli climatici ed epifanie anticipate
Nel corso degli episodi, dunque, si assiste a un microcosmo della società contemporanea attraverso personaggi molto diversi fra loro, i quali vanno dal pianista attempato in crisi creativa (Dennis Storhøi), alla pop-star riconcorsa dai fan (Ida Elise Broch), la coppia di coniugi incapace di accorgersi dell’infelicità della figlia, al Babbo Natale (Ibrahim Faal) sconfortato dal consumismo, alla figlia alla ricerca del padre. Fra questi anche un’addetta alla sicurezza (Carmen Gloria Pérez), una giovane donna (Sus Noreen Jondahl Wilkins di Un marito perfetto) che tradisce il compagno, un prete donna (Maibritt Saerens) che si rivolge a Dio per guidarla fra i dolori del mondo.
Insomma, un pot-pourri di uomini e donne alla ricerca di un’epifania anticipata che li faccia rendere conto di essere, anche loro, persone fallibili e inguaiate come gli altri, propinandoci un minestrone di archetipi del mondo superficiale ed egoista del nuovo millennio messo lì per ricordarci che il Natale significa tornare umani ed ascoltare; essere, insomma, più buoni.
Natale a rischio retorica nella miniserie Julestorm – La tempesta di Natale
Non poteva essere più retorica di così Julestrom – La tempesta perfetta, un bignami formato minimal di luoghi comuni e banalizzazione della complessità dei sentimenti che prova maldestramente a far coesistere dramma, romanticismo e leggerezza su toni emozionali estremamente poco omogenei. Nonostante gli episodi siano scritti per far incrociare, dialogare, confrontare, mettere in relazione i vari personaggi, dunque, non ricercando grandi svolte o colpi di scena, il prodotto Netflix norvegese rimane a terra come i suoi poveri passeggeri, incapacitati al decollo anche quando il tempo sembra essersi allietato e i voli possono tornare a ripartire.
Purtroppo infatti, ad appiattire la visione della miniserie è soprattutto l’aria di sfiancante buonismo che aleggia in ogni episodio, la sensazione di un prodotto a tutti i costi didattico, pensato per accomodare e acclimatare una platea di spettatori che non si aspetta null’altro che il lieto fine.
Tuttavia, al gusto scandinavo va riconosciuta l’eleganza di una location pressoché perfetta; un’atmosfera invernale e prenatalizia che non risulta pacchiana o esorbitante nelle decorazioni, ma piuttosto in grado di trovare la giusta misura fra l’ornamento a festa degli spazi interne fra gate e aree ristoro dell’aeroporto e il freddo gelido dell’esterno che ci ricorda quanto siano solo e solamente le leggi della Natura a governare il nostro tempo.