RomaFF12 – Junior: recensione delle prime puntate della serie in streaming mobile

Junior è la nuova serie di Zoe Cassavetes sulla ribelle Logan e la sua vita distribuita su una piattaforma di streaming mobile

Non ci si può liberare dagli stereotipi, soprattutto quando si guarda ad una società americana di giovani in cui il liceo e le amicizie vengono tanto marcate e categorizzate. Le reginette, i freaks, i nerd, gli atleti, al quale ora si vanno ad aggiungere anche seguiti influencer della rete. Junior, nuova frontiera della serialità destinata allo streaming mobile, non manca di rimanere nella banalità del tema che il prodotto realizzato da Zoe Cassavetes (Broken English, Paris, Day Out of Days) propone, andando come a compensare l’originalità della scelta della visione su cellulare con lo scontato sviluppo di una storia la quale, fin dalle sue prime puntate, ha difficoltà nel risultare in qualche modo appassionante.

A Logan (Lucia Ribisi) non importa fare la cattiva ragazza. Ama riprendere la vita intorno con il cellulare, spassarsela con ragazzi conosciuti in una lavanderia, passare il tempo nel grande letto della sua camera. Non fa parte dell’establishment della cerchia popolare della scuola, sogna di fare la regista ispirandosi alla naturale spontaneità della Nouvelle Vague e segue la sua anima un po’ ribelle. Quando entreranno nella sua vita la bellissima Jess (Kristine Froseth) e il produttore nonché nuovo compagno della madre Rick (Eric Johnson), Logan inizierà seriamente ad impegnarsi in un documentario su come avviene la trasformazione di una principessina in ragazzaccia, intrecciando complicate relazioni che andranno ad influire nelle dinamiche delle sue amicizie e della sua famiglia.

Junior – La serialità e le nuove piattaforme

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È incredibile fino a dove la serialità è riuscita a spingersi. Racconti splendidi dotati di storyline concrete in grado di tenere puntata dopo puntata un ritmo continuo e sostenuto, conquistando lo spettatore il quale ingordo e costantemente desideroso di altre puntate non abbandona la sua postazione di fronte allo schermo, bramando che la storia non giunga mai a una reale fine.

In un contesto simile, in cui serie televisive e online hanno oramai dimostrato di poter avanzare autonome senza invidiare nulla alla meravigliosa arte del cinema, presentare un lavoro come Junior sembra un suicidio insensato e del tutto distaccato dalla contemporaneità dei prodotti di intrattenimento; la volontà di voler far parte di una dimensione narrativa di cui però non si è assolutamente all’altezza.

Junior – Una superficialità vana e da filtro Instagram

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Suddivisa in dieci puntate tutte della durata di soli dieci minuti, Junior di Zoe Cassavetes vuole raccontare la crescita indesiderata della protagonista Logan e delle personalità che intorno alla ragazza ruotano, riprese da uno stile di regia e illuminate dalla fotografia di Bérénice Eveno (Free the nipple, The Hours with You, The Free World) che richiamano uno dei tanti filtri Instagram possibili da trovare nella nota applicazione, immagini pervase da sonorità ambient per accendere un’atmosfera da videoclip amatoriale. Il dissennato tentativo di voler raccontare la metamorfosi di una cattiva ragazza – e viceversa – in un coming-of-age fintamente alla moda è però il vero e più grande errore della teen-serie, la quale non riesce ad andare oltre una inverosimile superficialità, troppo legata ad una storia quanto mai vacua e inutile.

In un mondo adolescenziale dove non far più parte di un social media sembra il più disperato dei problemi, Junior dà una visione trita e ritrita di personaggi canonizzati che nulla di nuovo portano, insieme alla serie di cui sono le pedine, nell’universo della moderna serialità, distinguendosi soltanto per il canale di diffusione e per l’ingenuo tentativo di poter emergere con un tale tipo di scarsa realizzazione a livello sia di composizione che di narrazione.

 

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8