Jupiter’s Legacy: recensione della serie sui supereroi targata Netflix
Senza spoiler vi parliamo di Jupiter's Legacy, la serie tratta dall'omonimo fumetto di Mark Millar e Frank Quitely.
I supereroi, queste pittoresche figure. Giusti, forti e coraggiosi, uomini e donne contraddistinti da un forte senso etico e sempre pronti al sacrifico per il bene altrui. Incarnazione dei “valori umani più alti”, gli eroi americani hanno rappresentato una nazione. Ma i fumetti non sono solo questo, più del cinema e della televisione si sono affermati come i veri precursori attenti dei cambiamenti sociali e culturali. In continua evoluzione si sono mossi sempre di più verso zone grigie, a metà tra il bene e il male. E così, verso la fine degli anni ’80, dalla mente di Alan Moore e dalla matita di Dave Gibbons è nata Watchmen, una graphic novel pioneristica che ha ricostruito l’archetipo classico del supereroe mostrandone il conflitto etico, il quotidiano e il loro esseri umani. Ed è in questo filoni che si inserisce Jupiter’s Legacy, il fumetto ideato da Mark Millar e disegnato da Frank Quitely.
Dopo The Umbrella Academy, Netflix porta nel suo palinsesto la trasposizione omonima dell’opera di Millar. Solo che questa volta la serie non sarà solo CON i supereroi, ma SUI supereroi. Il racconto ne analizza la figura, i complessi e l’etica. Gli eroi vengono posti sotto la lente d’ingrandimento, al giudizio del popolo. “I tempi sono cambiati”, questo il mantra ripetuto spesso nei vari episodi. Ed è su questo assunto che si basa tutto Jupiter’s Legacy, su una società in evoluzione e sul bisogno di un nuovo senso di protezione. I supereroi, però, rimangono fermi ai valori su cui hanno strutturato la propria figura: on uccidere, non intervenire in politica. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, diceva lo zio Ben ad un giovane Peter Parker. Le responsabilità di un lascito troppo grande per le nuove generazioni, per i figli dei supereroi della serie.
Jupiter’s Legacy: L’era dei supereroi tra conflitti generazionali e minacce dal passato
Jupiter’s Legacy è un viaggio tra passato e presente, tra la prima generazione di supereroi e quella in divenire. Protagonista del racconto è la famiglia Sampson, i cui capostipiti sono Sheldon aka Utopian, e Grace aka Lady Liberty (Leslie Bibb). I due fanno parte del primo gruppo di supereroi americani, a cui si aggiungono il fratello di Sheldon Brainwave, Blue-Bolt (Mike Wade), The Flare (David Julian Hirsh) e Skyfox (Matt Lanter). I sei hanno ricevuto i loro poteri negli anni ’30, durante la grande depressione, e da allora hanno sempre rispettato il loro codice d’onore. Hanno combattuto per un mondo migliore, per tenerlo al sicuro dai mali del mondo. Ora, devono venire a patti con i cambiamenti della società e, soprattutto, con il rapporto genitoriale. I loro figli sono anch’essi dotati di poteri, prossimi ad essere la nuova generazione che prenderà il posto di quella vecchia. Ma ne saranno in grado? Saranno all’altezza del loro nome? È su questi assunti che viaggia la nuova serie Netflix.
Ma non è solo questo, Jupiter’s Legacy è un occhio indagatore sulla situazione socio-politica americana, sul capitalismo e sulla figura stessa del supereroe. Non è un caso se la storia inizia negli anni ’30, proprio quando è stato ideato Superman. Utopian ne condivide i poteri quanto il messaggio di sicurezza, integrità e forza. Tutto ciò di cui il popolo americano aveva bisogno dopo la grande depressione. La serie rimanda continuamente ad altre opere fumettistiche, nonché ai prodotti pop degli ultimi vent’anni, primo fra tutti Lost. Ci sono vari richiami alla serie cult ideata da Lieber, Abrams e Lindelof, primo fra tutti la lotta fra bene e male all’interno dell’isola. Sul mercato, invece, Jupiter’s Legacy è la controparte del The Boys targato Amazon Prime Video. Quest’ultima acclamata da pubblico e critica per esser stata uno dei prodotti che più si sono distinti nel raccontare l’America di Trump. Detto ciò, veniamo agli otto episodi che compongono la serie.
Il rapporto tra fratelli, Sheldon e Walter i protagonisti della storia
La serie è stata ideata da quel Steven S. DeKnight che ci ha regalato alcuni episodi di Buffy, Angel e Smallville, nonché produttore esecutivo di serie come Spartacus e Daredevil. Insomma, un veterano del genere televisivo. In Jupiter’s Legacy attinge dal suo bacino di conoscenza per creare un prodotto incentrato sulla mitologia dell’eroe. Il pathos divino che emanano ad ogni comparsa, ad ogni mantello sventolante. Un po’ come L’uomo d’acciaio di Zack Snyder. Solo che qui interviene una narrazione a tratti teen adult, quando la storia si concentra su Brandon e Chloe, i figli di Utopian e Lady Liberty. Il conflitto con i genitori è ben accentuato, ma se per Chloe si struttura un ottimo arco narrativo, per Brandon le cose si fanno differenti. Il personaggio viene relegato al classico ragazzo che vuole emulare il padre, ma allo stesso tempo avere una propria identità. Andrew Horton, che ne veste i panni, non spicca mai per carisma, e il suo Paragon rimane ai margini della storia.
Tutta un’altra storia per l’Utopian di Josh Duhamel e il Brainwave di Ben Daniels; i due pilastri della serie. Sono loro i veri protagonisti di Jupiter’s Legacy. Perché più del conflitto generazionale, la serie sembra raccontare il rapporto tra fratelli e la loro rispettiva visione del mondo. Non solo, i due incarnano due differenti supereroi. Utopian è l’eroe senza macchia, perfetto e inamovibile. Ma il suo atteggiamento avrà grosse ripercussioni sulla crescita dei figli, quanto nel rapporto con gli altri membri della Union. L’attore è bravo a carpire le sfumature del suo personaggio, quelle più umane, meno quelle dell’eroe. Il suo Utopian rimane molto spesso bidimensionale e patinato. Quando invece la storia ci porta indietro nel tempo, Sheldon acquista maggior spessore e credibilità. Ed è questo uno dei tratti interessanti e spiazzanti, di Jupiter’s Legacy le parti più interessanti sono appunto quelle ambientate negli anni ’30. Il mistero, gli abiti in costume, la ricerca della verità. Il fantasy misthery batte i supereroi.
Jupiter’s Legacy: una serie con tutte le carte in regola, ma…
Come dicevamo, Jupiter’s Legacy è molto più interessante quando non parla di eroi, perché? A nostro avviso l’arco narrativo dedicato al presente non presenta molta azione. La storia rimane ferma a piccoli momenti, a situazioni non troppo sconvolgenti. Se The Boys ci ha abituati all’impossibile (quanto Doom Patrol), Jupiter’s Legacy sembra avvicinarsi molto di più a Invincible, senza però raccontare niente di più. I combattimenti, in primis quello con il cattivo della stagione, hanno una fluidità alla Power Rangers. Un elemento forse voluto, ma che fa storcere il naso, e spezza una volontà realistica del racconto. Troviamo qualche cliché di genere e personaggi già visti in altre produzioni. Ma, al di là di questo, la serie si fa seguire con pieno trasporto e interesse.
Come primo esperimento Jupiter’s Legacy non è perfetto, ma bisogna dargli il merito di un racconto quasi documentaristico sui supereroi. La serie accentua i colori dei costumi, il loro essere così bizzarri e pittoreschi, e allo stesso modo così iconici da essere naturali. Viviamo nell’era dei cinecomic, e l’occhio è abituato a vedere uomini e donne in calzamaglia e armature. Eppure, la serie ne accentua l’eccentricità. E in questo caso l’abito fa il monaco, i supereroi sono il costume che indossano. La serie di DeKnight getta le fondamenta per un prodotto interessante, ma questa prima stagione si ferma all’essenziale. Si spera in una seconda stagione più complessa e avvincente, che sappia fare suoi i punti di forza.