Keep Breathing: recensione della miniserie survivor di Netflix
Un viaggio fisico e spirituale attraverso la natura selvaggia del Nord America.
Keep Breathing è una miniserie del 2022. Composta da 6 sei episodi, in Italia è disponibile su Netflix a partire dal 28 luglio. La regia è stata curata da Maggie Kiley (Le terrificanti avventure di Sabrina) e Rebecca Rodriguez (Doom Patrol), che hanno diretto rispettivamente tre episodi. Gli autori dello script sono Brendan Gall (Blindspot), Martin Gero (Bored to Death – Investigatore per noia) e Iturri Sosa (Gotham).
Il ruolo della protagonista è stato affidato a Melissa Barrera (Scream, Sognando a New York – In the Heights), al quale è stato affiancato un cast composto da Florencia Lozano (Una vita da vivere), Jeff Wilbusch (Unorthodox), Joselyn Picard (Superman & Lois), Juan Pablo Espinosa (Half Brothers), Austin Stowell (Il ponte delle spie) e numerosi altri in parti secondarie.
Keep Breathing: una lotta per la sopravvivenza
Keep Breathing si apre con la protagonista Liv (Melissa Barrera) pronta a imbarcarsi su un volo. Ha scelto di partire all’improvviso, lasciando sgomenti amici e colleghi che non l’hanno mai vista comportarsi in questo modo. L’enorme ritardo nella partenza rischia però di compromettere i suoi piani e, quando scopre che un piccolo aereo privato decollerà a breve, chiede di potersi aggregare all’equipaggio.
Dopo un momento di titubanza da parte del pilota, le viene concesso di salire a bordo. La scelta di imbarcarsi si rivela però nefanda: per cause non chiare, l’aeroplano precipita. La giovane donna si ritrova quindi da sola in mezzo a una zona selvaggia, potenzialmente a chilometri di distanza da qualsiasi insediamento umano. La sua sopravvivenza dipende adesso solamente da lei.
Viaggio materiale e viaggio spirituale
Le vicende narrate da Keep Breathing si sviluppano attraverso due filoni narrativi distinti: c’è quello del presente, in cui la Liv è impegnata a sopravvivere in mezzo al nulla, e quello del ricordo, dove deve invece fare i conti con i fantasmi del suo passato. Con il proseguire della visione, scopriamo poi che questi stessi spettri sono la vera ragione per cui ha scelto di partire.
Il momento attuale, caratterizzato dalle sue contingenze, continua ad alternarsi alle fughe nel passato, tramite le quali apprendiamo i dettagli del racconto che ha preceduto l’incidente. La lotta per la sopravvivenza si intreccia con il cammino spirituale verso la riconciliazione con la propria storia e, episodio dopo episodio, diventa sempre più chiaro come la salvezza fisica sia indissolubilmente legata a quella interiore.
La struttura, per quanto affascinante, non è priva di pecche. L’attenzione che viene data alla sfera della memoria è eccessiva e, in alcuni episodi, arriva a rendere secondaria quella del presente. Questo porta a un eccessivo rallentamento del ritmo narrativo, essendo le scene ambientate nell’attualità quelle in cui è concentrata l’azione. Eccessivo appare anche il ricorso alla soluzione dialogata, che affoga nelle parole intere sequenze in cui sarebbe stato possibile (e forse anche preferibile) dare significato tramite un migliore uso delle immagini.
Un terribile mondo bellissimo
Una delle ricchezze di Keep Breathing è senza dubbio la sua ambientazione: nei momenti in cui esploriamo il presente, la vicenda è ambientata nella splendida natura del Nord America. Questa è resa veramente spettacolare dal lavoro svolto dalle registe e dal direttore della fotografia. Le prime, con il ricorso frequente a inquadrature lunghissime e panoramiche, la trasformano in un personaggio sempre presente; il secondo, tramite una accurata gestione della luce, la fa risplendere di colori vivissimi.
Questa rappresentazione, che ne esalta la bellezza estetica, genera un interessante contrasto con la condizione in cui versa la protagonista. Per lei la natura rappresenta infatti una minaccia e il fatto che abbia un aspetto così rassicurante la rende ancora più insidiosa.
Nei passaggi più onirici della storia, poi, le registe utilizzano in maniera efficace il fuori fuoco. Tramite di esso sono in grado di far apparire il mondo del ricordo come confuso e sfuggente, facilmente identificabile come irreale. Il progressivo ritorno a fuoco dei luoghi della memoria viene poi utilizzato come metafora del percorso di riconciliazione che Liv sta compiendo.
Keep Breathing: un viaggio che vale la pena di fare?
Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, Keep Breathing contiene al suo interno alcuni elementi di grande interesse, a cominciare da una struttura narrativa non convenzionale, e può contare su di una messa in scena ben realizzata. Nonostante tutto questo, lo show non risulta capace di catturare l’attenzione come dovrebbe e, in alcuni passaggi, arriva addirittura ad annoiare.
Questo dipende principalmente dalla già citata scelta di limitare al minimo necessario i passaggi legati all’azione, in particolare negli ultimi episodi dove si dà la precedenza alla risoluzione dell’intreccio. Una maggiore attenzione all’aspetto Survivor della vicenda non solo avrebbe portato il prodotto a essere più intrattenitivo. Infine, in alcuni passaggi si averte la necessità di una regia più movimentata, realizzata con il fine di generare tenzione. Il disinteresse verso quanto accade sulla scena, infatti, dipende anche dalla messa in scena eccessivamente posata.