Killing Eve – Stagione 3: recensione della serie TIMvision
Killing Eve 3 scava sempre più in profondità nell’animo dei suoi personaggi, mostrandoci le fragilità di Villanelle
I primi tre episodi di Killing Eve, usciti il 27 aprile 2020 su TIMvision, hanno avviato validamente la terza stagione della serie, mostrandoci una Eve traumatizzata dagli eventi avvenuti in Italia e una Villanelle nuovamente impegnata come sicario. Le restanti puntate si concentrano maggiormente sulle dinamiche interne dei personaggi, focalizzandosi soprattutto su Villanelle, figura complessa e magnetica.
Dopo aver completato la visione ecco la nostra opinione sulla terza stagione, meno ricca di colpi di scena rispetto alle prime due, ma ben riuscita per quanto riguarda l’analisi interiore di alcuni suoi protagonisti.
Killing Eve: scopri gli outfit più belli ed eccentrici di Villanelle
In ogni essere umano si nasconde un mostro, dietro ogni mostro c’è un essere umano
In questi tre anni di Killing Eve si sono susseguiti travestimenti, missioni, tradimenti e alleanze, ma una cosa è sempre rimasta la stessa: l’animo eccentrico della serie, il suo essere piacevolmente fuori dagli schemi. Nonostante gli alti e bassi che naturalmente si registrano in prodotti che vanno oltre la prima o la seconda stagione, Killing Eve ha sempre portato avanti la propria con orgoglio la propria personalità di black comedy, conquistando il pubblico con la sua atipicità e con una commistione di toni che non può non lasciare il segno.
Giunta alla sua terza stagione, questo prodotto – ideato da Phoebe Waller-Bridge e Sally Woodward Gentle – ha voluto compiere un passo in più, conducendo il pubblico in un’analisi più profonda di Villanelle (Jodie Comer), elemento di maggiore fascino della serie.
L’assassina russa si è dimostrata fin da subito una figura estremamente sfaccettata, da un lato piena di talenti, dall’altro caratterizzata da limitazioni emotive che in qualche modo esaltavano ancora di più la sua personalità e che nella terza stagione sembrano sempre più vicini all’esplosione.
La stagione precedente si è conclusa con un cliffhanger che ha lasciato i fan con il fiato sospeso per molti mesi, in attesa di risposte. Delusa dal rifiuto di Eve (Sandra Oh), agente dell’MI6 per cui l’assassina ha sviluppato una vera e propria ossessione, Villanelle spara alla donna e la crede morta. Eve però sopravvive e decide di lasciar perdere la frenetica vita dell’agente, per lavorare in un ristorante orientale a Londra, tormentata dalla paura (ma anche dall’attrazione) per Villanelle. Quest’ultima continua la carriera come assassina su commissione, guidata da una figura riemersa dal passato, la mentore Dasha (Harriet Walter). C’è qualcosa che però tormenta Villanelle, una sete che non si estingue con gli omicidi e con sfide sempre più difficili. L’MI6 nel frattempo è scosso da un tragico evento, che getta profondi dubbi sulla trasparenza di alcuni suoi componenti.
Killing Eve – Stagione 3: una stagione che scava in profondità, ma che osa poco rispetto al passato
Sebbene la trama continui le vicende delle prime due stagioni, sembra ora di trovarsi in un’atmosfera sospesa, introspettiva. Non mancano le missioni in giro per il mondo di Villanelle, che anche in questo caso ha modo di sfoggiare nuovi affascinanti outfit e di mettere in pratica la lunga esperienza come assassina inarrestabile. L’approfondimento del personaggio assume però un’importanza fondamentale in questa stagione, cosa che da un lato sembra limitare il coraggio degli sceneggiatori nel portare avanti scelte scioccanti come negli episodi precedenti, ma che dall’altro ci avvicina sempre di più all’interiorità della donna e alla graduale evoluzione di un personaggio che comincia a percepire come stretti i panni dell’assassina.
Villanelle ha più volte modo in questa stagione di ricollegarsi con il proprio passato e con i traumi della propria infanzia. Si dimostra spietata in alcuni casi, ma inaspettatamente compassionevole in altri, vedendo qualcosa oltre al compito di togliere vite.
A livello di caratterizzazione Killing Eve dimostra un livello molto alto, raggiunto anche grazie all’interpretazione eccezionale di Jodie Comer, davvero magnifica nei panni di Villanelle. La Comer sembra vestire il personaggio con naturalezza e con una capacità che matura sempre di più a ogni stagione. In modo sempre credibile l’attrice scivola velocemente dal comico al tragico, dando vita a un personaggio imprevedibile.
Killing Eve – Stagione 3: l’attrice Jodie Comer parla del passato di Villanelle
Se la caratterizzazione di Villanelle è sempre più profonda, la terza stagione non lascia il dovuto spazio anche ad altri personaggi, né allo sviluppo di una trama davvero complessa, come nelle prime due stagioni. Si torna a parlare del gruppo dei Dodici, di doppio gioco e di missioni, ma il fulcro di questa stagione è proprio Villanelle, con i suoi fantasmi del passato, i dubbi sulla strada intrapresa e il desiderio di essere molto di più. La centralità del personaggio mette in ombra la trama e i suoi numerosi eventi, facendo apparire questa stagione come una sorta di transizione verso la quarta, già ufficializzata.
Altre figure ottengono un buon approfondimento, come Carolyn Martens (Fiona Shaw), turbata da un tragico evento personale e analizzata non solo in quanto agente dell’MI6, ma come donna e madre; altre invece risultano sotto tono, come la stessa Eve (Sandra Oh), in questa stagione molto meno presente rispetto a Villanelle e meno coinvolta nella vicenda stessa.
La bravura di Sandra Oh e del cast di Killing Eve
Sandra Oh riesce comunque a colmare queste lacune regalando al pubblico una Eve credibile, inizialmente dimessa e traumatizzata dagli eventi di Tivoli (dov’è rimasta ferita da Villanelle), ma ancora strettamente legata all’assassina da un rapporto ossessivo, tossico, ma irresistibile per lo spettatore che desidera sapere come andranno le cose tra le protagoniste. Anche la Oh riesce a gestire ottimamente il personaggio da lei interpretato, molto diverso da Villanelle, ma anch’esso caratterizzato da quella commistione di dramma e commedia che ormai è l’inconfondibile marchio di fabbrica della serie.
Il finale di stagione – non privo di un certo fascino poetico e molto diverso dalle conclusioni delle prime due stagioni, decisamente più violente – mette l’agente e l’assassina di nuovo l’una di fronte all’altra, consapevoli di ciò che sarebbe più giusto fare, ma intrappolate in un legame che è impossibile lasciarsi alle spalle.
La quarta stagione potrebbe vedere una collaborazione tra le due nella lotta contro i Dodici e un approfondimento dello strano rapporto che si è instaurato tra loro. L’esperienza di quest’anno non ha saputo doppiare le svolte assurde delle stagioni precedenti e avrebbe dovuto osare di più nell’approfondimento del rapporto tra Eve e Villanelle, ma ha regalato agli spettatori un percorso interessante e diverso dal solito, talvolta un po’ confusionario nel susseguirsi di luoghi, missioni ed eventi, ma utile ad accorciare la distanza tra la particolare psicologia dell’assassina e l’osservatore.