La Casa di Carta 5 – Parte 1: recensione dei primi episodi della serie Netflix

100 ore che sembrano 100 anni, passati da quando l’impresa della banda del Professore ha avuto inizio; è successo di tutto, sono successi l’amore, la morte, la rabbia, il desiderio di riscatto, gli spari e le bombe. C’è stato chi se ne è andato lasciando un vuoto incolmabile, chi si odia perché rappresenta il nemico anche se dovrebbe essere dalla parte giusta, ma si sa, questa serie ci fa stare dalla parte del cattivo. Ciascuno dei personaggi ha la sua guerra da combattere, ciascuno ha la sua piccola grande rivincita dalla vita e lo spettatore è sempre stato con il ladro nell’eterna guerra tra lui e la sua guardia. La prima parte della quinta stagione di La casa di carta – che arriva nel catalogo Netflix il 3 settembre 2021 con i primi 5 episodi e con gli ultimi 5 il 3 dicembre – è ad un momento decisivo, la passata stagione aveva completamente ribaltato le cose e quindi Álex Pina, Re Mida della serialità spagnola ha dovuto scrivere qualcosa di epocale, di ancora più epico, anche perché, cosa non trascurabile, questa è la prima parte dell’ultimo capitolo della serie.

La casa di carta 5_CinematographeLa Casa di Carta – Stagione 5: una stagione epica per salutare il pubblico

“Siamo in una fottuta guerra”

La morte di Nairobi, il Professore in pericolo nelle mani di Sierra, Lisbona, prima braccata da quelli che un tempo erano i suoi colleghi, poi pronta a ritornare tra i suoi compagni. Si deve riprendere ogni filo e ricominciare ad intrecciare. Si comprende subito, nei minuti iniziali del primo episodio che la banda sarà portata a reagire a situazioni quasi irreversibili, come se il sottotitolo potesse essere: o la vittoria o la sconfitta, o la vita o la morte. Si è in una guerra selvaggia, una guerra all’ultimo sangue. Certo, Lisbona è salva ma il momento più difficile sta per avere inizio: il Professore è stato catturato da Sierra e, per la prima volta forse, non ha un piano di fuga. Lui che aveva previsto tutto, che aveva un piano per ogni tipo di avvenimento inatteso, sa bene che in una situazione così non c’è possibilità di riuscita. Quella che era una questione di Resistenza (con le sue maschere e con i suoi canti) è diventata qualcosa di diverso, una lotta per sopravvivere, per migliorare, per crescere.

Il primo attributo di questa stagione è epica, epica è la voglia di ribellarsi, di saltare oltre gli ostacoli, epiche sono le lacrime di chi porta tra le braccia il corpo di Nairobi coperto da un telo bianco, quelle dell’intera squadra alle parole del Professore quando dice loro di essere stato preso da Sierra. L’epicità però può essere un’arma a doppio taglio perché se non ben dosata può essere solo qualcosa che porta al caos, ad una miscellanea quasi indiscriminata di emozioni forti, dolore e sangue. Dolore per chi non c’è, per chi è morto, per chi è lontano, sangue perché ancora il liquido organico, opaco e viscoso, scorre in queste puntate.

a casa di carta 5_CinematographeLa Casa di Carta – Stagione 5: il matriarcato ormai è davvero iniziato

Ancora una cosa è certa, qui sono le donne a comandare, ad avere sangue freddo, a rimettere le cose a posto. Deve farlo Stoccolma con Denver, Lisbona con l’intera squadra ora che la voce del Professore non calma gli animi, e anche Tokio che ha le idee giuste al momento giusto. Sono donne che sanno comandare, guidare, consapevoli che le impalcature dell’edificio (il loro grande progetto) stanno per crollare e ora è il  momento di essere lucidi, non fare passi falsi, stringere i denti e mettere da parte l’orgoglio, anche se non è sempre facile. Le tre donne sono anche figure piene di ricordi e fragilità: Lisbona ha ancora in testa le parole dette dal Professore, le giornate a letto a parlare della missione, riporta alla memoria i pensieri e i sogni di due amanti che vogliono solo stare insieme, Tokio pensa all’improvviso alla morte di un ex fidanzato, morto sul campo durante un colpo, Stoccolma, in pensiero per Denver, da sempre un’amabile uomo pieno di rabbia (verso il mondo) e dolcezza (verso chi ama) che conquista, ha il cuore e la mente rivolti a suo figlio che teme di non rivedere più.

Rientra comunque in questo gruppo Sierra, la forte e ribelle Sierra, una versione femminile di Berlino – che qui torna in alcuni flashback -, che vuole fare a modo suo, che con una pancia gigantesca spara, combatte ribaltando molto del cliché della mamma; ha usato i figli delle altre per colpire Nairobi, Lisbona, ha giocato anche con il suo pancione per poter dare l’impressione di essere delicata e lontana da qualsiasi tipo di cattiveria. Lei è fredda, calcolatrice, astuta, attenta e tagliente, sembra una villain sadica, senza rimpianti, è machiavellica, manipolatrice, con un eloquio e un’intelligenza sopraffina; è ancorata ai tratti tipici dell’antagonista ma perde di forza perché completamente priva di qualsiasi tipo di umanità.

Tokio aveva detto questo “Alla banda servivano delle donne. Una donna ci mette due giorni per scegliere le scarpe per un matrimonio ma le basta un minuto per scegliere le maschere per una rapina” ed è vero servivano queste donne, l’aveva detto Nairobi che sarebbe iniziato il matriarcato, e ora lo svantaggio che all’inizio della serie loro, le uniche due donne della squadra, avevano nei confronti degli uomini, è completamente annullato. La loro voce ormai è ormai alta, loro sovrastano i maschi e si impongono per farsi rispettare, nei momenti fondamentali sono loro che sciolgono i nodi, che risolvono i problemi, che compiono le scelte decisive.

La Casa di Carta – Stagione 5: un gruppo di uomini, vinti dalle loro debolezze

Manila: “Non perdere la calma”

Gli uomini sono egoisti, egocentrici, rancorosi, dimentichi della loro missione, sono spesso fantocci che litigano per cose futili, bestie pronte ad entrare nell’Arena, con il proiettile in canna, con il coltello tra i denti, convinti di dover vendicarsi e vendicare, mettendo da parte le vere ragioni della loro missione.

Proiettili, bombe, botte; sono queste le armi di chi non è il Professore. Non sono fini strateghi, non imbastiscono con sagacia il loro piano ma agiscono spinti dalla forza bruta, dall’idea di essere migliore di qualcun altro. Non hanno il carisma maledetto di Berlino – di cui conosciamo il figlio, Rafael – che affascinante e fascinoso compiva gli atti più maschilisti, brutali, disumani, sono uomini come molti altri altri, vittime di sentimenti, lacrime, paure.

La casa di carta è un canto di rivolta pop(olare), ma è anche il “piccolo” livore di chi non vuole essere secondo, di chi vuole vincere non tanto per il bene comune ma per il proprio; si tratta di un piramide di rivalità, alla cui base c’è quella di gruppo per poi arrivare a quella individuale. La massima competizione è quella tra la polizia e la banda ma poi all’interno dell’edificio gli scontri non mancano. Ci sono Denver e Arturo – che si è incoronato leader dei ribelli ma tutti sono consapevoli che lui non ragiona, non ha gli strumenti per esserlo – che ancora si scontrano come due ragazzini per la fidanzata mentre stanno mettendo a rischio la propria vita e quella di tutti gli altri. Arturo per ferire Denver lo umilia tirando in ballo la sua virilità, dicendogli che Stoccolma non l’ama come amava lui e soprattutto non lo desidera come desiderava lui. Pieno di rabbia e rancore Denver spara e spara ancora, tenta di distruggere quell’uomo così sciocco, inopportuno, meschino e odioso, con cui ha ancora un conto in sospeso. Ci sono Bogotà e Gandía, pieno di ferite, segnato dai punti della spillatrice, ma ancora pronto ad attaccare, come gli animali quando si gonfiano per intonare il loro inno di battaglia, che si scontrano l’uno per vendicarsi della morte di Nairobi, l’altro per tentare di rimanere vivo.

L’azione, è proprio questa una delle caratteristiche principali della prima parte, siamo sul campo di battaglia, ci stiamo avvicinando alla fine della più grande rapina della storia e questo colpo ora ha preso le sembianze di una vera e propria guerra. Non è un caso infatti che a entrare in scena potente e gigantesco sia l’esercito, il più potente nemico mai affrontato fino ad ora. Per ciascuno sarà il momento di guardare in faccia l’avversario, di lasciar andare qualcosa per poter avere più tempo per decidere cosa fare, la tensione è alle stelle fuori, sotto la tenda della polizia, fuori nel nascondiglio del Professore dove una poderosa Sierra orchestra ogni movimento in modo da irretire il “quattrocchi”, come lo chiama lei, più ricercato di Spagna. La febbre è altissima anche dentro perché la banda deve vedersela non solo con l’esercito ma anche con il gruppo di ostaggi che tenta di ribellarsi per fuggire.

a casa di carta 5_CinematographeLa Casa di Carta – Stagione 5: una serie che conosce i suoi punti di forza

Questi due primi episodi dimostrano da una parte la forza, molto furba, della serie e di Pina che sa cosa piace al pubblico e sa dosarlo, ma dall’altra dimostrano alcune debolezze: il caos generato dal ritmo fin troppo affannoso della narrazione, la mancanza di originalità, determinata da una sorta di coazione a ripetere ciò che è il marchio di fabbrica della serie stessa, la perdita di alcuni personaggi di cui la storia sente il bisogno.

La casa di carta però riesce ad essere una serie che cattura perché pone delle domande: cosa ne sarà del Professore? Cosa succederà all’interno della Banca? Cosa ne sarà della squadra? I primi due episodi gettano le basi di ciò che avverrà in futuro.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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