La Casa di Carta: Parte 3 – recensione della serie TV Netflix

Recensione della parte 3 de La Casa di Carta, la storia della banda più spericolata del mondo, che torna alzando l'asticella della spettacolarità.

Il clamoroso successo internazionale riscosso con La Casa di Carta, show ideato da Álex Pina nel 2017 e distribuito su Netflix durante il corso del 2018, ha portato di nuovo i realizzatori e il cast a prendere parte alla creazione di una terza esplosiva parte, composta da otto episodi. Dopo la rapina messa a segno alla Zecca di Stato, il Professore (Álvaro Morte) e i membri della banda si concedono un lungo periodo di pausa, staccandosi dalla realtà delle metropoli affollate. Un imprevisto causato dall’instabile coppia Tokyo/Rio (rispettivamente Úrsula Corberó e Miguel Herrán) attirerà l’attenzione dell’Interpol, costringendoli alla fuga. Per il gruppo di rapinatori è giunto il momento di introdurre un nuovo piano: la Banca Nazionale di Spagna verrà presa di mira e occupata senza lasciare tracce e morti, costi quel che costi.

La Casa di Carta: il budget lievita e la resa scenica si fa notare nella terza parte

la casa di carta 3 recensione serie cinematographe.it

Un grande passo in avanti è stato effettuato rispetto alle peripezie che milioni di spettatori hanno seguito lo scorso anno. Nella terza parte de La Casa di Carta il colpo è molto meno articolato e condensato da momenti serrati e scontri a fuoco continui. L’aumento considerevole di svolte inattese e cambi di rotta contribuisce al rafforzamento della resa complessiva della serie che ci lascia coinvolti in una partita a scacchi dove ogni passo può risultare letale.

Il Professore ora ha stretto un’alleanza con l’ex ispettore nonché sua compagna Raquel Murillo (Itziar Ituño), e sono pronti a condurre Tokyo, Denver (Jaime Lorente), Helsinki (Darko Peric) e Nairobi (Alba Flores) in un caveau impenetrabile e con sistemi di sicurezza tecnologicamente avanzati all’interno della Banca di Spagna. Il budget, con il supporto economico da parte della piattaforma Netflix, è un elemento su cui puntare per costringere il fruitore a sentirsi parte delle disavventure degli assoluti protagonisti dello show. La messinscena acquista un respiro epico con una vasta location a disposizione, all’interno della quale i rapinatori possono apparire come topi in trappola.

La Casa di Carta: maggiore il rischio, maggiore il numero di imprevisti nella terza parte

La Casa di Carta 3 recensione serie cinematographe.it

Le posizioni vengono nuovamente definite: al comando delle forze dell’ordine incaricate di sventare la rapina troviamo l’ispettore Alicia Sierra (Najwa Nimri), una donna caparbia e senza principi prefissati. La sua presenza è fondamentale per impreziosire la narrazione con una maggiore tensione; un personaggio deciso nelle intenzioni che fa da contraltare alla banda del Professore, esaltata e convinta di riuscire nell’impresa. La performance offerta da Nimri ci fa scoprire una personalità turbolenta, un’antagonista d’eccezione che vale la pena di scoprire nel dettaglio e lungo il corso delle otto puntate.

La fazione invece capitanata da Sergio “Il Professore” Marquina cerca di mantenere i nervi saldi in un’operazione estremamente delicata: nel compiere la rapina con massima discrezione bisogna anche trovare il modo di estrarre il loro compagno Rio dalla sua condizione di prigionia. Nel mettere in primo piano i limiti e le possibilità, i rischi e i vantaggi, lo showrunner Àlex Pina non si ferma davanti a parentesi eccessivamente drammatiche o risvolti sentimentali, proponendo un ritmo aggiornato e scevro da qualsiasi lungaggine o punto morto, come da programma e rispettando la qualità più rilevante delle parti precedenti.

La Casa di Carta: flashback significativi come ciliegina sulla torta nella terza parte

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Per coloro che si stessero chiedendo che fine abbia fatto il personaggio iconico di Andrés de Fonollosa aka Berlino, coinvolto in una sparatoria e deceduto alla fine della seconda parte, gli sceneggiatori hanno deciso di reintrodurlo con una distinta logica di fondo. A lui spettano le digressioni e i flashback più significativi. Ci focalizziamo sul rapporto fraterno fra Il Professore e Berlino in scambi di dialogo avvincenti ambientati a Firenze. Non si sta parlando di apparizioni fugaci; Berlino rappresenta nuovamente il punto di forza dello show televisivo, definendo i picchi più toccanti con frasi che rischiano di rimanere impresse nella memoria per efficacia e resa interpretativa.

Merito di Pedro Alonso, caratterista di spessore e asso nella manica da estrarre per oscurare le prove recitative del resto del cast. Nell’economia del racconto e nel susseguirsi di episodi spericolati e ricchi di azione, l’intervento dell’interprete è essenziale. Il suo coinvolgimento è utile per ampliare lo spettro emotivo che Il Professore cerca di contenere durante la trama principale. Un ritorno in scena prevedibile ma intelligentemente implementato per garantire un trasporto emotivo che diviene motore dell’intera rapina da mettere a punto.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.9

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