La Casa di Carta – Parte 4: recensione finale di stagione
Un finale che colpisce duramente come un proiettile in testa.
Ancora lì. Intrappolati nella Banca di Stato. Loro e noi. La banda e lo spettatore . C’è troppo in ballo: ci sono la vita di ciascuno di loro, un piano che di minuto in minuto si fa più difficile portare a termine, la vendetta perché molti sono caduti. La Casa di Carta – Parte 4 alza la posta in gioco, il ritmo si fa sempre più veloce, il sangue che scorre si fa copioso e le lacrime bagnano i volti dei protagonisti. Tra colpi di pistola, sangue, scontri sempre più diretti, guerre aperte si evolve questa quarta parte di La Casa di Carta montando come una marea fragorosa che prende ogni cosa distruggendola.
La Casa di Carta – Parte 4: Il pericolo è ovunque
Lo si è già detto nella recensione dei primi cinque episodi: la vita dei protagonisti di La Casa di Carta è in bilico, è appesa ad un filo, lo è sempre ma in questi ultimi episodi della quarta stagione ciò è ancora più evidente. Ci sono e poi non ci sono più, basta non essere attenti, essere concentrati sulla porta e non alle proprie spalle. Accade questo a Nairobi – rimasta sola in quel momento perché la squadra sta rincorrendo Gandìa -: l’arma diretta alla porta, bloccata sulla sedia a rotelle dopo l’intervento subito, non si accorge che da un’apertura sul soffitto si sta calando Gandía. Nairobi è in pericolo, la squadra lo sa, basta un colpo di pistola, e tutto può cambiare; la mossa della guardia è usare come esca la donna, in realtà è la seconda esca perché l’agente ha già rapito e portato in un luogo segreto Tokio.
Perdono pezzi e, di perdita in perdita, il corpo/banda è sempre più fragile e il nemico lo sa. Tokio è stata rapita, Lisbona è in mano della polizia, Nairobi viene inchiodata alla porta come una donna vitruviana con il volto che sbuca dalla porta in modo che gli altri della banda possano vederla. Gandìa vuole colpire al cuore e sa che il loro punto debole è proprio il legame che li tiene uniti.
Si soffre durante queste puntate perché Nairobi è uno dei personaggi più forti di questa serie e lo si capisce fin da subito che per lei sarà difficile resistere ai colpi della sorte e del crudelissimo Gandìa che picchia, infligge ferite a colei che è già fragile a causa del colpo di pistola – sparato a tradimento. Vive o muore la donna? Lo si scopre verso la fine della stagione ma ciò che è evidente è che quello da lei patito sarà un calvario e lo sarà anche per i suoi compagni a lei tanto legati.
La Casa di Carta – Parte 4: forse (non) è il tempo del matriarcato
La Casa di Carta è anche una guerra tra generi: ci sono i maschi che organizzano, sparano, mettono sotto scacco e poi ci sono le donne che vorrebbe essere a capo della banda, che mettono gli uomini in riga e quando è il momento prendono le redini del “gioco” e dimostrano di essere più razionali – pensiamo al ruolo di Stoccolma che, mentre tutto crolla, impartisce gli ordini per rimettere in piedi le cose.
Appare chiaro, per le donne di La Casa di Carta sono tempi duri; non è il tempo del matriarcato, come credeva Nairobi, anzi. Sembra che questi uomini tentino di metterle all’angolo, distruggerle e questo perché le donne sono coraggiose, libere – non si fanno mettere i piedi in testa, Stoccolma lascia Denver perché non lo riconosce più, Tokio è consapevole della sua bellezza e dell’ascendente che ha sugli uomini e usa se stessa e loro –, sicure, pronte a rischiare per un’amica, ribelli, forti, energiche, non hanno paura dei maschi, li combattono da pari. Questa guerra – Nairobi e Tokio avevano giocato un brutto “scherzo” a Gandìa riuscendo a penetrare nella Banca – però non può non avere conseguenze e infatti le due vengono legate, imprigionate, limitate nel loro spazio vitale.
Gandìa è una bomba esplosiva, umilia, stringe a sé quelle donne che hanno minato la sua virilità e vuole distruggerle, come in realtà vuole distruggere l’intera squadra. Prende Tokio la nasconde al gruppo perché sa che andranno a cercarla, “mette in croce” Nairobi perché sa che avrebbero fatto qualunque cosa per riaverla tra le loro fila.
La stessa cosa accade a Sierra, ispettrice cinica e terribile, che viene gettata in pasto alla stampa – nel momento in cui il Professore fa girare le immagini delle torture che la Polizia ha inflitto a Rio – dal collega perché come avviene nelle storie migliori è meglio lanciare in pasto una donna che non prendersi le proprie responsabilità ma la donna non ci sta e racconta la verità più cruda mettendo in cattiva luce se stessa e l’intero corpo di polizia. Dunque è inevitabile che Sierra inizi ad indagare da sola sul Professore per stanarlo e riprendersi così la gloria che il corpo della Polizia le ha tolto.
La Casa di Carta – Parte 4: il Professore si rimette in carreggiata
“Non penso con lucidità perché ho stretto troppi vincoli relazionali, prima avevo una banda con nomi di luoghi di città ora potrei avere un figlio”
A guardare tutto, crollando miseramente in prima istanza tra lacrime e sensi di colpa, c’è il Professore che cerca di mettere a posto la situazione per quanto possibile. Ha molto da perdere, infatti si prefigge di riavere Lisbona, far uscire i suoi dalla Banca, vincere su tutta la linea; ma è più difficile di quanto possa pensare. Il nemico è rabbioso, ha la bava alla bocca, attacca e si fa sempre più crudele e desideroso di addentare la preda. Il desiderio di vendicarsi di chi li ha colpiti al cuore (Gandía e la Polizia) è forte ma bisogna usare la ragione e servirsi di ogni mezzo per avere la meglio.
L’uomo decide che deve mettere da parte i sentimenti, smettere di pensare al dolore, all’amore o per meglio dire far diventare tutto questo carburante per riuscire. Freddo, glaciale, costruisce il nuovo piano minuziosamente, fase per fase. Dimostrare al mondo chi è la Polizia, chi sono Sierra e Prieto, in questo modo si rigenera quella forza rivoluzionaria che è stata fondamentale per la squadra della prima stagione: la resistenza è tornata. La finta esecuzione di Lisbona, il trattamento riservato a Rio, la triste storia di Nairobi sono elementi forti, utili a creare un pubblico inneggiante alla banda, che disprezza le forze dell’ordine e il governo.
“Questo è un messaggio per la Resistenza. La polizia ha iniziato una campagna per screditarci. Sono loro quelli che usano la violenza come unica moneta. Che hanno sequestrato, torturato, molestato molti di noi. Che hanno osato usare un bambino come esca. Non possono fare altro che mentire, perché anche avendoci attaccato con tutto quello che avevano, non hanno ottenuto nulla. Non lasciate che v’ingannino. Vogliamo che la verità venga fuori. Per Nairobi. Per Lisbona. Per la verità”
Il Professore è tornato o forse è impossibile che ci sia di nuovo quell’uomo anaffettivo che non sapeva cosa fosse l’amore. Nairobi “con la scure della Morte addosso”, i compagni in guerra, la donna che ama in mano ai nemici lo fanno soffrire come lame affilate nelle carni ma deve essere lucido, machiavellico e spietato. Nonostante ciò l’uomo non si accorge che Sierra sta facendo il gioco del gatto col topo.
La Casa di Carta – Parte 4: una serie riuscita
La narrazione si fa sempre più tesa e lo spettatore lo sente: il cerchio si stringe e i nostri cadono, piangono, reagiscono si disperano. L’emozione c’è, sale di secondo in secondo, si fa pugno nello stomaco e non mancano le lacrime in questa quarta parte della serie. Uno dei pregi di una serie come La Casa di Carta è sicuramente quella di creare un legame strettissimo con il pubblico che ha il cuore spezzato ogni qual volta uno dei suoi beniamini rimane ferito in battaglia.
Il mondo è perfettamente diviso ci sono Rio, Denver, Nairobi, Palermo, Stoccolma, Helsinki, Lisbona, Bogotà e poi ci sono gli altri, i “cattivi” che dovrebbero essere i cosiddetti buoni ma lo spettatore si schiera fin da subito senza se e senza ma. Noi siamo con le tute rosse e le maschere, siamo lì a tenere la testa di Nairobi, a dare man forte a Lisbona, ad aiutare il Professore a ricostruire il piano da zero con degli uomini nuovi.
Questa quarta parte di La Casa di Carta sorprende e addolora per la portata di alcuni eventi e riesce a colpire ancora una volta. Si comprende dal cliffhangher della quarta stagione che la prossima si preannuncia essere piena di colpi di scena.