La coppia quasi perfetta: recensione della serie britannica Netflix
La recensione della serie fantasociale britannica creata da Howard Overman a partire dal libro omonimo di John Marrs. Disponibile su Netflix dal 12 marzo.
Amare ed essere amati non è ciò che desideriamo tutti? Non è la prerogativa di noi esseri umani? Esiste il vero amore, quello che non conosce confini, nazionalità e razza? E soprattutto come si trova? A tutte queste domande prova a dare delle risposte Rebecca Webb, genetista e CEO fondatrice di un’azienda di tecnologia che ha messo a punto un software che usa un semplice test del DNA per identificare l’anima gemella in maniera inequivocabile: è sufficiente infatti un solo capello per essere accoppiato con l’unica persona di cui è geneticamente garantito il colpo di fulmine. Detta così i propositi sembrano buoni e nobili, con i risultati positivi che non tardano ad arrivare, tant’è che grazie a questo sistema milioni di persone a tutte le latitudini sono state abbinate. Ciò ovviamente ha dei pro e dei contro: se da una parte le possibilità di andare incontro a rapporti extra-coniugali sarebbero molto più basse e chiunque raggiungerebbe con meno difficoltà la felicità, dall’altra molte relazioni e matrimoni non duraturi avrebbero le ore contate.
La coppia quasi perfetta: l’amore non è più una questione di cuore ma di genetica
Dunque non sarebbe più una questione di cuore, bensì di scienza, con quest’ultima che sembra dare ragione alla protagonista e allo staff che l’ha aiutata a sviluppare e a finanziare l’ambizioso e rivoluzionario progetto. La storia però ci insegna che quando viene chiamata in causa la genetica e la scienza in generale le cose non vanno mai come dovrebbero, se poi ci si mettono anche le questioni di cuore, allora gli effetti collaterali non tardano ad arrivare. Del resto al cuor non si comanda e a questo punto nemmeno a quello che c’è scritto nel DNA. Ed è il loro manifestarsi la materia narrativa su e intorno al quale ha preso forma e sostanza la vicenda raccontata in La coppia quasi perfetta, la serie fantasociale britannica creata e scritta da Howard Overman, partendo dalle pagine del bestseller del 2018 di John Marrs dal titolo The One. Tutto all’inizio è rose e fiori, dando così ragione a Rebecca e al sistema che ha inventato e che sta fruttato alla Società che la vede al comando palate di dollari. Ma tutto ha un prezzo e tutti hanno degli scheletri nell’armando con i quali fare i conti, compresa lei, chi la circonda e i milioni di utenti che hanno scelto di farsi abbinare. Ben presto le conseguenze dell’amore nel senso letterale del termine e le falle nascoste nel software verranno a galla, innescando una vera e propria reazione a catena.
La coppia quasi perfetta: una guerra senza esclusione di colpi bassi, tradimenti, gelosie, ricatti e violenze
La coppia quasi perfetta diventa così il campo di battaglia di una guerra senza esclusione di colpi bassi, tradimenti, gelosie, ricatti e violenze. L’intreccio tra le dinamiche delle coppie chiamate in causa e le vicissitudini legali di Rebecca entrano in rotta di collisione quando il cadavere di un testimone scomodo viene ripescato dalle acque del Tamigi. A quel punto s’innescano sia la trama mistery che quella poliziesca con due agenti che cercano di scoprire la verità sulla vittima e sul carnefice. Verità, questa, che se raggiunta potrebbe mandare in pezzi il lucroso business legato al software. Motivo per cui l’ambiziosa e instabile CEO proverà in tutti i modi a impedirlo. Depistaggi, omicidi sospetti e sparizioni di prove, diventano le “armi di distrazione di massa” con le quali la donna porta avanti questa battaglia per la conquista del potere, dietro il quale ruotano interessi economi altissimi e la stabilità nelle relazioni sentimentali di altrettante coppie. Una guerra, quella che si consuma dentro e fuori dai piani alti dell’azienda e nei salotti di alcuni appartamenti londinesi, che prima di avere dei vincitori e dei vinti avrà bisogno di otto episodi da 45 minuti cadauno, rilasciati su Netflix a partire dal 12 marzo.
Il peso cronometrico dei capitoli di questo romanzo criminale in odore di delitto con castigo si farà sentire
Al momento di tirare le somme, infatti, il peso cronometrico dei capitoli di questo romanzo criminale in odore di delitto con castigo, si farà sentire. La fruizione ne risente moltissimo, con lo spettatore che dovrà subire passivamente il ritmo blando con il quale la scrittura tesse e sbroglia la matassa gialla. Il fastidio viene dai tentativi palesi di dilatare il più possibile eventi che avrebbero diversamente richiesto sviluppi inferiori in termini di timing. Il tutto pur di allungare il brodo e accumulare minuti per la composizione dei singoli episodi. Un brodo che tra l’altro nel frattempo si è andato raffreddando e restringendo, perdendo di interesse e di sapore.
Mentre negli uffici di Netflix si decideva la data di rilascio di La coppia quasi perfetta, più volte rinviata da ottobre del 2020 per via dello scoppio della pandemia che ha scombinato i piani di produzione, le altre piattaforme ed emittenti non sono state lì a guardare. Le uscite di altri serie che trattano più o meno lo stesso tema come la francese Osmosis o l’americana Soulmates, l’hanno di fatto battuta sul tempo, scippandogli sotto il naso le linee guida di un’idea potenzialmente coinvolgente. Le non poche analogie riscontrate hanno fatto calare l’interesse nei confronti della storia e dei personaggi della serie di Overman, creando nella mente di chi la guarda una forte sensazione di déjà-vu. Tutto o gran parte finisce con il sembrare prevedibile e già visto, influendo negativamente anche sul lavoro davanti e dietro la macchina da presa, dove tra l’altro hanno operato in maniera qualitativamente apprezzabile attori e registi dai cv degni di nota, tra cui una convincente Hannah Ware nei panni di Rebecca Webb.