La cuoca di Castamar: recensione della serie spagnola su Netflix
Inutile negare che Bridgerton ha fatto tornare in voga la voglia di perdersi nelle storie dei grandi amori in costume. Siamo certi infatti che il filone troverà sicuramente ancora fortuna e arricchimento nelle gallerie Netflix e La cuoca di Castamar si candida per esserne un nuovo esponente.
Elegante e intrigante in tutti i suoi dodici episodi da poco più di 40 minuti ciascuno, la serie è curata in ogni particolare, dalla scenografia ai colori, dalla sceneggiatura ai personaggi e riesce nell’operazione nobile di far emergere, in un racconto in costume, dei temi universali che entrano in connessione con il background emotivo dello spettatore moderno. E questa volta, non solo parlando d’amore.
La cuoca di Castamar: trama della serie spagnola su Netflix
Madrid, 1720.Clara Belmonte (Michelle Jenner), un tempo nobile, dopo aver fatto i conti con il suo presente, quello che ha visto allontanarla da suo padre medico accusato di tradimento, comprende che deve ricominciare una nuova vita e trasformare quel presente in passato. Arriva così al ducato di Castamar, dove emerge la sua grande passione, la cucina, che diventa così il suo lavoro. Immediatamente Clara spicca rispetto a tutte le altre cameriere, sa farsi benvolere anche per la sua capacità di aiutare sempre gli altri e spesso risolvergli qualche problema.
Ma la ragazza ben presto si farà notare anche dal duca Don Diego de Castamar (Roberto Enríquez), che dopo la morte della mogli non riesce a guardare altra donna come sua possibile compagna di vita. Solo Clara inizia a risvegliare in lui emozioni assopite, che purtroppo per la loro distanza sociale non possono evolversi in alcun modo. Alcuni eventi però li avvicineranno inaspettatamente sconvolgendo e unendo le loro vite.
Corrispondenze nascoste tra amore, vita e cucina: l’ingrediente segreto de La cuoca di Castamar
Tratta dal romanzo omonimo di Fernando J. Múñez, alla base de La Cuoca di Castamar c’è il piacere di raccontare una storia, con l’unico desiderio di perdersi nelle sfumature e cercare assonanze segrete tra un tempo lontano, in costume, e il nostro tempo presente. Un percorso che in dodici episodi viene strutturato con un ritmo sicuramente graduale – spesso un’azione, un evento, si snoda o si complica nell’arco di due episodi -, ma che in tal modo non lascia nulla al caso. I personaggi chiave de La cuoca di Castamar sono diversi, e dal più cattivo a quello più buono, sono ritratti con credibilità, mossi fino alla fine ciascuno da un unico desiderio: trovare il proprio posto nel mondo. Ciascuno secondo la propria indole sceglie come esercitare tale diritto.
Una tematica questa che rende la serie particolarmente moderna e che va al di là del mostrarci quelle arretratezze sociali di pensiero e visione che ormai la cinematografia in costume, tra verità e romanzo, ha sempre messo in scena giocando sul contrasto ieri-oggi. Da punto di vista meramente tecnico infatti la serie si rivela una piacevole sorpresa: la fotografia anticata, la grazia della stessa protagonista che ricorda tanto quella de La ragazza con l’orecchino di perla, rimandano ad un mondo che a noi appare lontano, fino a quando gli eventi le fanno pronunciare con un linguaggio forbito pensieri e sentimenti di estrema contemporaneità. La cocinera di Castamar infatti è uno scrigno antico all’interno del quale potremmo custodire fotografie e scritti che rimandino al nostro presente.
Una storia d’amore d’altri tempi, dalla disarmante semplicità
Un altro dettaglio che contribuisce a creare una sorta di ritualità in ogni episodio, quasi a creare un linguaggio segreto con lo spettatore, è la corrispondenza tra amore, vita e cucina, raccontata dalla protagonista con la stessa passione che oggi ne ha fatto un vero e proprio culto: nel mezzo o verso la fine di un episodio la voce fuori campo di Clara spiega come un ingrediente o le fasi di una ricetta somiglino alle dinamiche che muovono le persone, alle cause e alle conseguenze delle loro scelte, o semplicemente alle loro emozioni.
E a proposito di emozioni, l’amore tra i due protagonisti spicca su tutti gli altri, è il più lento a realizzarsi pienamente ed è uno dei pochi nella serie a non sublimarsi nell’erotismo. La sua semplicità e il suo non ricorrere mai ad eccessive manifestazioni drammatiche o da Sturm und Drang in cui spesso il genere rischia di inciampare, ci ricorda che una storia d’amore sofferta riesce ad essere meravigliosa anche senza troppe scene da fuoco d’artificio. E la prima scena tra Clara e Diego in cucina, al lume di candela, nel cercare di capire con timidi sguardi come riuscire a fare la pasta da zucchero, vale tutta la loro storia d’amore. L’ingrediente segreto? Sarà scontato, ma vale sempre la pena ricordarlo: la semplicità.