La foresta: recensione della serie TV Netflix
La recensione de La foresta (La Forêt), la serie francese è disponibile su Netflix ed è diretta da Julius Berg, con Samuel Labarthe e Suzanne Clément
La foresta: la serie Netflix disponibile dal 29 giugno
Approda su Netflix La foresta, serie tv crime francese, che per sei puntate ci traghetta in una piccola realtà delle Ardenne con la sua quotidianità e il suo mistero, tra ragazze scomparse, una comunità piena di segreti e personaggi criptici che renderanno l’indagine della polizia sempre più ardua da svellere. Con il proseguire della serie l’andamento delle investigazioni diventa sempre più concitato, creando nella coscienza delle persone la paura e il dubbio che potrebbe celarsi un essere disturbato, malato e pericoloso dietro il volto di un cittadino qualunque.
La sceneggiatura colloca con attenzione dettagli e piccoli indizi all’interno della narrazione, che riescono a mantenere il dubbio e l’intrigo fino alla fine. Ogni puntata rivela una piccola parte, fondamentale, per poter risolvere i misteri che circondando tre amiche, Jennifer, Maya e Oceane, che a loro volta affondano i drammi nelle rispettive famiglie, ognuna della quali è infelice a modo suo. All’interno di queste famiglie cresce la consapevolezza che i rapporti tra figli e genitori spesso siano più complessi e fragili di quanto non si pensi, e la serie è attenta a porre l’attenzione proprio su questa tematica, ovvero la vicinanza, la scoperta di una necessità, di una debolezza da parte dei genitori verso i figli.
Un racconto pieno di misteri tra ragazze scomparse e una foresta minacciosa
La foresta è una serie che ha la particolarità di veicolare messaggi differenti facendo sempre altro, una serie che non è solo crime, ma anche un dramma familiare, un racconto stratificato che confonde, stravolge proprio quando sembra poter chiarificare il proprio tracciato narrativo. Dal punto di vista recitativo le esibizioni degli attori sono ineccepibili, convincono e riescono a catalizzare l’attenzione anche quando la storia rischia di peccare di inerzia, ma fortunatamente succede di rado. Un altro punto a favore della serie sono inevitabilmente le location, gli spazi visivi sono spesso ispiranti, ma anche intimidatori, claustrofobici, un racconto degno del nome che porta.
Con solo sei episodi La foresta riesce a raccontare con vigore una storia muovendosi rapidamente, non ci sono sbavature o ridondanze mentre introduce i personaggi principali, mentre mostra il mistero che attanaglia una cittadina apparentemente tranquilla, dalle ragazze scomparse, alle famiglie, dai poliziotti agli abitanti. Questa velocità nel trattare alcuni punti della storia va a minare a volte lo sviluppo dei personaggi, un dinamismo che viene però adeguatamente equilibrato, se la trama non fosse stata coinvolgente.
La foresta riesce a mantenere il dubbio e l’intrigo fino alla fine
Però uno dei personaggi, più di tutti, sembra perdersi nel cuore della propria storia, ed è probabilmente l’aspetto più sconcertante della serie: il personaggio di Eve Mendel, che sarebbe dovuto essere il nocciolo, la chiave della trama, è profondamente deludente, non si interseca in maniera coerente con il resto della storia, resta sempre isolata, sembra sempre procedere parallelamente al resto dei personaggi e al resto del racconto.
Eve viene presentata come una donna particolarmente difficile, con un passato oscuro e un legame speciale con la foresta. Una donna misteriosa, selvaggia, solitaria che compie un viaggio interiore, una donna diffidente con le persone, tranne che con i suoi studenti con cui vive una connessione particolare, tant’è che sarà la prima a percepire il malessere di alcune di loro. Proprio per questi motivi, raffrontarsi con una narrazione che non rende giustizia ad un personaggio così interessante diventa sconfortante.
La foresta, nonostante tutto, riesce almeno a mantenere l’intrigo e il dubbio fino all’episodio finale, rispondendo a tutte le domande cruciali che vengono sollevate sin dall’inizio, regalando un finale semplice ma appropriato. Chiaramente ciò che questa serie realizza non è assolutamente qualcosa di unico, non è una storia mai vista prima d’ora, forse perché in ultima analisi manca quel quid, quel je ne sais quoi che avrebbe aiutato a trasformare La foresta da dramma familiare di provincia a crime poliziesco dall’impatto notevole.