La legge di Lidia Poët – Stagione 2: recensione della serie TV con Matilda De Angelis
Dal 30 ottobre 2024 è disponibile su Netflix la seconda stagione di La legge di Lidia Poët, presentata alla Festa del Cinema di Roma nell’ambito della sezione Alice nella Città. “La prima avvocata italiana”, ancora interpretata da Matilda De Angelis, mira più in alto in questo nuovo ciclo di sei episodi. Lo spettacolo creato da Guido Iuculano e Davide Orsini continua a raccontare la storia di questa figura realmente esistita, tra realtà e fiction, sempre con l’obiettivo di raccontare tematiche legate all’emancipazione femminile.
La legge di Lidia Poët – Stagione 2: l’avvocata non si piega e combatte per l’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne sul lavoro
A Lidia non è concesso di fare l’avvocato per una legge scritta dagli uomini, perciò stavolta mira più in alto: vuole cambiarla. Infatti, mentre continua a collaborare con il fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), affrontando nuovi casi e battendosi per i diritti delle donne, vuole convincerlo a candidarsi in Parlamento per far sì che la sua legge trovi finalmente voce. Intanto la protagonista ha chiuso completamente con le questioni sentimentali, tanto più con Jacopo (Eduardo Scarpetta) responsabile di aver venduto la villa di famiglia e in rotta di collisione con tutti i Poët. Ma i due sono costretti a rivedersi per condividere – loro malgrado – un’indagine segreta che li riguarda, e così riscoprono la complicità e il divertimento che da sempre li lega. Ad ostacolare Lidia in questa seconda stagione è il nuovo Procuratore del Re, Fourneau. Un uomo delle istituzioni che inaspettatamente tratta l’avvocata come sua pari, spingendola a interrogarsi sul rapporto complesso e contraddittorio che ha con i sentimenti e sul costo della rinuncia personale che sta sostenendo in nome dei suoi ideali. Nelle sei nuove puntate l’avvocata continuerà a scompigliare senza soluzione di continuità i tasselli di questo mondo costruito dagli uomini per gli uomini, spiazzando l’avversario con assoluta genialità, acume ed ironia.
La storia funziona grazie alla spassosa rappresentazione del rapporto di Lidia con suo fratello Enrico
Si conferma brava Matilda De Angelis nei panni di una Lidia meno visionaria e più vulnerabile rispetto alla prima stagione ma più interessante proprio per questo. Bravo anche Pier Luigi Pasino, che nello show è Enrico, il fratello della protagonista: un personaggio senza il quale verrebbe a perdersi la grande potenza di questa storia che sta tutta nel solido e spassoso legame tra un fratello e una sorella. Al di là di un manifesto politico sui diritti per le donne, si potranno vedere abiti scintillanti, balli pomposi e nuovi e vecchi amori ma soprattutto le contraddizioni di una donna in lotta tra la ricerca di una propria autonomia e un bisogno, più profondo, d’amore. Le spettatrici meno romantiche, poi, potranno godersi quelle spiritose dinamiche familiari che sono l’elemento peculiare dello spettacolo. A tal proposito sottolineiamo il peso del colosso Bridgerton sulla serie italiana, che peraltro si pregia di una buona fotografia capace di valorizzare le espressioni dei volti protagonisti, i particolari dei loro abiti (che rafforzano spesso le caratteristiche e l’impatto visivo dello spettacolo), le splendide location torinesi che fanno da cornice al plot. Buono è anche il lavoro di regia (Letizia Lamartire, Matteo Rovere, Pippo Mezzapesa).
La legge di Lidia Poët – Stagione 2: valutazione e conclusione
La trama della seconda stagione non ha la vivacità dei primi episodi della serie tv: sono meno interessanti i casi raccontati e meno elettrizzante è il gioco dei colpi di scena. Chi guarda avrà più tempo però per notare le belle location, i costumi e le acconciature. O di perdersi negli intrallazzi amorosi di Lidia. Per queste ragioni La legge di Lidia Poët 2 piacerà moltissimo a chi cercherà intrattenimento e non un impegno psicologico: in conclusione continuerà a regalare momenti di spensieratezza e spunti interessanti a chi saprà coglierli.