L’alta stagione: recensione della serie TV brasiliana su Netflix
Dal 21 gennaio 2022 un nuovo teen-drama firmato Netflix. L’alta stagione è il racconto di un’estate brasiliana vissuta, fra segreti e realizzazioni interiori, dallo staff di un esclusivo resort vacanziero.
La bella stagione è ahinoi lontana, ma per assaporare un po’ di estate arriva in aiuto Netflix, proponendo nel catalogo digitale a partire dal 21 gennaio 2022 la nuova serie in otto episodi L’alta stagione – Temporada de Verão nel suo titolo originale. Diretta tutta al femminile dal duo Caroline Fioratti e Isabel Valiante, il teen-drama girato nel comune di Ilhabela nella capitale San Paolo, rintraccia visibili assonanze con la serie nostrana andata in onda per due stagioni Summertime, ricalcandone ambientazione estiva e intrecci sentimentali.
L’alta stagione: la sinossi del nuovo teen-drama vacanziero su Netflix
Di nuovo, ma approdati in un resort paradisiaco affacciato sull’Atlantico, un gruppo di adolescenti alle prese con i saltuari lavoretti estivi e, per alcuni di loro, con la prima vera prova di lontananza dai genitori. Ai veterani Marília (Cynthia Senek), Miguel (André Luiz Frambach) e Diego (Jorge López) lo staff dell’Hotel Maresia affianca i novellini Conrado (Maicon Rodrigues), Yasmin (Gabz) e Helena (Giovanna Rispoli), pronti, più o meno, ad apprendere le tecniche dell’hôtellerie, destreggiandosi nell’accoglienza al banco del check-in, nelle tante attività d’intrattenimento e nella preparazione di eventi, tra cui la prima festa in grande della stagione, quella che saluterà Catarina (Giovanna Lancellotti), giovane e promettente figlia dell’élite del paese in partenza per un master, che proprio quella sera vedrà il mondo capovolgersi.
Percorsi e soggettività esemplari, ognuno con le proprie tribolazioni giovanili, L’alta stagione offre uno spaccato generalista e generalizzato sui nati post duemila in una terra d’innegabile fascino tropicale come quella del Brasile, indirizzandosi specificatamente verso un pubblico di coetanei già fedelissimi del genere teen. La serie, che avrebbe tutte le carte in regola per intrecciare un percorso privilegiato con i moti ondosi e tensivi degli spettatori a casa, capta le più superficiali declinazioni della Generazione Z, proponendo personalità, temperamenti e condizioni sociali che vanno dai più introversi ai più arditi, facendole convogliare in un viaggio d’esperienza in cui frugalità e abnegazione diventano i presupposti concreti di crescita e cambiamento.
L’estate addosso: la serie carioca fatica a restituirci la voglia d’estate, sfuggendo a un ritratto più articolato e interessante della generazione contemporanea
È al risultato finale tuttavia a mancare di una dose essenziale di particolarità e riconoscibilità, appiattendosi già nei primi episodi in un racconto scontato di segreti e flirt amorosi, di scoperte d’orientamento sessuale e cuori spezzati, bugie a fin di bene e legami traballanti. La scrittura, curata da un folto gruppo di autori infatti, non restituisce alcuna gravità agli approcci umani e sentimentali di sette giovani costretti a convivere, scoprendosi entità in divenire, affacciati per così poco all’età adulta.
La bellezza suadente dell’estate e, ancor più, della spiaggia carioca in cui i protagonisti vivono e si muovono, ricorda quella di una cartolina ritoccata in post-produzione: il mare incornicia di passaggio l’alternarsi frammentario dei singoli giovani, spesso l’edificio esterno pecca di una ricostruzione fittizia visibile anche ad occhio meno esperto. Le location e la fotografia, dunque, abbozzano le risorse naturali della terra da cui traggono spunto, e l’operazione visiva di un lavoro inteso soprattutto alla rievocazione sensoriale della calura, della salsedine, della brezza serale e dei colori inconfondibili della stagione più attesa dell’anno, qui diventano mera scenografia da background.
Delude e non colpisce il teen-drama brasiliano, soprattutto non incoraggiano ad appassionarsi le singole storie personali, l’approccio agghindato e confezionato del paesaggio naturale; l’inesplorato scavo interiore dei caratteri; la mancata celebrazione di un binomio eterno, quello della malinconia mista a sfrenatezza tipica del mese di agosto che per molti, per chi è stato adolescente, ha racchiuso momenti unici ed eterni d’introspezione e condivisione.