L’altra Grace (Alias Grace): recensione della miniserie Netflix
L'altra Grace è una miniserie tratta da un romanzo di Margaret Atwood e non stavate aspettando altro: ecco la nostra recensione dello show Netflix
Sembra esserci una costante nei racconti ambientati nello squallido diciannovesimo secolo: la crudeltà dell’uomo. L’essere umano è spietato per davvero, sporco, lercio dentro e fuori. Gli abiti fangosi riflettono un’animo altrettanto insozzato, costretto dalla natura maligna e da una società tifoide a combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere. La condanna finale, poi, è l’essere nata donna in un mondo di uomini malvagi e avere come unico scopo in quella squallida vita di appagarli. Come cameriera, come moglie, come amante. Ma è proprio quando questo meccanismo si rompe, che l’uomo deve avere paura: le donne possono trasformarsi negli esseri più crudeli in assoluto. Nell’ultimo anno, il grande pubblico ha scoperto che nessuno racconta meglio tutto ciò della scrittrice Margaret Atwood, autrice di The Handmaid’s Tale (I racconti dell’ancella) che, adesso, vede un altro suo romanzo trasformarsi in immagini: L’altra Grace (Alias Grace).
La trasposizione – che prende la forma di una miniserie in sei episodi – è diretta da Mary Harron (American Psycho) ed è stata trasmessa per la prima volta il 25 settembre su CBC Television. In Italia ce la porta Netflix, che l’ha inserita nel suo catalogo il 3 novembre. Racconta la storia della giovane Grace Marks imprigionata nel 1843, forse ingiustamente, per l’omicidio del suo datore di lavoro Thomas Kinnear e della domestica (e amante) incinta di Kinnear, Nancy Montgomery. La ragazza venne condannata al carcere a vita, mentre il tuttofare e stalliere James McDermott, esecutore materiale del delitto, viene condannato a morte e impiccato. Nonostante le prove che la inchiodano siano inconfutabili, Grace sostiene di essere innocente. La storia si ispira a fatti reali, ma al contrario della realtà – dove la Marks fu liberata dopo 29 anni – in L’altra Grace la protagonista trova un alleato nello psichiatra Simon Jordan, incaricato di dimostrare la sua innocenza.
Nel cast ci sono Sarah Gadon (22.11.63), Edward Holcroft (Kingsman – Il cerchio d’oro), Zachary Levi (Chuck, nuovo protagonista del film DC Shazam!), Paul Gross (La versione di Barney) e Anna Paquin (True Blood, The Irishman).
L’altra Grace: la letteratura della crudeltà e della psicosi
L’altra Grace sfrutta fino in fondo la sua origine romanzesca e i dialoghi trasposti da Sarah Polley (sceneggiatrice anche del film Take This Waltz con Seth Rogen e Michelle Williams) dalle pagine allo schermo, mantengono quella natura letteraria che dona alla serie credibilità e un fascinoso magnetismo che solo i testi ben scritti possono dare. Nelle descrizioni, nelle discussioni interiori e tra i personaggi, ogni parola è studiata e inserita con attenzione. Indicativo è uno dei monologhi iniziali dove la protagonista analizza ossessivamente la parola “assassina”, il suo suono, il suo significato, il fruscio delle lettere come un vestito che tocca il pavimento di legno.
A contrastare la potenza delle parole, che nella serialità sono sempre fondamentali per non lasciare spazio alla mera spettacolarità, c’è la debolezza della sua protagonista che, spesso, ci risulta poco credibile. La sua non è una cattiva interpretazione, ma non regge il confronto con quello che L’altra Grace potrebbe essere. E questa potenzialità è palese quando si guarda all’attenta regia della Harron che ci racconta la vita dei suoi protagonisti attraverso i bottoni e fili di cotone, attraverso il buio, i dettagli degli stipiti di legno e gli sguardi di disapprovazione. La vita della giovane Grace e quella onnipresente crudeltà sono uno sfondo perfetto per l’abilità della regista nel catturare il dolore la verità.
L’altra Grace è un essere intrigante, che fa dubitare delle proprie sicurezze e fa immaginare ogni possibile futuro risvolto. La miniserie racconta un thriller dai toni psicotici e oscuri, travolgendoci con la sua cruda sincerità. La vita della protagonista è un insieme di allegorie e avvenimenti preparatori a quella che sarà la sua condanna finale: una vita da prigioniera fisica e morale, vittima delle proprie azioni e, ironicamente e contemporaneamente, della proprio immobilità. L’altra Grace è una serie che dovreste vedere senza perdere troppo tempo perché, in fondo, non stavate aspettando altro.