L’amica geniale 2 – Storia del nuovo cognome: recensione della serie TV
La recensione de L’amica geniale 2 - Storia del nuovo cognome, una narrazione al femminile, vera e senza filtri.
Si è conclusa con un boom di ascolti la seconda stagione de L’amica geniale: Storia del nuovo cognome. Un successo che eguaglia la prima parte della serie tratta dal best seller di Elena Ferrante con quasi 7 milioni di spettatori pari al 28% di share per le ultime due puntate andate in onda in prima serata su Rai1. La serie evento che ha conquistato una platea internazionale ha confermato la qualità di una produzione che vede in collaborazione Rai Fiction con HBO Entertainment, The Apartment, Wildside, parte di Fremantle e Fandango. Le vicende di Lila Cerullo (Gaia Girace) ed Elena Greco (Margherita Mazzucco) in Storia del nuovo cognome – diviso in otto capitoli, Il nuovo cognome, Il corpo, Scancellare, Il bacio, Il tradimento, La rabbia, I fantasmi, La fata blu – sono state di nuovo dirette da Saverio Costanzo, che ha firmato anche la sceneggiatura con Elena Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci, al quale si è affiancata la regista Alice Rohrwacher negli episodi 4 e 5.
L’amica geniale. Storia del nuovo cognome – Messa in scena elegante per una narrazione veritiera
Un risultato sempre di altissimo livello quello di Costanzo e della Rohrwacher che ha diretto le suggestive puntate girate a Ischia, una messa in scena elegante e curata nei minimi dettagli per una narrazione, nel rispetto del romanzo, autentica e senza filtri senza scadere mai nella morbosità come nella straziante scena dello stupro di Lila da parte di Stefano la prima notte di nozze o nel rapporto sessuale fugace tra Elena e Donato Sarratore, padre di Nino.
Le due “amiche geniali” crescendo si trovano alle prese con gli ostacoli insormontabili che l’essere donna in una società retrograda e patriarcale pone loro d’avanti. Sono gli anni ’60 in una Napoli tutta rinchiusa in un rione soffocante dal quale il progresso e la rivoluzione che arriveranno alla fine del decennio sembrano ancora più lontani. Lila è la sposa ribelle e infelice di Stefano Carracci che si è rivelato il “degno” erede del padre Achille, Elena continua a studiare, sempre persa in quell’inquietudine che sembra non doverla abbandonare mai, nel suo rapporto ambiguo con l’amica Lila, verso la quale alterna momenti di grande trasporto a periodi di repulsione. Come quando prova il gusto amaro del tradimento quando Lila le porterà via senza troppi scrupoli proprio il suo grande amore Nino Sarratore.
In questa seconda stagione Lila acquista sempre di più la consapevolezza della sua condizione da disgraziata, vittima delle violenze del marito e di un’esistenza mediocre nel rione, lei che, come le dirà la maestra Oliviero nella penultima puntata I fantasmi, era “destinata a grandi cose”. Così cerca in tutti i modi di scacciare via il pensiero di quella vita che avrebbe potuto avere deridendo le amicizie colte di Elena, autoconvincendosi che quel mondo non avrebbe fatto per lei. Ma la passione prende il sopravvento su Lila che appena torna a sfogliare un libro riscopre la vera sé, la bellezza del sapere. Un sapere, un fascino che ritrova tutto nell’intellettuale Nino che le farà vivere tutta la gioia dell’amore, della giovinezza spensierata in una troppo corta estate da adultera a Ischia.
L’amica geniale – Storia del nuovo cognome: la forza delle donne
La forza di questo affascinante romanzo di formazione sta nel non risparmiare nulla alle sue protagoniste, a non edulcorare niente dell’infanzia e della giovinezza di queste “piccole donne”. È la bellezza spesso straziante de L’amica geniale, la bellezza della realtà anche quella più cruda: Elena Ferrante non ci racconta la storia trita di un’amicizia speciale tra due ragazze che crescono insieme. La misteriosa scrittrice ci narra, invece, senza filtri, lo stupro, la violenza, il dolore che solo il tradimento da parte di un’amica può darti, la paura, il peso insostenibile sulle spalle delle donne, una vita di rinunce perché lo hanno deciso gli altri: la famiglia, la società. Lo si legge tutto nei bellissimi primi piani di Lila che guarda con sgomento e invidia l’amica “vincente” Elena che macina un successo dietro l’altro, che frequenta la prestigiosa Normale di Pisa che si è evoluta, sempre più colta e sofisticata; lo si sente nel pianto straziante di Elena sotto le lenzuola quando scopre direttamente dalla bocca di Lila della passione esplosa tra lei e Nino. Ma ancora una volta è l’amicizia a vincere su tutto, a dare forza ad entrambe per superare le difficoltà: per Lila un figlio da crescere da sola con l’aiuto dell’amico Enzo, lavorando in uno squallido salumificio, per Elena combattere i pregiudizi che le impediscono da meridionale di aspirare a una carriera accademica nonostante il suo essere sempre preparata e brillante. Le due amiche si “alimentano” a vicenda e così dalle ceneri del sorprendente racconto scritto da Lila alle elementari La fata blu nasce il primo romanzo di Elena: La divagazione.
Leggi l’Editoriale: L’amica geniale: la versione italiana di Piccole donne?
Lasciamo così le due amiche alla fine della seconda stagione: una che dà fuoco a quel racconto, quindi al suo passato con rabbia, l’altra che guarda con entusiasmo al suo futuro. Un finale che lascia tanti interrogativi non solo legati al prosieguo della narrazione ma anche al nuovo cast della terza stagione attualmente in fase di scrittura. Le talentuose Gaia Girace e Margherita Mazzucco, infatti, per questioni anagrafiche dovranno presto abbandonare Lila ed Elena partecipando solo ai primi tre episodi del prossimo capitolo, mentre per quanto riguarda la parte di Elena da grande ormai è quasi certa l’ipotesi che ad interpretarla sarà proprio Alba Rohrwacher, voce narrante della serie.