Las Azules: recensione della serie Apple TV+

La recensione dei primi episodi di Las Azules, la serie Apple TV+

Ci sono prigioni reali e prigioni metaforiche, in queste ultime sono rinchiuse Maria, una classica donna del focolare, madre e moglie devota di un architetto in carriera e infedele, Valentina, una femminista sempre pronta a manifestare per i diritti delle donne, Ángeles, dipendente in una società di analisi di impronte digitali per la polizia che vive con sua nonna e infine Gabina, figlia del capitano della polizia di Città del Messico, sorella di un detective e di un agente dello stesso distretto. Sono donne figlie della loro epoca, ancorate al passato ma con uno sguardo al futuro. Las Azules, la prima serie tv su Apple Tv+, creata da Fernando Rovzar e Pablo Aramendi, che arriva con i suoi primi due dei 10 episodi il 31 luglio 2024, porta lo spettatore nel primi anni ’70, periodo di poteste in tutto il mondo e anche in Messico, quando il nuovo governo progressista decide di aprire le porte delle accademie di polizia alle donne. Ecco che quattro donne, come tante, decidono di darsi un’opportunità e buttare giù la porta della prigione in cui sono ingabbiate. Tutto si fa più complicato quando un serial killer, noto come lo Spogliatore, sta uccidendo giovani donne nella capitale e le quattro poliziotte non possono stare a guardare, si immergeranno totalmente nell’indagine.

Las Azules: il coraggio di fare qualcosa per la prima volta

Maria (Bárbara Mori), Valentina (Natalia Téllez), sorella di Maria, Ángeles (Ximena Sariñana), Gabina (Amorita Rasgado) vivono ciascuna la propria vita, imbrigliate da paure, incastrate dai difetti e immerse fino alla gola in un mare di triti e ritriti cliché e stereotipi da cui è difficile salvarsi. Attorno il mondo sta cambiando eppure loro sono ancora lì, convinte di non poter fare, sicure che gli uomini siano migliori, più giusti, che il mondo non sia ancora pronto a vederle protagoniste. Quando Maria, a cena con il marito e due coppie di amici, ricorda quanto da piccola sognasse di diventare una detective, gli altri ridono di questa confessione, per una donna anche un lavoro “normale” come quello dell’investigatrice è qualcosa di impensabile. Un’altra donna dice che sarebbe voluta diventare una veterinaria, mentre il marito di Maria ammette, sarebbe voluto essere un pilota. La prospettiva è proprio diversa: le une sognano di fare mestieri normali, non sono voli pindarici, per gli uomini si tratta di veri lavori eccezionali. 

Maria prende coraggio, esce da quei bordi da cui per lei è sempre stato difficile uscire, decide di voler provare a diventare una poliziotta, e la stessa cosa fanno Valentina, sua sorella, vitale, vivace, un’attivista che non si ferma mai, che vuole avere il suo spazio, Gabina che rompe il soffitto di vetro che le ha costruito il padre, figura rigida e maschilista, e tutti gli uomini come lui, e infine Ángeles che spera di poter dare una vita dignitosa a sua nonna e a se stessa. Riescono a superare la prova e vengono messe in squadra ma non hanno un mezzo, non hanno una pistola, se avranno bisogno dovranno semplicemente usare il fischietto in dotazione e a quel punto arriveranno i “poliziotti veri”. Sembra fin da subito chiaro che la loro presenza è semplicemente una trovata pubblicitaria progettata per distrarre la stampa e il pubblico dal fallimento della polizia. La loro azione è limitata a pattugliare i parchi, a chiedere rinforzi in caso di imprevisti, queste neo poliziotte si rendono gradualmente conto che i loro superiori maschi non hanno alcuna intenzione di dare loro potere.

Un lavoro che aiuta un gruppo di donne a crescere e a ritrovare una nuova libertà

Le quattro protagoniste reclute della polizia, vestite in azzurro, come spiega il titolo della serie, coprono quattro archetipi femminili, ci sono Maria, madre, moglie, sempre perfetta e sua sorella Valentina, attivista ribelle mai paga sempre pronta a scattare, la silenziosa, credente e talentuosissima Ángeles, l’ingenua e ottimista Gabina, ma non per questo sono piatte. Le interpretazioni delle attrici lavorano sulle sfumature. Ognuna ha una motivazione diversa per unirsi alle forze dell’ordine: María vuole riprendere la sua vita in mano, Gabina ha acquisito competenze dai suoi fratelli e dal padre, nonostante il padre non sopporti la presenza della figlia, Valentina sta lottando per l’uguaglianza, Ángeles deve pensare a sua nonna e anche a lei stessa.

Si scontreranno contro un sistema machista e maschilista che non ha intenzione di lasciare spazio a nessuna di loro: le vogliono quando c’è da usare la sensibilità, la dolcezza, non quando bisogna indagare, scegliere, trovare un corpo e cercare indizi. Sono padri, compagni, mariti, fratelli che non accettano che siano al centro della scena o quando lo accettano, lo fanno superficialmente ma dentro pensano che si tratti solo di un gioco, di una parentesi. Per loro ci sono solo sguardi torvi, schiaffi figli di un ego oltraggiato, una chiusura indifferenziata, eppure le quattro non retrocedono. 

Mentre i corpi di altre donne fatti a pezzi, denudati, maltrattati vengono a galla, Maria, Gabina, Valentina, Ángeles sono pronte ad indagare, a raccogliere indizi, a farsi strada nel mare scuro e mosso di un sistema che non le ha accolte.

Las Azules: la ricerca di un serial killer che uccide le donne

La ricerca del serial killer, lunga, faticosa, il lavoro pressapochista della polizia che vuole chiudere il caso senza troppe indagini, sono elementi che riempiono e arricchiscono Las Azules. Risolvere il mistero riguardante l’identità dell’assassino e il modo in cui alla fine verrà smascherato, è inevitabilmente spinta narrativa che smuove anche le protagoniste dall’immobilità in cui si trovavano prima. Maria è il centro di tutto, diventa fondamentale il momento in cui, dopo aver assistito ai metodi discutibili dei suoi superiori, intraprende un’indagine segreta e indipendente.

La serie è sicuramente un thriller spaventoso e ansiogeno ed è al tempo stesso il racconto di una crescita e di una maturazione, quello di un gruppo di donne in procinto di trovare il proprio posto non senza fatica, sensi colpa, liti familiari e scompensi emotivi.

Las Azules: valutazione e conclusione

Las Azules è una serie interessante che mescola thriller e emancipazione femminile, morte e vita, prigionia e voglia di libertà. Con i primi due episodi lo spettatore riesce ad entrare nella storia, comprendendo sistemi di valori, rappresentazioni, spinte e tensioni. 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4