L’Attacco dei giganti – stagione 4: la recensione della prima parte
L'Attacco dei giganti termina il primo ciclo di episodi dell'ultima stagione e dà appuntamento a tutti i fan ad inverno 2022 per l'atto finale, ecco la nostra recensione della prima parte.
Ci ha tenuti col fiato sospeso L’Attacco dei giganti, stavolta non solo per i colpi di scena e i continui capovolgimenti di fronte che ne hanno fatto le fortune, ma anche per tutti i punti interrogativi intorno all’andamento della stagione. Infatti mai come in questo caso lo sviluppo e la programmazione dell’anime tratto dal manga cult di Hajime Isayama sono rimasti avvolti nell’ombra fino alla fine dell’ultimo episodio annunciato, a cui è seguita infine la comunicazione di un’ultima parte ad inverno 2022, come anticipato, a dire il vero, da molti dei lettori dell’opera cartacea.
Ma i dubbi e mormorii durati quasi l’intera stagione hanno riguardato anche il lavoro sulla serie di MAPPA, lo studio di animazione che da Wit Studio ha raccolto un testimone pesantissimo, sotto la lente di ingrandimento per delle sospette mancanze nelle animazioni e per qualche presunta mala gestione del budget. Tutti discorsi comunque presto caduti nel dimenticatoio, vista l’ottima prova dello studio, che, al netto di qualche dettaglio riguardante il 3D, ha continuato la tradizione dell’ottima realizzazione dell’anime.
In fin dei conti possiamo dire che erano tanti i compiti a cui era chiamata questa prima parte della stagione finale de L’Attacco dei giganti, ma sono stati assolti alla grande, rendendola uno degli archi più belli dall’inizio della produzione.
L’Attacco dei giganti – Dall’altra parte del mare
Nel meraviglioso finale della terza stagione, L’Attacco dei giganti ci ha salutati con un Eren sulla spiaggia con i piedi immersi in quel mare su cui con Armin aveva sempre fantasticato. Ma era un Eren già diverso rispetto a quello che era entrato nella cantina di suo padre Grisha, a Shiganshina poco tempo prima. Un Eren che dopo aver raccolto le prove dell’esistenza di Marley, la civiltà al di fuori delle Mura e oltre l’isola, salutava i Giganti come compagni e che quel mare tanto sognato voleva ormai solamente attraversarlo per dare la caccia ai suoi nemici, ora, finalmente, con un volto.
Dall’altra parte del mare non c’è però solo Marley, ma il mondo intero, un mondo in guerra, come Paradis, l’isola Eldiana, da sempre. Dunque non sorprende l’idea che la prima immagine che abbiamo della terra oltre il mare sia un campo di battaglia, dove facciamo la conoscenza di Falco, Gabi, Zofia e Udo, i nuovi cadetti marleyani, in gara per raccogliere l’eredità del Gigante Corazzato di Reiner.
Il conflitto è aspro e sebbene l’apporto dei Giganti in possesso di Marley riesca alla fine ad avere la meglio, la tecnologia militare ha fatto ormai troppi progressi perché la Nazione possa mantenere un’egemonia ancora duratura. Le ferite del fallimento dell’operazione per recuperare il Progenitore sono ancora aperte nella mente e nel corpo di tutti coloro che sono riusciti a tornare a casa, che vorrebbero solamente dimenticare. Il destino ha però idee diverse e lo scontro tra loro e i Demoni di Paradis sta per riaccendersi ancora più violentemente.
Sono passati 4 anni da quando Eren ha indicato la via ai suoi compagni, sulla spiaggia, con i piedi immersi nel mare.
War
Nella quarta stagione L’Attacco dei giganti svela definitivamente le sue carte, ampliando tematiche già presenti nelle stagioni precedenti e completandone altre, in gran parte solo accennate, rivelando la sua complessa realtà geopolitica, animata da una guerra profonda che si gioca nell’animo di ognuno dei protagonisti, oltre che sui campi di battaglia, attraversando epoche e generazioni, tutte collegate dalla maledizione dei Giganti.
Pescando a piene mani da realtà storiche di Prima e Seconda Guerra Mondiale, l’anime ne rievoca le contraddizioni e le forti differenziazioni razziali, improntate sul terrore e lo sfruttamento, attualizzandole e portandole in una dimensione nuova, vicina a topoi tipici della poetica giapponese recente, che ne ha rielaborato simboli e sentimenti. La prospettiva viene però ribaltata, donando al popolo vittima, il popolo sfruttato, il potere più terrificante. Un popolo bambino reso mostruoso, diviso e schiavo della percezione negativa giustificata che tutti gli altri popoli ne hanno.
La guerra è lo scenario perfetto, in cui le umanità diventano specchi uguali e distorti l’una dell’altra. Essa è il dittatore spietato che regola le vite di tutti e in cui tutti si perdono, tranne chi riesce a rimanere libero anche in essa, chi vede oltre di lei un qualcosa. I Giganti diventano simboli politici, intorno al loro mistero della trama si infittisce, arricchita da una scrittura che non rinuncia ad epica e dolcezza, coordinate di una mappa labirintica al fine però sempre più spietata. In attesa di rivelare il suo centro, una bambina orfana, come tutti coloro che da lei discendono e alla quale tutti faranno ritorno, alla fine.
L’Attacco dei giganti ripete ancora una volta il suo miracolo, portando a casa la fase apparentemente più complicata del suo corso, completando in gran parte la sua struttura macchiavellica, elevando la scrittura dei suoi personaggi allo zenith e sfidando tutte le regole dello shōnen classico senza mai smetter di coinvolgere lo spettatore, con cui gioca al gatto con il topo, sfidandolo, anticipandolo e sorprendendolo in continuazione. La regia, il montaggio e la colonna sonora sono perfettamente allineati, armonici nel loro apparentemente andamento cadenzato, ma che è sempre pronto ad incendiarsi. In sé la promessa di un finale indimenticabile.