L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti: recensione della serie Netflix
Diretta da Masahito Kobayashi, L'avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti riporta su Netflix la timida Kaoru e i suoi amici orsi.
Il tenero orso della San-X fa il suo ritorno su Netflix ne L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti, che prosegue la storia dell’impiegata Kaoru e dei suoi amici pelosi (e piumati) dopo la precedente serie Rilakkuma e Kaoru. Nuovamente diretta da Masahito Kobayashi (con gli episodi 2 e 5 in mano a Iku Ogawa), lo show animato a passo uno vede il ritorno di tutti i personaggi incontrati nella stagione del 2019, aprendo però le porte a un luogo tutto da scoprire, il parco a tema che dà il titolo alla serie.
L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti riprende dove avevamo lasciato Kaoru, ancora in cerca di coraggio per farsi avanti con Hayate, il ragazzo delle consegne cugino del piccolo Tokio, ex vicino di casa della protagonista. L’occasione buona potrebbe arrivare durante la visita della ragazza e dei suoi amici presso Nakasugi Land, parco divertimenti prossimo alla chiusura. Purtroppo, sin dal loro arrivo, le cose non vanno per il verso giusto e il gruppo è costretto a dividersi, ritrovandosi ad affrontare un inconveniente dopo l’altro tardandone continuamente il loro riunirsi.
L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti: molto più di un semplice sequel
Dalla distintiva animazione in stop-motion ai suoi iconici personaggi (oltre a Rilakkuma, tornano l’orsetto bianco Korilakkuma, il pulcino Kiiroitori e il vulcanico Tokio), L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti si assicura di riproporre tutti gli elementi vincenti che hanno permesso alla serie di conquistare tanti abbonati Netflix nel mondo. Per questa nuova fatica, tuttavia, Dwarf Studio ha voluto rimescolare un po’ le carte, proponendo qualcosa che non fosse una mera fotocopia realizzata sull’onda del successo. Già il titolo è rivelatore in tal senso, optando per una formula tutta nuova piuttosto che definirsi una “stagione 2” di Rilakkuma e Kaoru. Né l’impiegata né il suo appartamento sono infatti più il perno attorno a cui orbitano le vicende e i tanti comprimari. Il vero protagonista di questi nuovi episodi è proprio il parco divertimenti, che con le sue attrazioni, le tinte vibranti e i personaggi variopinti costituisce una location perfetta per una gita all’insegna del divertimento. Pur rimanendo a tutti gli effetti uno slice of life (genere incentrato sulla rappresentazione perlopiù realistica di spaccati di vita), la serie lascia la routine e i luoghi della quotidianità di Kaoru (il suo condominio, l’azienda in cui lavora) per raccontare una storia che costituisce una piacevole digressione nell’esistenza della donna.
La scelta risulta azzeccata proprio per la natura differente di questo progetto, che condensando l’azione in un’unica giornata (Rilakkuma e Kaoru seguiva invece un intero anno nella vita della protagonista), avvicina la sceneggiatura al canone delle tre unità aristoteliche, sebbene la narrazione sia comunque arricchita da svariate sottotrame, che si ritrovano comunque riunite nel finale. L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti gode infatti di una maggiore coesione narrativa per via di una trama dall’andamento più orizzontale, che se non fosse per il formato episodico del progetto avrebbe potuto funzionare anche come base di un lungometraggio. La serie sfrutta comunque la propria suddivisione in puntate, facendo sì che ciascuna di esse, pur non abbandonando mai gli animali protagonisti, segua ogni volta da vicino la storia di un personaggio differente in cui si imbattono Rilakkuma e i suoi amici; come fossero i capitoli di una fiaba, su cui gli spettatori potranno facilmente tornare per rivedere i propri preferiti una volta terminata la prima visione.
Tra animazioni 2D e una location tutta nuova, L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti non vuole passare come la fotocopia di Rilakkuma e Kaoru
Proprio come i protagonisti passano da un’attrazione all’altra, anche noi ci ritroviamo ad ascoltare ogni volta da una bocca diversa le storie dei dipendenti e dei visitatori che rallegrano il parco, dall’allegro meccanico Eiji alla giovanissima Suzune, sommersa dal lavoro e dalle responsabilità, ciascuno in un momento cruciale della propria vita. Voler ampliare la scala del progetto in questo modo ha richiesto certamente un impegno produttivo ben maggiore rispetto a Rilakkuma e Kaoru. Le proporzioni del parco, dagli edifici pittoreschi attraversati da fiumi di persone, hanno rappresentato una sfida per il team artistico, che a conti fatti si è comunque rivelato all’altezza della prova. È vero che accanto alla grande cura riservata ai protagonisti e all’ambientazione, stride la scelta di non animare le tante figure che compongono la folla del luna park, lasciate perennemente immobili come statue mentre in primo piano vediamo muoversi i personaggi principali. Una scelta che appare non tanto stilistica, quanto più dettata dai tempi e dal budget ferrei. Superato questo neo, tuttavia, è difficile non rimanere colpiti dal lavoro svolto dal gruppo di animatori e artigiani, che oltre a conferire un’identità propria al parco, immerso nelle cangianti luci della giornata, impreziosiscono la serie con molti inserti animati in 2D, usati per farci rivivere flashback nostalgici o per proiettarci in mondi virtuali.
Le novità nella struttura narrativa e nella scala del progetto sono forse alla base del cambio nel reparto sceneggiatura, con la regista Naoko Ogigami (premiata a Berlino nel 2004 per Yoshino’s Barber Shop) che lascia il posto a Takashi Sumita e Makoto Ueda, quest’ultimo sceneggiatore del film animato Penguin Highway (2018). La scrittura di Ogigami si distingueva per una maggiore delicatezza nell’affrontare interrogativi quotidiani ma per nulla banali (per quanto vi sia sempre il rischio che banali ne risultino le risposte, quando trattati sbrigativamente), ma i due autori subentrati al suo posto non ne fanno rimpiangere troppo l’assenza. Sumita e Ueda costruiscono una storia dallo spirito forse più scanzonato, ma certamente adatta al luogo che la ospita, che si fa inoltre apprezzare per la volontà di dare una chiusa comune a tutte le trame secondarie disseminate durante la serie, con una conclusione che soddisfa nonostante tutti i tasselli finiscano per incastrarsi fra loro in maniera fin troppo conveniente.
L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti torna a raccontare la quotidianità senza confondere banalità e leggerezza
È naturale che, per essere apprezzata appieno, la serie richieda sin dall’inizio un patto con lo spettatore, il quale deve accettare di sentir parlare di dubbi sull’amore e paure riguardanti il proprio futuro in un mondo abitato da animali di peluche ghiotti di dango e pulcini ossessionati dalla pulizia. Chi è già in sintonia con l’arte e l’intrattenimento del Giappone (nazione in cui peraltro si è superato l’accostamento immediato fra prodotto animato e target infantile, invece ancora troppo comune in Italia), avrà certamente maggiore facilità a lasciarsi trasportare dall’avventura allestita per noi dal regista Kobayashi. Ciò non dovrebbe tuttavia intimidire chi è poco avvezzo alle produzioni provenienti dal Paese del Sol Levante, che con il giusto approccio potrebbe ritrovarsi a sorridere e, perché no, a riflettere, rivolgendo lo sguardo dai personaggi a se stesso. Evitando la trappola del racconto moraleggiante, L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti cerca di offrire soprattutto un piacevole diversivo dal ritmo forsennato delle giornate lavorative. Ci rammenta che non è mai sbagliato concedersi un momento per godere delle piccole gioie che ci circondano, né mai troppo tardi per fermarsi e valutare la propria vita, con una leggerezza però mai smielata che forse solo a una serie con protagonista un gigantesco orso con una cerniera sulla schiena poteva riuscire.
L’avventura di Rilakkuma al parco dei divertimenti, composta da 8 episodi, è disponibile su Netflix nella sua interezza dal 25 agosto. Nella versione giapponese, Kaoru ha nuovamente la voce di Mikako Tabe, doppiata in italiano da Marta Lucini. Il gruppo Quruli torna a interpretare il brano principale, In My Pocket, firmato da Shigeru Kishida.