Le combattenti: recensione della miniserie Netflix

Alexandre Laurent torna dietro la macchina da presa per raccontare il dramma della Prima Guerra Mondiale da un punto di vista femminile. Dal 19 gennaio 2023 su Netflix.

Tante sono le storie legate alla Prima Guerra Mondiale che sono approdate sul grande e piccolo schermo. Ultime in ordine di tempo quelle narrate da Edward Berger nella sua trasposizione di Niente di nuovo sul fronte occidentale dal romanzo omonimo di Erich Maria Remarque, rilasciata nell’ottobre 2022 da Netflix e candidata a nove premi Oscar, tra cui quello per il miglior film. Ed è sempre la piattaforma a stelle e strisce che ha deciso di accogliere per poi distribuire a partire dal 19 gennaio 2023 altri capitoli di questa immane tragedia costata migliaia di vite umane. Ma stavolta il punto di vista attraverso il quale si è scelto di narrare le pagine di turno è quello di quattro donne, protagoniste di Le combattenti, miniserie in otto episodi (da 50 minuti ca. cadauno) creata da Camille Treiner e Cécile Lorne, per la regia di Alexandre Laurent.

Le quattro protagoniste di Le combattenti diventano di fatto i nostri occhi sull’orrore della guerra e il baricentro narrativo e drammaturgico

Le combattenti cinematographe.it

Siamo nel 1914, per la precisione in quel di Saint-Paul, nei Vosgi, laddove l’esercito francese è chiamato a combattere per contenere l’invasione tedesca e impedire al nemico di raggiungere Parigi. Mentre gli uomini sono al fronte, le donne prendono il loro posto nei campi, nelle fabbriche e negli ospedali. Ed è qui, lontano dalle trincee, che si consumano le vicende di quattro di loro, che diventano di fatto i nostri occhi sull’orrore della guerra e il baricentro narrativo e drammaturgico della miniserie transalpina di Laurent, già autore di Destini in fiamme – Le Bazar de la Charité, anch’essa nata per la tv nazionale e resa disponibile su Netflix. Anche in quel caso, il regista francese aveva riavvolto le lancette dell’orologio per dare forma e sostanza a un period-drama costruito attraverso una prospettiva prevalentemente femminile affidata in quell’occasione a tre personaggi interpretati da Audrey Fleurot, Julie De Bona e Camille Lou. Le stesse che Laurent ha voluto davanti la cinepresa per questo suo nuovo lavoro seriale, aggiungendo al suddetto trio di attrice la collega Sofia Essaïdi.     

Le interpretazioni delle quattro attrici protagoniste e l’accurata ricostruzione scenografica sono gli elementi a favore di Le combattenti

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Sono le loro intense performance nelle vesti di quattro donne coraggiose il valore aggiunto di uno show che non ha molto da aggiungere in quanto a contenuti e argomentazioni rispetto ai racconti a sfondo bellico già approdati sullo schermo e inevitabilmente alla sua letteratura e retorica. Storia e figure che la animano sono il frutto dell’immaginazione delle due autrici, motivo per cui nulla di quanto narrato è realmente accaduto, anche se è possibile trovare numerose corrispondenze nelle cronache della Prima Guerra Mondiale. Ciò non ha impedito dunque a Le combattenti di ottenere un discreto realismo, reso possibile da un’accurata ricostruzione storica, a cominciare da quella della confezione scenografica e dei costumi. Altra componente, questa, che aggiunge valore alla causa e permette all’opera di presentarsi alla platea come un feuilleton di buona fattura in grado di affondare dei fendenti chirurgici nel cuore dello spettatore di turno con picchi negli ultimi due episodi. A quest’ultimo offre a getto continuo emozioni cangianti, con largo spazio a quelle che riportano al dolore e alla sofferenza delle donne che hanno visto e vissuto sulla propria pelle le atrocità di un conflitto sanguinario senza senso.   

Le combattenti riesce a fare dimenticare quei limiti dovuti alla presenza nelle timeline degli otto episodi a disposizione di luoghi comuni e stereotipi

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Con questi elementi a suo favore, Le combattenti riesce a fare dimenticare quei limiti dovuti alla presenza nelle timeline degli otto episodi a disposizione di luoghi comuni e stereotipi assai convenzionali in questa tipologia di progetto. Non che questi svaniscano, ma vengono attenuati dalla capacità della scrittura e della sua messa in quadro di metterli al servizio di un racconto altrimenti indirizzato su binari prevedibili e scarsamente innovativi per quanto riguarda gli snodi e i colpi di scena. Il ché è un bene per la serie e per chi deciderà di dedicare ad essa del tempo prezioso.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7

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