Le ragazze del surf: recensione della serie Apple TV+
Una serie per ragazzi che strizza l'occhio all'estetica degli anni Novanta
Le ragazze del surf è la nuova serie per ragazzi di Apple Tv+, disponibile dal 19 agosto 2022, basata sull’omonima saga di graphic novel di Kim Dwinell.
La serie, composta da un totale di dieci episodi, è un mistery drama adatto per tutta la famiglia, un coming-of-age in pieno stile anni Novanta.
Co-sviluppata da May Chan (vincitrice del premio WGA), Alex Diaz, Julie Sagalowsky e diretta dalla regista American Young, Le ragazze del surf segue le avventure di due amiche alle prese con eventi soprannaturali che hanno luogo nella loro piccola cittadina.
Lo show richiama un’atmosfera nostalgica prendendone però anche tutti i difetti: la recitazione è infantile, la regia piatta e le tematiche cardine vengono trattate in maniera fin troppo superficiale. Le ragazze del surf è una serie divertente e leggera ideale per un pubblico più giovane, ma che difficilmente può incontrare i gusti di uno spettatore che non abbia la stessa età dei protagonisti.
La trama di Le ragazze del surf
L’estate è il momento di lasciarsi la scuola alle spalle e andare verso l’avventura. O almeno questo è il piano perfetto per Sam (YaYa Gosselin), che intende passare le vacanze all’insegna del surf e del divertimento nella piccola città californiana di Surfside.
Un giorno, mentre è in mare aperto con la propria tavola da surf, viene trascinata sott’acqua da una forza misteriosa e finisce in una caverna sottomarina dove trova un antico doblone. Spinta dalla curiosità, Sam inizia ad esplorare ma fugge quando una debole voce la chiama. Quando torna sulla terraferma, mostra il doblone alla sua amica Jade (Miya Cech) raccontandole quanto le è successo, convinta che il doblone abbia dei potere magici.
Jade e Sam sono l’una l’opposto dell’altra: mentre la prima è razionale e si lascia guidare dalla logica, la seconda è avventurosa e temeraria e si lancia spesso in situazioni alimentate dalla sua fervida immaginazione e dal desiderio di dare alla sua vita un pizzico di magia. I caratteri così differenti delle due amiche sono il punto di partenza di Le ragazze del surf, un motivo d’attrito tra le due che è nato ben prima del ritrovamento del tesoro e dell’incontro con Santi e con un mondo dalle tinte soprannaturali.
La serie, pensata per un target molto giovane, punta i riflettori sui problemi tipici di quell’età, tra cui l’accettazione di se stessi e il valore dell’amicizia come legame che supera anche le differenze: le due amiche stanno iniziando ad imparare come affrontare le loro diversità e come accettarle.
Un coming-of-age in pieno stile anni Novanta
Le ragazze del surf è un coming-of-age che mette al centro della propria narrazione l’importanza dei rapporti, sia quelli interpersonali che familiari.
Le famiglie delle due protagoniste sono rappresentate nella maniera più positiva possibile in modo completamente differente rispetto ai legami familiari oramai tipici nella serialità contemporanea dove regna – in buona parte negli show degli ultimi anni – la famiglia disfunzionale come motivo d’attrito e di crescita dei protagonisti. Per quanto sia confortante vedere di nuovo sul piccolo schermo delle famiglie che hanno un buon rapporto con le proprie figlie, a cui insegnano dei valori positivi, queste dinamiche non si intrecciano con la storyline principale.
Le tematiche affrontate sono tipiche del coming-of-age in ogni sua forma – sia letteraria che filmica -, ma risultano troppo superficiali a causa dello stile adottato per la messa in scena. Sulla carta Le ragazze del surf poteva essere una serie per ragazzi con molti spunti interessanti, la resa però lascia a desiderare. La sceneggiatura divertente, ma approssimativa e non è supportata dalla recitazione che risulta poco convincente.
I misteri che Sam e Jade si ritrovano ad affrontare diventando ben presto molto ripetitivi e senza quell’alone soprannaturale che avrebbe di certo dato una marcia in più. Anche il rapporto tra le due amiche è poco approfondito. Gli attriti iniziali non trovato il tempo per svilupparsi adeguatamente a causa del minutaggio limitato (gli episodi hanno una durata di poco più che 25 minuti), Sam e Jade hanno caratteri opposti e poco sfaccettati: di loro si sa solamente che una ama l’avventura, l’altra la scienza, passioni che si ripercuotono sul loro modo di investigare ma che aggiungono poco e nulla alla storia.
Una regia piatta e una sceneggiatura poco curata impedisce a Le ragazze del surf di fare un salto di qualità
La serie ricorda gli show che popolavano Disney Channel sia per la resa visiva che per quanto riguarda la recitazione fin troppo infantile, uno stile che poco si adatta alla serialità contemporanea. Solamente le ambientazioni e la fotografia cercano di rendere il prodotto più curato ad un livello estetico, ma il risultato non è supportato da una storia ben delineata. La cittadina californiana riporta alla mente l’estate e le vacanze, un perfetto scenario che sarebbe il perfetto sfondo per un qualsiasi drama, ma non per una serie il cui cavallo di battaglia dovrebbe essere il soprannaturale.
Sebbene il target di riferimento sia molto giovane quindi è giusto che la serie non utilizzi elementi horror o eccessivamente inquietanti, American Young non riesce a creare un alone di mistero e di tensione anche quando la serie lo richiede. Anche la colonna sonora, eccessivamente semplice e composta solamente da jingle allegri, non è d’aiuto abbracciando il genere pop che – anche in questo caso – non sempre si sposa con gli eventi.
A causa di questi difetti Le ragazze del surf difficilmente incontra l’apprezzamento di un pubblico diverso da quello per cui lo show è pensato, ma comunque rimane una serie TV divertente e leggera adatta per gli spettatori più giovani.
Regia 2
Sceneggiatura 1.5
Fotografia 2
Recitazione 2
Sonoro 2
Emozione 1.5
Voto finale 1.8