L’estate in cui imparammo a volare – stagione 2: recensione della parte 2
Una serie TV commovente e drammatica.
Tully e Kate tornano a essere protagoniste assolute degli ultimi episodi di L’estate in cui imparammo a volare: è infatti disponibile la seconda e ultima parte della seconda e ultima stagione della serie. La prima parte di questa tornata di episodi ci aveva lasciati con il nodo allo stomaco con la scoperta di una grave malattia che, oltre a minare la salute di Kate, mette in crisi il rapporto tra le due amiche già compromesso dal coinvolgimento di Mara nell’incidente con l’auto di Tully. In questa ultima parte, Kate, grazie anche la stesura del suo libro, tira un po’ le fila della sua vita e, inevitabilmente, anche delle vite di chi la circonda da sempre; Tully, John, Mara e i rispettivi genitori vengono quindi raccontati al pubblico e anche a loro stessi attraverso gli occhi affezionati e al tempo stesso addolorati di una Kate sempre più in difficoltà. Sarah Chalke e Katherine Heigl tornano a dare vita a due dei personaggi più romantici e patetici (in senso lato) degli ultimi tempi, raccontando una storia di amicizia e di amore che, pur iterando spesso situazioni e dinamiche simili tra loro, dicono molto di un legame indissolubile che spesso viene ignorato dalle produzioni, se non relegato in filoni narrativi secondari.
L’estate in cui imparammo a volare volge al termine con una seconda stagione a dir poco commovente e drammatica, che gioca (anche con una certa furbizia) con dei meccanismi dal risultato sicuro, toccando corde che inevitabilmente portano gli spettatori a porsi domande e trarre conclusioni sulla natura delle proprie relazioni. Inutile negare che la serie si avvalga di movimenti prevedibili e che muovono corde che portano a un’empatia praticamente istantanea, è pur vero però che una storia cosí profondamente sviscerata incentrata sul rapporto di amicizia tra due donne raramente ha raggiunto questo grado di successo e diffusione. A L’estate in cui imparammo a volare “piace vincere facile”, ma resta il fatto che riesce a vincere e raccontare una storia di vite intrecciate e indissolubilmente legate. Alla luce del dato sentimentale, di fatto, quasi sparisce la dinamica per la quale Tully continua a replicare con “l’uomo dello sport” e tutti gli altri suoi amanti lo stesso schema di avvicinamento e abbandono e che, dal canto suo, anche Kate e John mettono in atto lo stesso meccanismo che negli anni li ha portati a vivere un tira e molla dal finale a dir poco scontato.
L’estate in cui imparammo a volare – stagione 2: conclusione e valutazione
Nonostante tutti i difetti e le facili scorciatoie che registi e sceneggiatori hanno messo in atto, è impossibile non innamorarsi di Kate e Tully, non tanto singolarmente, quanto proprio del loro legame, fortemente idealizzato eppure cosí umano da coinvolgere istantaneamente tutto il pubblico. Netflix mette il punto finale a L’estate in cui imparammo a volare puntando tutto sul coinvolgimento emotivo, probabilmente cosciente del fatto di avere mezzi limitati per uscire da degli schemi artistici e narrativi imposti dalle produzioni della piattaforma streaming. Gli ultimi otto episodi della serie sono comunque perfettamente armonizzati con i precedenti e ne proseguono il racconto fatto di amore e dolore cercando, va detto, di cercare continuamente dei punti in comune tra le vite dei personaggi sullo schermo e alle degli spettatori. Due stagioni ricche di passione e commozione narrano due donne che, al di là di ogni altra cosa, vivono le loro vite all’insegna delle decisioni quotidiane dettate dalla loro natura, non senza contrasti con le aspettative sociali che incombono su di loro.