L’indice della paura: recensione della serie Sky
La recensione de L'indice della paura, la serie Sky Original composta da quattro episodi, in onda su Sky Atlantic e NOW dal 18 febbraio 2022
Delle piccole macchioline sul cervello evidenziate da un esame, qualcosa di infinitesimale, quasi inesistente eppure può modificare un’esistenza; forse è proprio questo il motivo per cui il protagonista della serie L’indice della paura, il dottor Alex Hoffman (Josh Hartnett) ha perso la testa. Hoffman è così, genio e delirio, tormento e sregolatezza, eppure tutto sembra essere perfetto, ha una moglie, un lavoro importante ma tutto sembra cambiare da un momento all’altro o forse ciò che lo distruggeva era lì, nascosto sotto la cenere, pronto a esplodere.
Racconta questo L’indice della paura (The Fear Index), la miniserie originale Sky, ispirata al romanzo omonimo di Robert Harris, diretta da David Caffrey e scritta da Paul Andrew Williams (Broadchurch) e Caroline Bartleet (Ticking), dal 18 febbraio 2022 su Sky Atlantic (e in streaming su NOW).
L’indice della paura: un thriller teso, che coinvolge
L’indice della paura è un thriller in quattro episodi ambientato nel mondo della finanza che si mescola alla fantascienza e si entra nella mente contorta di Alex che ha messo le proprie capacità al servizio dei ricchissimi, mettendo a punto un’intelligenza artificiale in grado di prevedere, sfruttando i timori dei mercati finanziari, l’andamento del mercato con un margine di profitto stellare. Ha creato insomma un “indice della paura”, lo dice chiaramente Alex per parlare del suo progetto: la paura, lo stress sono principio cardine di questo mondo, fatto di perdite e guadagni, vittorie e sconfitte, sali e scendi; attraverso un algoritmo tutto può essere compreso e anticipato. Hoffman vuole far fruttare i timori e le angosce di un mondo diventato prevedibile e schiavo della paura, finirà nel labirinto dell’algoritmo e sarà difficile fuggire da esso.
Mentre sul lavoro tutto sembra andare nel migliore dei modi, in una notte, forse una delle più lunghe della sua vita, si rende conto che qualcuno sta per entrare in casa sua; da questo momento in poi Alex sembra perdere di lucidità, entrare in un buco nero da cui sarà difficile uscire. Viene gettato in un gorgo in cui verità e finzione si scambiano di posto, in cui follia e razionalità perdono i contorni. Cosa è reale e cosa no? Cosa sta succedendo ad Alex? Nel cuore pulsante del distretto finanziario di Ginevra, Alex è perso per quel terribile attacco da parte di qualcuno che conosce tutti i suoi codici di sicurezza, ma non basta, altri eventi inspiegabili minano il suo equilibrio già instabile e inizia a convincersi che qualcuno lo stia incastrando. Il detective Leclerc, assegnato al caso, fatica a comprender l’uomo ed è convinto che nasconda qualcosa, la moglie di Hoffman, Gabby, un’affasciante artista sembra non credere ad una parola di ciò che il marito le dice, Hugo, il collega di Alex, è preoccupato solo del lavoro e di ciò che sta vivendo l’amico poco gli interessa.
La storia di un uomo che si perde
L’uomo vive sull’orlo del baratro, da un momento all’altro tutto potrebbe crollare, lui che è tanto logico e costruito su una solida base di algoritmi matematici, vacilla, perde le coordinate e si mostra spesso alterato, sfigurato da una mente e anche da un corpo che vengono meno. Quello che sta vivendo è un vero e proprio incubo in cui ogni certezza viene persa e una nuova realtà emerge, la memoria lo riporta dove non sarebbe mai voluto tornare. L’ex scenziato del CERN è sempre più scosso, a poco a poco, vede tutte le persone intorno a lui dubitare, guardarlo con preoccupazione: le sue parole sono sconnesse, senza alcuna aderenza con la realtà e su di lui viene gettata una luce sinistra, oscura. Forse un complotto ai suoi danni, forse la realtà è solo una: Alex deve essere aiutato. La serie ci mostra come il protagonista si ritrovi sempre più solo, abitato dai propri demoni, abbandonato e non creduto da molti. L’inquietudine che anima Hoffman cresce come cresce nella storia e per lo spettatore, monta la paura e come si fa a non averne quando qualcuno penetra nella tua casa, potrebbe far del male a tua moglie, sa tutto della tua vita e ha accesso ai tuoi conti bancari. L’indice della paura tira la corda e poi lascia, stringe le mani intorno al collo e poi abbandona la presa, smuove il terreno sotto i piedi e poi ricostruisce una costruzione fatta di minime certezze. Eppure indizi, segnali vengono fatti esplodere come piccole bombe e tutto si fa spaventoso, ogni azione compuita a danno di Hoffman è in realtà (forse) compiuta da Hoffman stesso, rendendo impossibile credergli.
L’indice della paura: un labirinto da cui è difficile uscire
L’indice della paura è una serie che provoca del disagio, è un testo che ti fa credere delle cose e poi quelle opposte, sfugge ad ogni tipo di controllo forse perché qualunque sia il “cattivo” è comunque invisibile anche se sempre pronto ad attaccare. Le quattro puntate mostrano un castello intricatissimo di porte che conducono ad un vicolo cieco, di finistre che guardano contro un muro, e tutto questo serve a mostrare quanto Hoffman sia imbrigliato nella paura e quanto stia perdendo il controllo della sua vita. Si gioca con gli schemi tipici del thriller nudo e crudo ma anche molto moderno.