Little America 2: recensione della serie antologica Apple TV+
"Puoi avere quello che vuoi in questa vita", ma devi lavorare dannatamente duramente per raggiungere il tuo obiettivo. Le storie vere e di successo di Little America 2 provano a dimostrare l'argomento nella forma più spietata.
Little America 2, la seconda stagione della serie TV creata da Lee Eisenberg e dal premio Oscar Siân Heder (CODA – I segni del cuore) è disponibile su Apple TV+ dal 9 dicembre 2022. È tornata per raccontare nuove incredibili storie ispirate a fatti reali che coinvolgono gli immigrati in America, ma che superano questioni di integrazione e riscatto sociale per assumere un significato più universale. La serie antologica riapre mente e anima del suo pubblico attraverso trame ordite dall’ispirazione, esponendolo ai sogni ai “demoni” alle folgorazioni dei personaggi che provano a fare la differenza nel mondo con il loro carattere e un avvincente messaggio. La seconda stagione di Little America si presenta come una raccolta di otto nuovi episodi attraversata da un fil rouge chiarito da Martha Jean Steinberg nel pilot di “Mr Song”: “Non saprai mai dove andrai quando crescerai”.
Little America 2: da “Mr. Song” passando dalla “Porta spaziale” al “Braccio da tenere all’asciutto”: la serie antologica Apple racconta otto storie di successo all’insegna dell’ispirazione
Una colonna sonora come quella di Little America 2 può rapire lo spettatore e trasportarlo in ogni angolo di mondo; ma qui fa il contrario, e porta ogni stupendo angolo di mondo in America. Con l’obiettivo principale di celebrare straordinarie storie di persone reali provenienti da tutto il pianeta, il secondo ciclo di episodi dello show televisivo si ispira ancora a vicende individuali accadute e pubblicate su Epic Magazine. Come in un dipinto di Edgar Degas, in “Mr. Song”, diretto da Deepa Mehta, si registrano le immagini in un negozio di cappelli: una giovane donna esamina un copricapo, tenendolo fra le mani. Si tratta della madre del coreano Ki Hong Lee, la cui famiglia si è trasferita in America perché i partner d’affari del padre sono lì. Ki Hong Lee studia medicina ma sogna di diventare un artista. Il giovane si scontra all’inizio con le aspettative del padre e della madre, ma finisce per scoprire la sua vera vocazione: produrre cappelli (che sono delle opere d’arte) per la comunità ecclesiastica nera, nella Detroit degli anni ’80. Poi anche una storia che vede protagonista una donna beliziana (Stacy Rose) che lavora per una famiglia chassidica di New York, seguita dall’episodio che coinvolge una giapponese quarantenne di Columbus, Ohio (Shiori Ideta), il cui sogno è creare un campionato di baseball femminile. Nel terzo episodio Sachini partecipa al contest “bacia un’auto”, che è che una gara di sopportazione che si trasforma, per la giovane, in una sfida personale. Ma potreste intanto scoprire che un episodio particolare risuona con voi. Ad esempio, la storia con “strani alti e strani bassi” di “Porta spaziale”, con alcuni aspetti romanzati, diretta da Darya Zhuk, che celebra la musica elettronica sia con la colonna sonora sia con i riferimenti iconici e cinematografici. “Porta spaziale” inizia sulle note musicali di Strangelove dei Depeche Mode. Nella trama la giovane Yana prima si innamora di un dj bielorusso e lo sposa per fargli ottenere il visto d’ingresso, poi decide di lasciarlo e di abbandonare per sempre anche il suo lavoro a Wall Street per diventare a sua volta dj e regista. La protagonista attraversa un varco spazio-temporale, accede/evoca un mondo felice che in qualche modo la ispira e la rende una persona migliore. Il suo “viaggio” spaziale prende avvio da una cassetta mobile da bagno…
L’ispirazione è quel varco imprevedibile che ci fa accedere a un’altra dimensione
“Puoi avere quello che vuoi in questa vita“, ma devi lavorare dannatamente duramente per raggiungere il tuo obiettivo. Le storie vere e di successo di Little America 2 -dove individui, maschi o femmine che siano, tentano di realizzare i propri sogni – provano a dimostrare l’argomento nella forma più spietata. Lee Eisenberg e Siân Heder hanno voluto mostrare le lotte dei personaggi attraverso storie costellate di flashback che ne mostrano la strada per il successo: la formula del duro lavoro che tutti hanno dovuto risolvere prima di tagliare traguardi significativi. L’antologia di Apple si concentra sugli aspetti positivi: storie ispiratrici di successo ma radicate nella realtà, con una spruzzatina di cliché disseminata un po’ ovunque e qualche scelta nello script non condivisibile ma che, probabilmente, si piega all’affascinante obiettivo di rimanere ancorati alla verità. Tutti i personaggi mettono alla prova diverse opzioni, ma a un certo punto considerano come si sentirà il loro “sé futuro” e fanno delle scelte “onerose”: Ki Hong Lee lascia la facoltà di medicina perché vuole diventare un artista, Sachini decide di non tirarsi più fuori dalla vita, Yana lascia il suo lavoro in ufficio (che la rende infelice) per intraprendere a sua volta la carriera di dj e regista. Per dirla con lo scrittore e psicologo sociale Daniel Gilbert: “Ce ne andiamo in giro con l’illusione di essere appena diventati le persone che eravamo destinate a diventare, e che saremo così per il resto della nostra vita, ma si tratta di un’illusione appunto”. Gli incontri, le scintille e le vocazioni nuove – come le ispirazioni – non sono prevedibili.