L’Opéra – stagione 2: recensione della serie francese ambientata nel mondo del balletto
Dal 12 marzo 2023 è disponibile su Sky e Now la seconda stagione de L'Opéra, serie di produzione francese ambientata nell’affascinante mondo della danza classica.
Torniamo a Parigi, tra le mura del prestigioso Palazzo Garnier, con la seconda stagione de L’Opéra, serie televisiva francese creata da Cécile Ducrocq e disponibile su Sky e Now dal 12 marzo 2023.
Avevamo lasciato Zoé (Ariane Labed), prima ballerina trentacinquenne con una straordinaria carriera alle spalle – rallentata da un grave incidente – lottare con le unghie e con i denti per mantenere il suo posto all’interno della compagnia.
Nei nuovi episodi, la protagonista, uscita vincitrice dalla battaglia legale, dovrà affrontare una nuova e faticosa prova. Parallelamente, la macchina da presa allarga il suo sguardo, per osservare più da vicino le altre stelle dell’Opéra national de Paris: grandiosi ballerini motivati ma, allo stesso tempo, fortemente stressati dall’arrivo di una nuova ed esigente guida.
L’Opéra: l’eterna lotta tra tradizione e modernità
All’Opéra l’anno inizia in piena crisi, ovvero senza un direttore della danza, in seguito al licenziamento di Sébastian. Ma niente paura, una nuova guida è pronta a prendere le redini della scuola: la leggendaria ex ballerina Diane Taillandier (Anne Alvaro), nonché vecchia mentore di Zoé. Proprio quando tutti i tasselli sembrano intenzionati a tornare al loro posto, ecco che un evento tragico piomba sul palco di Palazzo Garnier: Zoé ha un brutto incidente, al quale fortunatamente sopravvive, ma che la costringerà a mettere in pausa, ancora una volta, la professione a livello agonistico. In poche parole, la donna deve rinunciare al sogno per il quale ha lottato durante tutta la prima stagione.
L’assenza della protagonista ci offre l’opportunità di osservare gli altri ballerini dell’Opéra, in un racconto quasi corale. Zoé si fa da parte e passa il testimone a Flora (Suzy Bemba), unica ballerina nera della compagnia, con un passato da ginnasta alle spalle. Bemba, in questi nuovi episodi, ha l’occasione di dotare la sua eroina di più sfaccettature: la ragazza, seppur ancora più caparbia e in perenne lotta contro il sistema e le istituzioni, è sul punto di perdere la motivazione e la grinta quando tutti i suoi sforzi sembrano scontrarsi contro un muro di gomma. Fuori dalla compagnia, la protagonista deve lottare contro assurdi pregiudizi. Un esempio? La ragazza si reca con Aurore a vedere un appartamento e, durante la visita, sparisce misteriosamente un oggetto da design; il proprietario esige che Flora apra il suo zaino per verificare, mentre non solleva alcun tipo di dubbio sulla sua amica. La responsabile era proprio la ricca bianca e bionda, la quale, superficialmente, nel suo gesto non aveva pensato alle conseguenze per Flora. Aurore, nei nuovi episodi, manifesterà comportamenti sempre più fuori norma, non “socialmente accettabili” – la cleptomania in primis – in risposta ad una sofferenza psicologica che non sa come affrontare.
Se per Flora la vita fuori dalla compagnia non è sempre facile, all’interno dell’Opéra la situazione è ancora più drammatica e ingiusta. Un luogo arcaico, di tensione, chiuso. In un primo momento la ragazza, dall’innegabile talento, entra nelle grazie di Diane, ma poi – quando osa disubbidire ad un suo ordine, per seguire l’istinto – viene schiacciata emotivamente e psicologicamente dalla donna, la quale malignamente attribuisce i suoi traguardi ad una strategia di inclusione a cui il mondo del balletto deve sottostare. Insomma, ripetute molestie sul lavoro, taciute – per timore, omertà, comodità – troppo a lungo.
Cécile Ducrocq, la creatrice della serie, nei nuovi episodi de L’Opéra mette in scena in modo ancora più incisivo e, in parte, più romanzato (lasciando uno spazio maggiore a relazioni e infatuazioni) la lotta tra l’istituzione – fortemente ancorata alla tradizione – e l’irreversibile evoluzione della società. Se la prima dimensione è incarnata da Diane – ossessionata da regole arcaiche, che hanno come unico scopo quello di mantenere il suo status -, che striscia tra le mura dell’Opera portando con sé un clima di ansia e tensione per i ballerini, la seconda è invece ben rappresentata da Flora: la gioventù ambiziosa e combattiva, che non tollera le ingiustizie, soprattutto sul lavoro.
Quando il gusto estetico incontra la danza
Oltre agli intriganti ingredienti narrativi, filmare la danza rimane la sfida principale per la Ducrocq: la magnificenza estetica di Palazzo Garnier, il rumore dei passi sul palco, le incantevoli coreografie. Un incanto in grado di catturare non solo gli amanti della danza ma chiunque apprezzi l’arte in tutte le sue forme.
Il corpo è letteralmente lo strumento di lavoro dei ballerini e delle ballerine che, da un lato, creano dei momenti, delle esperienze, assolutamente imperdibili, dall’altro sono soggetti ad una disciplina molto rigida, da cui è più difficile emanciparsi. Un esempio è l’étoile a cui Diane proibisce di proseguire le iniezioni per rimanere incinta, pena la perdita del posto di lavoro.
Potrebbero sembrare solo cliché ma il racconto che emerge da L’Opéra è estremamente realistico e convincente. C’è un forte sguardo sociologico, probabilmente rafforzato da reali testimonianze.
Tuttavia, nonostante lo sforzo di misurarsi con una narrazione così ambiziosa sia lodevole, lo show ogni tanto vacilla, cadendo in dialoghi esageratamente da telenovela, che sminuiscono e superficializzano le tematiche attuali che la serie si era prefissa di affrontare.
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L’Opéra – stagione 2: valutazione e conclusione
L’Opéra è una serie corale, fluida ed emozionante, in cui ogni personaggio ha un preciso ruolo all’interno della lotta per il potere. La creatrice della serie, Cécile Ducrocq nella nuova stagione torna a raccontarci, attraverso diversi punti di vista, la battaglia tra l’istituzione – fortemente ancorata alla tradizione – e l’irreversibile evoluzione della società, incarnata dalle nuove generazioni.
Nonostante l’opera di Ducrocq si confermi un racconto intrigante e realistico – sorretto e valorizzato da un gusto estetico impeccabile e dalle ipnotiche coreografie –in più di un’occasione, la sceneggiatura – i dialoghi in particolare – non è all’altezza dell’impegno e del messaggio sociale e culturale di cui la serie sembrava farsi portatrice.