Love me – stagione 2: recensione della serie TV Netflix

Love me affronta con delicatezza la maternità e le varie sfumature a essa legate.

La serie TV Netflix Love Me, giunta alla stagione 2, è il tipo di show che può sembrare eccessivamente legato alla famiglia, in questo caso si tratta dei Mathieson di Melbourne, ma non è così, anzi è proprio questo il punto centrale e importante del racconto, le persone, i sentimenti che li uniscono. Se la prima stagione, delicatamente realizzata e molto raffinata, esplora la gestione della morte e la cognizione del dolore, ed anche la nascita di nuove storie d’amore, la seconda, che riparte da nove mesi dopo rispetto al primo capitolo, dopo la morte di Christine, ritorna alla famiglia Mathieson, composta dai fratelli adulti Clara (Bojana Novakovic), Aaron (William Lodder) e dal padre Glen (Hugo Weaving), per dare corpo a qualcosa di nuovo che riguarda maternità e segreti. Dall’11 dicembre 2023 su Paramount+ Love me, un dramma romantico con un tocco familiare che non scende a patti con nulla, torna con la seconda stagione (con 6 episodi) per raccontare ancor di più le vite dei personaggi.

Love me 2: un famiglia per raccontare unicità del singolo e forza dell’unione

Cosa è accaduto a Clara e a Aaron? Come sta Glen? I primi due episodi fanno entrare nelle vite dei protagonisti aprendo la porta di casa e, come capita quando ritrovi dei vecchi amici, allo spettatore sembra di averli lasciati il giorno prima. Sono lì, di fronte a noi, ciascuno con le proprie paure, i propri sogni, le proprie tensioni rispetto alle cose. Love me racconta relazioni e amori, sentimenti profondi, ognuno dei Mathieson porta il suo viaggio con gli altri e con se stesso. I mesi sono passati e Aaron sta per diventare padre, la gravidanza di Ella (Shalom Brune-Franklin) sta procedendo, Clara, insieme al fidanzato Peter (Bob Morley), inizia a pensare di avere un bambino, e infine c’è Glen che continua la relazione con moglie Anita (Heather Mitchell) che ha sposato con grande amore.

I Mathieson sono una famiglia genuina e unita, piena di crepe e di ferite eppure estremamente unita: non si dubita mai di loro come gruppo, anche quando tutto va storto – non sono perfetti eppure lo spettatore li sente vicini -, sono una famiglia nonostante si narri spesso la storia di loro come individui. Nel momento in cui un evento arriva nell’esistenza, prima c’era la morte, ora ad esempio c’è la nascita della figlia di Aaron, in ospedale arrivano sia Glen che Clara. 

Il centro della famiglia è Glen che innamorato di Anita scopre che quest’ultima ha più di qualche segreto, primo fra tutti, il non avere alcuna assicurazione, anzi peggio ancora, la crede una sciocchezza, ci sono anche altri luoghi bui in cui Glen non può entrare – almeno fino a quando il marito non chiede delucidazioni alla moglie. I primi episodi ristabiliscono senza sforzo l’atmosfera intima della serie, gran parte dell’azione si svolge nel corridoio di un ospedale mentre tutti sono in attesa della nascita della figlia di Aaron. Le dinamiche familiari sono abilmente delineate: Clara e Peter discutono dei loro problemi di fertilità, Glen e Aaron riflettono sul saltare un colloquio di lavoro per essere presenti alla nascita della prima figlia. Ci sono poi due personaggi esterni che da spettatori assistono allo spettacolo della vita: da una parte la città, Melburne, dall’altra la casa in cui i Mathieson vivono e hanno vissuto. 

Love me 2: la maternità e la difficoltà di diventare madre

Ella: “Come se si potesse spiegare ad una madre come fare la madre”

Aaron sta per diventare padre eppure sembra che i problemi che lo affliggono siano ancora molti, la gravidanza di Ella arriva proprio quando il giovane era sul punto di lasciare la ragazza e di incominciare una relazione con l’amica di sempre, Jesse (Mitzi Ruhlmann), era con lei fino ad un momento prima quando Ella lo chiama per dirgli che le si sono rotte le acque. Aaron è giovane e forse se avesse potuto scegliere, non avrebbe scelto di diventare padre proprio ora. Lui è pronto ad essere padre, ma quanto pronto? Lui è pronto a pensare non più solo per sé – o eventualmente per due? Ella dal canto suo ha paura, mentre attende di essere dilatata a sufficienza, cammina appoggiandosi al braccio di Aaron che è lì, premuroso e presente, e intanto piange. Per quanto Aaron può mettere da parte i suoi veri desideri per una vita che lui non vuole fino in fondo? Lungo gli episodi la serie farà chiarezza su questo, diventa chiaro che non basta amare la creatura per stare insieme, non è un collante se l’amore tra le persone non esiste più. Aaron è un ragazzino (“non posso essere responsabile per entrambi”), lo dimostra spesso, anche quando pensa di poter organizzare un altro incontro per coprire la posizione lavorativa tanto sognata come se fosse un suo diritto – ma intanto è stata già coperta da un’altra persona -, lo è quando è convinto che tutto vada bene con Jesse come se non comprendesse che la situazione in cui vivono è complicata.

La piccola Lola è una bambina amata da tutta la famiglia, è colei che tiene tutto insieme, i suoi genitori e l’intero nucleo, per quanto può andare avanti così questa situazione? Ci sono momenti che devono avere come conseguenza una maturazione e una presa di coscienza, Aaron frequenta Jesse e vive, anche se per un periodo con Ella, per quanto tempo potrà andare avanti così?

“Vorrei tanto potermela cavare da sola [….], credo che sia molto importante preservare i nostri spazi personali”

C’è anche Clara che inizia a pensare assieme a Peter di diventare mamma, ma le cose non sono così semplici, lei crede che sia difficile perché non ha più vent’anni ma dalle analisi viene fuori che è lui ad avere qualche problema. Il medico lo dice chiaramente: non è che non potranno avere figli ma non sarà semplicissimo. Da quel momento in poi i due vivranno questo momento in modo diverso: Peter si sente svirilizzato, meno uomo quasi, non vuole parlare di gravidanza e inizia ad avere dei dubbi sulla paternità del primo figlio, Clara invece ha un solo pensiero, diventare madre, poco importa in che modo ma vuole avere un figlio assieme al compagno. Nella vita di Clara però c’è sicuramente un altro figlio, quello che Peter ha avuto con un’altra donna, in una precedente relazione: quel ragazzo adolescente mette alla prova Clara, Peter e la loro coppia. Peter si dimostra immaturo, volubile, getta tutte le preoccupazioni, gli errori su Clara per uscirne pulito, lo dice chiaramente la donna: si parla sempre di lui, mai di lei, il lavoro di lei è mettersi nei panni di lui. I discorsi fatti a Clara dal ginecologo sono quelli che tutte le coppie che non riescono a diventare genitori si sentono dire – rilassarsi, questa è la chiave -, il risultato sono gli occhi pieni di lacrime della donna, sola davanti al medico – Peter non si presenta, dimostrando poca maturità e poca voglia di esserci in un momento cruciale per loro. Le cose poi si faranno sempre più complicate, dolorose e Clara porta assieme a lei su una montagna russa molto coinvolgente.

Love me affronta con delicatezza la maternità, l’essere madre e il diventare madre hanno vari significati. Si può essere mamma in modi differenti e uno non esclude l’altro: mostra la paura di Ella ma anche il desiderio di Clara, mostra la coppia omogenitoriale, amica di Clara.

Si racconta quanto si sia soli nella vita, nonostante accanto ci siano gli altri, si è soli perché tensioni, pulsioni, terrore e difficoltà si possono certo condividere ma colpiscono e coinvolgono, in linea di massima, una persona. Aaron è solo mentre capisce che quello che ha creato non era reale, o non come lui credeva, Clara è sola mentre sogna di diventare madre e anche quando ha accanto l’uomo che ama, Glen è solo nel momento in cui scopre qualcosa che è alla pari di uno schiaffo in piena faccia.  

Love me – stagione 2: valutazione e conclusione

Se la prima stagione riguardava la morte e la ricerca dell’amore, qui il racconto cambia direzione. Avere un figlio non è sempre la massima espressione d’amore, a volte è una scelta egoistica, a volte è un modo per tenere legato a sé l’altro. Love me riflette su cosa succede quando arriva il bambino ma l’amore se n’è andato o anche su cosa accade se si sta costruendo una relazione su qualcosa che potrebbe non accadere mai. I sei episodi narrano quanto sia complesso vivere, quanto le scelte che si compiono spesso facciano acqua da tutte le parti, quanto si sia egoisti, arrabbiati. Aaron, Clara e Glen dicono e affermano con forza disperati, tra le lacrime, tristi da morire, intrisi di paura, cose che spesso si ha il terrore di dire e affermare, eppure lo dicono ed è per questo che Love me è così forte e potente, ironico e doloroso. Si parla con gli estranei, con chi si conosce appena, si scappa dalle responsabilità, si dice no a ciò a cui si ambiva, si prendono decisioni d’impulso e si comprendono persone con cui non si condivide nulla se non un pezzo di vita simile. Love me è un raro dramma che si concentra sui personaggi, il suo è uno sguardo interessante ed intimista sull’amore, sul diventare madre, sulla vita, è una storia che punta a mostrare che le persone sono pronte a fare di tutto per chi si ama, capaci di fare gesti pazzi, al di là della propria comfort zone. 

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.7