Love, Victor – stagione 3: recensione della serie Disney+
Tutto ha una fine, anche e soprattutto la scuola, è arrivato anche l’ultimo anno per Victor e i suoi amici. Segue proprio questa parte di vita tanto attesa da ogni adolescente, l’inizio di una nuova era, l’età adulta, il diventare grandi ma per davvero, la terza stagione di Love, Vitctor, spin-off del film del 2018 Love, Simon (tradotto in italiano come Tuo, Simon). Arriva su Disney+, il 15 giugno 2022, il capitolo conclusivo della serie che con delicatezza e leggerezza ma mai superficialità ha narrato il coming out di Victor e la sua maturazione. Alla fine della seconda stagione Victor (Michael Cimino), l’adolescente protagonista della serie ideata da Isaac Aptaker ed Elizabeth Berger, si trovava di fronte ad un bivio, scegliere il suo primo amore, Benji (George Sear) o iniziare una nuova relazione con ragazzo nuovo del liceo di Creekwood, Rahim (Anthony Keyvan), iraniano di religione mussulmana. Questa terza stagione si costruisce sull’altalena delle relazioni, dei rapporti, dell’esistenza di tutti i protagonisti della serie: avvicinarsi e allontanarsi, prendersi e lasciarsi, capirsi e non capirsi, raccontarsi e nascondere la verità, non solo fra Victor-Rahim-Benji ma anche fra gli altri personaggi della serie: Mia, Andrew, Felix, Lake, Pilar, Lucy.
Love, Victor 3: una serie che pur seguendo lo schema del genere è potente, commovente e innovativa
Love, Victor 3 continua il suo viaggio nel narrare i sentimenti, i moti dell’animo, e Victor diventa protagonista della sua storia, mentre in passato lui sarebbe stato solo un personaggio secondario, l’amico dei protagonisti; insomma è molto importante dare voce a queste storie. Se non si è “narrativamente” rappresentati vuol dire che non si esiste e quindi il pubblico non si può immedesimare e dunque si deve colmare il vuoto narratologico.
Love, Victor è stata capace di portare in campo lo schema classico, i luoghi comuni del storie d’amore teen eppure è altrettanto capace di essere innovativo e sovversivo. I temi principali e universali che vanno al di là di qualunque tipo di etichette sono il coraggio di essere sé stessi, la necessità di accettare la propria identità e trovare il proprio posto nel mondo, abbracciati dalla comunità. La serie lavora ancora intorno a queste linee ampliandole e abitandole in senso ancora più esteso, mostrando un circolo vizioso e virtuoso insieme: se non ci si accetta non si può essere accettati, se ci si vergogna di ciò che si è, probabilmente l’altro lo percepirà. Così lo show vive di due spinte – come i personaggi -, da una parte l’essere esplicito e il far uscire dall’armadio chi fino a poco tempo fa in quell’armadio ci cresceva e moriva (in inglese l’espressione che meglio rappresenta questo è il coming out of the closet) e dall’altra il non esagerare troppo, in fin dei conti si sta parlando comunque di un prodotto su Disney sembrano dirsi gli showrunner, da una parte il racconto di un’oasi felice in cui l’omosessualità – maschile e ora anche femminile – esiste (siamo nell’America del 2020) e basta, dall’altra la presa d’atto che qualcuno che non capirà ci sarà sempre. Bisogna però sottolineare che, in America, originariamente, lo show era trasmesso su Disney+, e nel momento in cui è stato deciso di etichettarlo come prodotto 14+ (in Italia in Star canale della piattaforma), si è “evoluto” in qualcosa di diverso. Hulu ha continuato a pubblicare due stagioni di dieci episodi prima di annunciare ad aprile che la stagione 3 non sarebbe stata solo l’ultima dello show, ma che la serie per adulti sarebbe stata trasmessa in streaming su entrambe le piattaforme Disney+ e Hulu. Il presidente di Hulu ha dichiarato a Variety che sono orgogliosi di portare ad un pubblico più ampio possibile la serie, rendendola disponibile sia su Disney+ che su Hulu per celebrare l’ultima stagione e il mese dell’orgoglio LGBTQIA+. Craig Erwich, presidente di Hulu Originals e ABC Entertainment, ha parlato dell’importanza di fornire al più ampio pubblico possibile uno spettacolo inclusivo come Love, Victor perché è necessario creare storie che riflettano il mondo in cui viviamo.
Love, Victor 3: basta chiudere gli occhi, respirare e prendere la decisione
La prima stagione, uscita nel febbraio 2021, mostrava la vita di un nuovo studente, Victor, alla Creekwood High School, che mentre iniziava a scoprirsi, trovava nelle parole di uno sconosciuto, Simon, un aiuto, gli episodi seguivano il suo viaggio alla scoperta di sé, mentre affrontava varie sfide a casa e fuori, prendeva coscienza del proprio orientamento sessuale. Nella seconda stagione Victor racconta le conseguenze del suo coming out e la sua relazione con Benji, messa a dura prova a causa della sua famiglia e di un nuovo possibile interesse. La terza stagione porta al centro ancora la scoperta di sé stesso, non solo per capire chi vuole al suo fianco ma anche chi vuole essere. Una sfida doppia, una salita perché il cambiamento fa paura e fa paura ancora di più scegliere perché la scelta significa anche non scegliere qualcosa d’altro. Victor e gli altri devono decidere chi vorranno diventare domani, dove vivranno fra un anno, chi avranno al loro fianco: il futuro incombe, terrorizza ma è anche bellissimo.
Questa stagione riprende il cliffhanger della scorsa stagione: Victor tornerà dal suo fidanzato Benji o inizierà a conoscere meglio Rahim? Questa domanda trova risposta nei primi momenti della terza stagione, per uscire dal dubbio Victor chiude gli occhi e segue il suo istinto per avere un momento di chiarezza. Si parla di cosa voglia dire essere soli, non avere una relazione, si discute sulle app di incontri gay, sulle malattie sessualmente trasmissibili, sulla pluralità di esperienze relative al coming out e si affronta quanto a volte sia un privilegio passare per etero perché a tratti essere ciò che si è può essere, e non dovrebbe esserlo, terribilmente pericoloso. Gli otto episodi si dedicano ad esplorare le esistenze di Victor, Benji e Rahim, in particolare la loro vita familiare: la fede musulmana di Rahim e il rapporto teso di Benji con suo padre, la famiglia di Victor e il suo rapporto con la madre.
Questa terza stagione mira ad essere un racconto corale, aggiungendo storie, analizzando vite. Lo show porta al centro anche la prima coppia lesbica, Lake (Bebe Wood) e la nuova straordinaria Lucy (Ava Capri) e questo è interessante perché ampliare lo sguardo e le storie, includere, mostrare più sfaccettature della comunità queer è onesto e utile. C’è spazio poi anche per la storia dei meravigliosi Felix (Anthony Turpel) e la sorella di Victor, Pilar (Isabella Ferreira) che promuovono una relazione segreta e tentano di aiutare il rapporto tra i genitori della ragazza.
Ciò che colpisce è la genuinità e la profondità di una storia che è genuinamente e profondamente reale, vive di alti e bassi, di distacco e di vicinanza; il percorso di accettazione da parte di Victor e delle persone che gli stanno attorno è frammentato, ondivago, complicato – si vive anche di zone grigie, di compromessi – anche rispetto a Love, Simon, ciò rende la serie più vera e sincera e solo in questo modo si può aderire ad una narrazione inclusiva, contemporanea. La pluralità – che talvolta si perde proprio perché la vita di Victor ha la meglio sulle altre – dà il senso di tridimensionalità della vicenda, costruendo attorno a Victor una rete di supporto che è potente ma non per questo miope nel dire al protagonista la verità. Solo vivendo nella società, solo comprendendosi e comprendendo l’altro, si può maturare, crescere, scegliere, e diventare più pienamente sé stessi.
Un inno di libertà, inclusione e accettazione
Gli otto episodi di questa terza stagione sono il giusto finale dello show, scegliendo forse la strada più giusta e sicura senza troppi voli pindarici. Anche se forse non sfrutta totalmente tutti i nuovi elementi e i personaggi introdotti in questa stagione, continua a raccontare una storia di delicatezza e tenerezza, di sorrisi e commozione componendo i versi finali di un canto di accettazione e inclusività.
Alla fine, la terza stagione di Love, Victor fa esattamente quello che si propone di fare. Conclude il percorso di tutti i personaggi, dando voce ad un’esperienza queer plurale, Love, Victor 3 è una buonissima serie che ha alzato il velo di silenzio che spesso ha coperto le vite del mondo queer.