L’ultima cosa che mi ha detto: recensione della miniserie su Apple Tv+
Jennifer Garner torna protagonista in una serie tv con L'ultima cosa che mi ha detto, il mystery/drama familiare su Apple TV+ tratto dal romanzo di Laura Dave e disponibile con le prime due puntate dal 14 aprile.
A diciassette anni dallo spy cult Alias (2001-2006) e a cinque da Camping (2018) di Lena Dunham, Jennifer Garner torna protagonista in tv con L’ultima cosa che mi ha detto, miniserie in 7 episodi (i primi due disponibili dal 14 aprile, i restanti a cadenza settimanale) prodotta e distribuita da Apple Tv+. Creata da Laura Dave e Josh Singer che adattano il recente romanzo della prima dal titolo omonimo, il mystery/drama venuto alla luce anche grazie al contributo della Hello Sunshine Productions, ormai rodatissima casa di produzione fondata da Reese Witherspoon nel 2007, si presenta come il classico disvelamento di un passato tenuto nascosto a lungo, che mette al centro due donne, Hannah (Garner) e Bailey (la giovane Angourie Rice di Omicidio a Easttown), rispettivamente la (neo) moglie e la figlia (avuta da un matrimonio precedente) di un uomo, Owen (Nikolaj Coster-Waldau), scomparso all’improvviso in un giorno qualunque che stravolgerà per sempre le loro vite.
L’ultima cosa che mi ha detto: tracce di un uomo in fuga
L’FBI, infatti, ha appena avviato una corposa inchiesta riguardo una probabile – anzi certa – frode fiscale ai danni di investitori e clienti della nuova start up per cui Owen stesso ha lavorato per anni: un sofisticato software spacciato per funzionante e immesso nel mercato attraverso una truffa. Le tracce di quest’ultimo si perdono nel giro di poche ora: l’uomo lascia un criptico biglietto ad Hannah e uno alla figlia, abbandonando entrambe con una borsa piena di soldi. Ma a quanto pare non si tratta (solo) di un imbroglio economico, perché alla porta della donna bussa anche uno sceriffo federale di Austin (Augusto Aguilera) (attenzione alla città), autorità che normalmente non tratta casi simili, e un misterioso uomo che si raggira nella notte osservando ogni sua mossa.
Cosa c’è veramente dietro quella programmata fuga, ma soprattutto cosa nasconde davvero il passato di Owen, sono i due incastri narrativi di una serie costruita su flashback à mo’ di puzzle e che fonde insieme melodramma familiare con lo scontro/incontro parentale e generazionale di una matrigna con la figlia(stra) teenager, fra le quali non corre buon sangue, e le atmosfere e gli indizi thriller di un uomo che si rivela essere l’opposto di quello che fino ad ora è apparso.
Ci sono insomma tutti gli elementi riconoscibili di un adattamento tv a cui la Hello Sunshine ci ha abituati dopo la trionfante Big Little Lies e Little Fires Everywhere: le protagoniste femminili minacciate dal maschile; le complesse dinamiche familiari; il disgregamento progressivo di un’apparente normalità borghese nord-americana; l’ambientazione affascinante e pittoresca (in questo caso la piccola comunità costiera di Sausalito in California) e soprattutto la narrazione guidata dal punto di vista delle donne perché essenzialmente tratta da libri scritti da donne.
Jennifer Garner è la nuova interprete di una produzione firmata Reese Whiterspoon
L’ultima cosa che mi ha detto non presenta dunque alcunché di davvero nuovo, ma le basta poco per intrigare a sufficienza lo spettatore nel proseguire la visione e capire fino in fondo cosa si cela dietro quella fuga e i motivi che l’hanno scatenata. L’attenzione della scrittura, tuttavia, punta molto sul legame fra Hannah e Bailey che si andrà finalmente a creare nel corso del loro ‘viaggio’ (figurativo e fisico) alla ricerca della verità, piuttosto che sulla vera e propria azione da intrigo giallo, trovando nelle due donne un punto in comune di abbandono sentimentale sul quale far incrociare il loro avvicinamento.
D’altronde Jennifer Garner, madre di tre figli avuti da Ben Affleck e piuttosto attiva sui social in video domestici di preparazioni culinarie, risulta perfetta nell’incarnare quel bisogno di accudimento e di vicinanza con il mood adolescenziale, e, nonostante la sua proverbiale legnosità e uno sguardo enigmatico che accompagna quasi ogni sua scena, il ruolo di Hannah potrebbe configurarla come una versione inedita di alcuni lati di sé.
L’ultima cosa che mi ha detto: conclusione e valutazione
In base ai primi episodi rilasciati, dunque, L’ultima cosa che mi ha detto suggerisce la costruzione tradizionale di un dramma familiare dai contorni mystery che adatta fedelmente l’intenzione e le rivelazioni del libro da cui è tratta, condotta principalmente dall’interpretazione rigorosa e spigolosa della Garner nelle vesti di una moglie che si ritrova a scavare nelle menzogne dell’idilliaco amore che prova(va) per un uomo. Il clima ambiguo e preoccupato è ben fotografato da una luce spesso ombrosa e cupa che si scontra con l’amenità di un paesaggio molto suggestivo spesso ripreso dall’alto, che circoscrive fascinosamente quella seraficità cittadina che sta per sfaldarsi. Una nota di merito va data anche alle musiche originali a cura di Danny Bensi e Saunder Jurriaans che si accompagnano a brani più famosi; il tutto per gettare le basi di una serie che seppur stilizzata in alcuni pattern conosciuti e alquanto prevedibili, potrebbe riservare della soprese.