L’uomo delle castagne: recensione della serie crime Netflix

Due storyline che si intrecciano in una storia che gli amanti del crime non possono non vedere.

La serie TV danese L’uomo delle castagne (The Chestnut Man) è sbarcata su Netflix mercoledì 29 settembre 2021. I sei episodi della nuova produzione originale crime drama dai toni del thriller psicologico sono tratti dall’omonimo romanzo di esordio pubblicato nel 2018 da Søren Sveistrup, noto sceneggiatore di The Killig. L’uomo delle castagne è un’opera Sam Productions, diretta da Mikkel Serup, con cui si cerca di ricostruire sul piccolo schermo il profilo psicologico-comportamentale di un serial killer. Con la sua storia enigmatica, accompagnata da una scia di omicidi e da qualche colpo di scena, prova a incollare sullo schermo come ha fatto la coreana Squid Game, ma difficilmente riuscirà a scalzarla dalla top ten della piattaforma di streaming.

L’uomo delle castagne: un serial killer dalla firma singolare

L'uomo delle castagne cinematographe.it

Ne L’uomo delle castagne si incontrano due storyline che generano un incrocio potenzialmente mortale. La storia trova la sua perfetta ambientazione in una Copenhagen che mostra il suo lato più dark, l’atmosfera plumbea e grigia della città danese fa infatti da cornice a un singolare e sconcertante caso di omicidio. Anche l’attenzione dei media si polarizza sul caso che vede impegnati a indagare la detective Naia Thulin (Danica Curcic) e l’agente dell’Europol Mark Hess (Mikkel Boe Følsgaard). La coppia Thulin-Hess arriva davanti alla scena del crimine. Una donna è stata ritrovata morta in un parco giochi, e con una mano amputata. Di fianco al corpo la detective Thulin scopre un reperto singolare: un omino fatto di castagne. Si tratta della firma dell’assassino? Intanto l’ipotesi iniziale è che la donna sia stata dapprima sedata in casa, poi trascinata al vicino parco giochi. Si cerca l’assassino, ma anche l’ultimo segmento dell’arto superiore della vittima insieme all’arma del delitto. Nel frattempo il ministro degli affari sociali Rosa Hartung (Iben Dorner), dopo un periodo di elaborazione di un lutto per la scomparsa di sua figlia Kristina, prova a riprendere in mano la propria vita e torna a lavorare in Parlamento. Ben presto però la donna inizia ad essere minacciata via mail. È il passato di Rosa che torna a galla per sconvolgere nuovamente la sua vita, quando sull’omino di castagne rinvenuto dalla polizia scientifica nel parco di divertimenti si trovano le impronte della piccola Kristina. Ma allora Kristina Hartung potrebbe essere ancora viva? Chi sarà l’assassino? Riuscirà il duo Thulin- Hess a risolvere il caso?

Quando i traumi infantili condizionano la vita adulta

Un fardello troppo pesante e una valigia piena di sogni e in frantumi. Così L’uomo delle castagne porta a riflettere sui nodi emotivi e irrisolti che adombrano i personaggi principali. Alla base di tutta la storia c’è infatti il tema dei bisogni fondamentali dei bambini che assumono un importantissimo significato psicologico. Bisogni come la protezione e l’affetto dei genitori, di appartenenza e di amore, di tutto il necessario per la crescita e per la propria realizzazione. Il focus si sposta quindi anche sulle possibili conseguenze dei traumi infantili, dell’incuria, delle violenze e degli abusi contro i minori; e, parallelamente, sulle procedure per l’affidamento (che a volte possono fallire) avviate dai servizi sociali. Temi che si intonano all’atmosfera cupa che avvolge i protagonisti.

L’uomo delle castagne: un finale soddisfacente nella serie Netflix

Il lavoro di regia della serie TV, grazie a delle scelte precise su cosa inquadrare e su cosa lasciare fuori dall’inquadratura e a un cast principale che funziona, riesce ad emozionare e a coinvolgere. Si adeguano totalmente i parametri fondamentali della fotografia per esprimere l’alone di mistero che aleggia sulla storia. Si prediligono le immagini provenienti da più inquadrature, gli sfondi scuri, e, in generale, l’effetto sfocato delle parti non in primo piano. L’uomo delle castagne prende ritmo di vita più intenso negli ultimi episodi, quando al suono di sinistri ricordi di infanzia e di terribili omicidi suspense e curiosità aumentano fino a giungere a un finale che intrattiene, e commuove chi guarda anche se non regala un vero twist. Nel complesso non si è davanti a un’opera capace di introdurre delle idee originali nel panorama delle sue produzioni, perché ricalca i soliti cliché, ma se ne consiglia almeno una visione agli appassionati del genere.

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Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2

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