Mammals: recensione della miniserie tv Prime Video
Mammals tratta un tema poco originale, le relazioni di coppia, ma lo fa cercando una forma di lirismo teatrale, letterario, lontano dal mondo della tv e della serialità contemporanee.
Mammals è una miniserie composta da sei episodi, disponibile su Prime Video dall’11 novembre 2022, diretta da Stephanie Laing (Made for Love e Physical), con la sceneggiatura di Jez Butterworth, vincitore del Premio Tony e di due Oliver.
Un uomo, Jamie, e una donna, Amandine, sono in macchina e stanno andando a fare una piccola vacanza. Lei è incinta. Sono felici, ridono, si prendono in giro, sognano il loro bambino, immaginano di quanto li amerà, di quanto li odierà e di come poi tutto si rimetterà a posto. Qualcosa però va storto, Amandine, interpretata da Melia Kreiling, perde il bambino suo e di Jamie, interpretato da James Corden. Parte così Mammals, una serie che racconta l’infedeltà, la crisi matrimoniale. Laing è una scelta ispirata per orchestrare l’intera serie perché è molto brava a dirigere storie d’amore spinose, cervellotiche e corrosive, e questo show è tutte queste cose.
Mammals: dalla felicità alla caduta
Jamie e Amandine sono felici e non lo sanno, o meglio lo sanno e proprio per questo la caduta è ancor più lacerante. Il dolore produce uno strappo talmente profondo da cancellare ogni emozione. Sono in vacanza, il loro vicino è Tom Jones, una balena, elemento simbolico nella loro storia d’amore e nella serie, affiora maestosa davanti a casa loro, insomma pare proprio che Mammals sia una paradossale commedia. Si godono il momento ma poi la tragedia accade, Amandine si sente male, sanguina. Prima il pieno, poi il vuoto. La donna ha un aborto spontaneo, chiede a Jaime di chiamare tutti per dare la terribile notizia. Jamie mentre usa il cellulare di Amandine scopre ciò che non avrebbe mai voluto, la moglie riceve messaggi piccanti da parte di un certo Paul.
La cosa più semplice sarebbe quella di parlare con Amandine, ma Jamie non affronta la moglie e inizia così a pedinarla, indaga su di lei anche grazie al cognato, il marito della sorella Lue (Sally Hawkins), Jeff, un malinconico accademico, interpretato da Colin Morgan, che hackera i file video protetti da password. Si apre un mare di messaggi, doppie vite, chiamate, video. Nulla era come sembrava.
James Corden è abile nel costruire un personaggio amabile e detestabile allo stesso tempo, frutto di una sceneggiatura costruita quasi alla perfezione. Interpreta uno chef tenero e comprensivo e per metterlo in scena, mette da parte molti dei suoi vezzi recitativi per raccontare l’uomo in crisi, tormentato dal dubbio che scopre i segreti della propria moglie.
La sua recitazione punta all’esasperazione sia in un senso che nell’altro. Quando scherza, lo fa in grande. Quando sente dolore, percepisce un dolore gigantesco, quando la paranoia si insinua nella sua mente, diventa sospettoso e la vita intima di Amandine si fa ossessione. All’inizio c’è la disperazione di un uomo che vomita per lo strazio di venire a conoscenza dell’infedeltà coniugale, la serie torna indietro, a quando tutto è incominciato. Jamie ha conquistato quella donna così diversa da lui, strappandola ad un ricco fidanzato. Sono così diversi eppure così felici. “L’amore è impossibile” è il claim di questa serie ma i due hanno sempre pensato di essere la prova tangibile del contrario, invece Jamie, proprio nel momento in cui un uomo e una donna dovrebbero tenersi ancora più stretti per sopravvivere alla ferita causata da una gravidanza non andata a buon fine, si ritrova ancora più solo, spezzato. La donna che ha sposato non è felice con lui, non è felice di ciò che hanno creato, ha altri uomini.
Siamo tutti un po’ mammiferi in balia degli istinti
Questo sarebbe potuto essere il momento perfetto, Jamie sta per inaugurare il suo ristorante, sta per diventare padre, ha una moglie che adora, invece no, le carte vengono sparigliate. Proprio in questo momento emerge la natura di Jamie, sopraffatto da tutto, inizia a diventare violento, iroso, arriva a compiere gesti assurdi. Jeff glielo consiglia, per lui sarebbe stato meglio non guardare i video, glielo dice per il suo bene ma lui non lo ascolta e, di minuto in minuto, emergono nomi, persone, vite e lui è sempre più distrutto, deluso, arrabbiato. C’è solo una verità, Amandine è una donna infedele che tradisce un marito innamorato. Mammals però ci stupisce, ancora una volta, grazie ad una scrittura intelligente che sa essere divertente, malinconica, surreale. La serie oscilla tra momenti comici, altri drammatici e quelli figli di una malinconia struggente. Oltre alle parole ci sono molti sguardi in cui si possono scorgere i sentimenti più intimi e veri dei personaggi, parlano forse molto più con i silenzi che con le parole stesse.
La miniserie si intitola appunto mammiferi proprio perché dimostra quanto noi umani siamo animali che spesso si lasciano andare ai bisogni, dimenticandosi della razionalità e della mente. I mammiferi si preoccupano della fedeltà, hanno bisogno della fedeltà, si dice nella serie. Le motivazioni di Amandine rimangono opache fino alla fine e solo alla fine tutto acquista un suo senso.
La serie vuole dimostrare attraverso i personaggi che le relazioni non sono sempre semplici, i rapporti non sempre idilliaci, le cose cambiano. Il percorso viene ridisegnato più volte perché ci vengono svelate nelle sei puntate delle verità scomode che fanno deviare il corso degli avvenimenti, è frammentato come i protagonisti e la regia.
Mammals: il racconto della realtà delle cose
Le relazioni finiscono, si rompono, si sgretolano e, dopo l’inizio da favola, Mammals porta in campo la realtà delle cose. I personaggi, le loro relazioni sono inevitabilmente destinati a slegarsi, deflagrare e poi ricomporsi, sono destinati a farsi male, o qualcuno o tutti. Ci sono Jamie e Amandine che si allontanano ma ci sono anche Lue e Jeff che sperimentano un’involuzione della loro chimica, tanto che Lue tenta di costruirsi un mondo tutto suo dove rifugiarsi. Si rifugia dalla vita nei sogni ad occhi aperti, sogna di essere l’assistente di Coco Chanel, godendosi tutta la libertà e il glamour della società dell’alta moda negli anni ’20 a Parigi. La sceneggiatura di Butterworth perde intensità, sfortunatamente, proprio qui.
Un racconto di una crisi di coppia
Mammals tratta un tema poco originale, le relazioni di coppia, ma lo fa cercando una forma di lirismo teatrale, letterario, lontano dal mondo della tv e della serialità contemporanee. La serie tv gioca con le metafore, i sogni, l’immaginario e riesce a colpire chi guarda ma, a volte, rischia, al tempo stesso, di confondere. C’è qualcosa infatti che non torna, che fa smarrire lo spettatore nella storia. La sensazione è quella di non arrivare al punto e questo turba, per capire a fondo la vicenda si deve arrivare alla fine. Ci sono molte cose belle e interessanti che affascinano, l’interpretazione, la scrittura e la regia, ma altre, fra cui paradossalmente proprio alcune scelte sceneggiatoriali – la storia di Lue e Jeff -, fanno sì che ci si senta un po’ disorientati dalla narrazione e non si riesca ad empatizzare totalmente con i personaggi.