Máquina – Il pugile: recensione della serie TV Disney+ con Gael García Bernal e Diego Luna
Una serie che è tanto, forse anche troppo? Máquina - Il pugile è disponibile su Disney+ dal 9 ottobre 2024, composta da sei episodi.
Con Máquina – Il pugile, Disney+ si avvicina ancora di più al pubblico adulto. Creata da Marco Ramirez e prodotta da Searchlight Televisione, Máquina punta tutto sul cast, una scrittura semplice e il desiderio/tentativo di unire thriller, commedia, crime e boxe. La serie, costituita da sei episodi, entrata nel catalogo il 9 ottobre 2024, racconta la storia di Esteban (Gael Garcia Bernal) detto Máquina, campione di boxe argentino, idolo del suo paese e non solo, tra i migliori pesi welter del mondo. Esteban però ora ha di fronte un finale di carriera abbastanza complicato, a causa di un’imprevista e terribile sconfitta per KO al primo round contro un astro nascente filippino. Il tempo è passato, sul suo volto ci sono nuove rughe, il suo corpo fa più fatica a mantenersi atletico e in forma, le cicatrici sono sempre di più, insomma non è quello di una volta e a nulla servono le rassicurazioni di tutti, tra cui anche del suo manager e migliore amico Andy (Diego Luna). Le cose improvvisamente sembrano cambiare e dare inizio ad un incubo senza fine. Come farà Máquina a restare fedele a se stesso?
Máquina – Il pugile: quello di Esteban rientra in uno di quei racconti di cadute e fallimenti di un mito
Ormai sono molti i racconti che mirano a narrare il mito, la stella in declino, il fallimento in corpore. L’errore non fa più paura, il momento della crisi non è qualcosa da cancellare ma da portare al centro, è stato fatto con risultati vari e altalenanti, ci sono Baggio e Totti, i loro calci sbagliati, l’incapacità di accettare la fine di una carriera, qui è tutto una caduta. Al centro ci sono personaggi spezzati, sconfitti, tipici prodotti di un ambiente che prende gli ultimi, li porta al successo e poi li fa cadere lì da dove sono venuti. Non c’è il desiderio di rappresentare il mito, ma si vuole in un certo qual modo distruggere una certa retorica della boxe come riscatto, su quel ring ci sono solo disperati. I pugili sono vittime, strumenti nelle mani di un'”entità” demiurgica che decide cosa fare di loro, finché non crollano, il protagonista di questa serie è solo il prossimo. Lo sapeva e lo sa, sarebbe arrivato questo momento ma non se lo aspettava così, una certa innocenza e l’impotenza che dimostra sono due degli elementi positivi del testo, a livello di scrittura e recitazione.
Máquina – Il pugile: una serie che è tante cose insieme ma forse il suo essere polimorfa le fa perdere il suo centro
La serie è molte cose insieme, è un noir, un crime, persino si fa dramedy, ed è un thriller comico divertente, grazie a Gael García Bernal e Diego Luna, efficaci anche/già in Y Tu Mama Tambien, Bernal qui è un campione di boxe invecchiato e Luna è l’amato ma losco manager. I due si conoscono, si capiscono e si vogliono bene in un mondo in cui tutti sembrano volersi fregare. Fin dal primo episodio tutto appare chiaro: Andy si mostra un vero idiota esibizionista che bluffa in continuazione. Da una parte c’è Andy, chiaramente dipendente dalla chirurgia estetica, vizioso, alcolizzato, ambiguo moralmente, dominato dalla madre Josefina (Lucìa Méndez), che cerca di portare avanti il suo lavoro giocando sporco. Lui è determinato a riportare il suo pugile sul ring per una rivincita, un match che potrebbe rilanciarlo, oppure coinvolgerlo in un complotto di vasta portata in grado di mettere a repentaglio la sua vita e quella di tutti i suoi cari. Dall’altra parte c’è Máquina, il più delle volte fatto, se non strafatto, a pezzi perché gli anni di boxe l’hanno reso una massa informe tenuta insieme non si sa per quale miracolo. Esteban è un leggendario peso welter ma ora è in rapido declino, l’incontro che ha perso ha dimostrato tutto ciò: è bastato uno sfidante più giovane e veloce e lui è finito al tappeto. Vede e sente cose che non esistono, si trascina sul ring. Sia Andy che Esteban sono sono in bilico tra la “norma” e il baratro, il primo sta facendo un gioco sporco, il secondo deve accettare che ormai è finita e stare a quel gioco. Eppure sono ancora lì, pronti a continuare.
Un ruolo importante è anche quello di Irasema (Eiza Gonzalez), ex moglie di Esteban, da sempre appassionata di boxe, che inizia a indagare su un caso che coinvolge alcune delle istituzioni più potenti del Messico.
Máquina-Il pugile, di cui sia Bernal e Luna sono anche produttori, è una serie che ci porta dentro quella boxe che negli ultimi decenni ha subito non solo una perdita di popolarità, ma anche una decisiva perdita di credibilità, proprio a causa di maneggi, truffe, in generale di corruzione.
Máquina – Il pugile: una vittoria dà inizio ad un inferno
Il campione vince, incredibilmente, quando gli viene data una seconda possibilità, ma lui non sa che questa vittoria darà inizio a un incubo. Uomini misteriosi e inquietanti escono da mondi altrettanto misteriosi e vogliono far capire a Esteban che sono loro ad avere il coltello dalla parte del manico, questo perché Esteban, anche grazie a Andy, corrotto, è stato aiutato da verdetti truccati ed è arrivato il momento di saldare il conto. Emerge così la trama del thriller nel momento in cui Andy che ha fatto guadagnare a Esteban una possibilità gareggiando per il titolo mondiale unificato dei pesi welter, viene contattato da questi misteriosi personaggi con un solo ordine, far perdere l’incontro a Esteban. O lui perderà, o saranno entrambi uccisi.
Sanno di essere in pericolo di vita, ma orgoglio e paura li spingono a fare scelte diverse. Solo Irasema sembra voler ricercare la verità, rappresentante di un giornalismo che vuole sapere cosa si nasconde dietro alle cose e che per questo viene ostacolata in ogni modo.
Con l’avanzare della serie, gli spettatori apprendono che questi personaggi hanno tirato le fila della vita di Esteban per più tempo di quanto lui stesso avesse mai immaginato.
Máquina – Il pugile: valutazione e conclusione
In Máquina succedono tante cose, forse troppe, ogni episodio dà nuove informazioni, inserisce nuovi personaggi e tesse fitte trame, troppo se pensiamo che la serie è costituita solo da sei episodi. La storia principale, un’amicizia sporcata tra due uomini spinti da vizi e virtù, da demoni e vanità, potrebbe essere forte e riuscire a colpire il pubblico ma poi ci sono altri elementi che non sono a fuoco. La serie espande il mondo mentre dispiega la sua trama, ma paradossalmente gli episodi diventano più corti, più concentrati.