Masters of the Air: recensione della serie con Austin Butler e Barry Keoghan
La storia degli uomini del 100° Gruppo Bombardieri che contribuirono a distruggere l’orrore del Terzo Reich di Hitler
Una serie “stellare” Masters of the Air, prodotta dai premi Oscar Steven Spielberg, Tom Hanks (e Gary Goetzman), e interpretata dai candidati all’Oscar Austin Butler e Barry Keoghan, e da Callum Turner, Anthony Boyle, Nate Mann, Rafferty Law, Josiah Cross, Branden Cook e Ncuti Gatwa. Dal 26 gennaio disponibile su Apple TV+ con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì, fino al 15 marzo 2024.
Basata sull’omonimo libro di Donald L. Miller e sceneggiato da John Orloff, Masters of the Air segue gli uomini del 100° Gruppo Bombardieri, il “Bloody Hundredth”, alle prese con pericolosi raid di bombardamento sulla Germania nazista in condizioni proibitive, dovute al gelo, alla mancanza di ossigeno e al terrore di un combattimento condotto a 25.000 piedi di altezza. Al centro uomini che contribuirono a distruggere il Terzo Reich di Hitler pagando un prezzo enorme: catturati, feriti, uccisi, solo alcuni riuscirono a tornare a casa.
Masters of the Air – Uomini incontro al loro destino
Il cinema e la serialità sono pieni di storie di uomini e donne alle prese con la grande Storia, con le scelte dei potenti, costretti ad affrontare guerre, morte e distruzione, l’elenco è lunghissimo, proprio in questi giorni è tornato in sala dopo 45 anni Il cacciatore di Michael Cimino sulle conseguenze della guerra in Vietnam su un gruppo di giovani di belle speranze; ma pensiamo a Salvate il soldato Ryan, Full Metal Jacket, Platoon, Apocalypse Now e i più recenti 1917, Dunkirk, Niente di nuovo sul fronte occidentale. E tornando alla serialità Band of Brothers e The Pacific, sempre prodotti da Steven Spielberg, Tom Hanks e Gary Goetzman. E Masters of the Air è proprio il terzo capitolo di questa saga war drama e racconta le conseguenze delle logiche di potere su un gruppo di aviatori, il maggiore Gale Cleven (Butler), i tenenti Curtis Biddick (Keoghan), e Robert Daniels (Gawa), i maggiori John Egan (Turner Harry Crosby (Boyle) e Marvin Browman (Moore). Il primo episodio si apre con un momento di festa, i ragazzi trascorrono gli ultimi momenti di spensieratezza con le loro fidanzate prima di andare incontro al loro appuntamento con la Storia, e forse con la morte. Poi la serie entra nel vivo e ci ritroviamo con i protagonisti dentro cacciabombardieri lanciati nel cielo in scene al cardiopalma, in cui si percepisce l’alta tensione che accompagnava i giovani aviatori. Si trattiene il respiro con loro, si ha paura insieme a loro, si tira un sospiro di sollievo quando la missione è compiuta. C’è il dovere ma poi anche i conti con loro stessi, la paura di non fare ritorno a casa, di non rivedere le persone care, le conseguenze psicologiche di una missione più grande di loro.
Masters of the Air: valutazione e conclusione
Una produzione ad altissimo costo, intorno ai 250 milioni di dollari, per un risultato spettacolare, basti guardare le superbe sequenze d’azione, le battaglie aeree realizzate con una perfetta CGI e dirette, nei primi quattro episodi, dal talentuoso regista Cary Joji Fukunaga (la prima stagione di True Detective, 007 – No Time to Die). Un livello altissimo grazie anche alle interpretazioni dei protagonisti, in primis Austin Butler, già straordinario Elvis nel biopic di Baz Luhrmann, e Barry Keoghan, talento puro e attore del momento grazie anche al tanto criticato film – scandalo Saltburn di Emerald Fennell, che riescono a rendere con grande intensità il sacrificio dei protagonisti. Masters of the Air nonostante i suoi indiscutibili pregi sopraelencati risulta però una serie “datata”, già vista, la classica epica americana volta a sottolineare l’eroismo di uomini soli al comando, del sacrifico di milioni di soldati, che, a parte le nuove tecnologie di produzione, non aggiunge molto ai tanti racconti bellici del passato.
Vedi anche il trailer di Masters of the Air