Maya e i tre guerrieri: recensione della serie Netflix
Maya e i tre guerrieri è l'epico racconto di una protagonista che cresce e matura.
Arriva su Netflix, il 22 ottobre 2021, Maya e i tre guerrieri, serie animata ideata e diretta da Jorge R. Gutiérrez, regista del film prodotto da Guillermo del Toro Il libro della vita. Si tratta di una miniserie d’animazione messicana, con i suoi nove episodi di circa trenta minuti l’uno, che fa riferimento all’affascinante mitologia mesoamericana e la fa sua attraverso gli stilemi del fantasy.
Maya e i tre guerrieri: una protagonista libera, indipendente e coraggiosa
Maya è una giovane principessa, figlia del re e della regina, ha quindici anni, anzi li deve compiere, nella giornata del suo compleanno le divinità dell’oltretomba si palesano a lei; nel giorno della sua incoronazione un emissario del dio della guerra le comunica che lei è figlia della dea della morte e deve essere quindi sacrificata come deciso alla sua nascita. Il re e la regina, coloro che l’hanno cresciuta – ancora una volta la serie mostra come è cambiata la famiglia, figlia di una donna che l’ha portata in grembo e poi cresciuta da altri con amore, tenerezza e cura -, non vogliono assolutamente che Maya venga sacrificata e questa loro decisione dà inizio ad una guerra durissima tra dei e umani che costringerà ragazzina a partire per una missione difficile. Dovrà trovare tre forti guerrieri, uno per ciascun regno – regno della luna, regno della giungla e regno dei barbari – e fare in modo che si uniscano a lei per distruggere la divina porta. Questo è il magma narrativo della serie che porta in scena un viaggio dell’eroina: Maya è la principessa di un regno, è lontana anni luce dal ruolo che le è stato cucito addosso, e, come spesso capita nei nuovi film d’animazione, è una guerriera, libera, indipendente, coraggiosa che non ha bisogno di essere salvata, è capacissima di salvarsi da sola. Ama la lotta, intende vivere mille avventure, combatte con tutta sé stessa per salvarsi e salvare l’umanità. Si mette a dura prova per superare tutti gli ostacoli. Per fare tutto questo deve crescere, maturare, e capisce quanto, in questo percorso, sia importante l’amore e il sacrificio.
Maya e i tre guerrieri: il racconto di un gruppo che vince
Lungo i nove episodi, come insegna il tipico viaggio dell’eroina, dovrà perdere un po’ di sé, di chi è stata, “uccidere” il padre e la madre in favore di sé stessa e per farlo sarà posta di fronte alle proprie paure e fragilità. Terre e foreste, battaglie e incontri, fanno sì che Maya faccia pace con la sé più profonda e vera e la faccia uscire e, di km in km, trova i guerrieri di cui ha bisogno. Chimi, guerriera Teschio, Rico, il mago Gallo, e Picchu, il guerriero Puma, sono tre personaggi emarginati che arrivano da terre lontane che si uniscono a Maya per fermare Lord Mictlan (il dio della guerra) e realizzare l’antica profezia. Diventano amici, fratelli, uniti in battaglia e anche deposte le armi, riescono in ogni cosa perché sono l’uno accanto all’altro.
Maya e i tre guerrieri narra la storia del margine di una società che tende ad escludere il diverso. I personaggi, insieme, nonostante gli inciampi, le cadute, le battaglie vinte e perse, riescono sempre a superare i momenti difficili, si può sempre migliorare, lavorare sul proprio talento. La serie dimostra che l’ultimo può essere un vincente, che chi è rimasto solo, poco considerato ha tutte le possibilità di diventare un vincente.
da solo ogni regno è come un dito inerme, ma insieme possiamo creare un potente pugno
Grazie alle diversità, grazie anche alle proprie debolezze che ci rendono unici e speciali sono in grado di compiere piccole e grandi evoluzioni, a combattere piccoli e grandi battaglie. Maya, Chimi, Rico e Picchu da soli sono riusciti a sopravvivere ciascuno nel proprio regno, a “strisciare” nell’esistenza, vivendo più o meno ai confini della “totalità”, ai margini, in gruppo compiono eroici viaggi e percorsi, ciascuno cresce e diventa una versione migliore di sé.
Maya e i tre guerrieri: tra dolore e morte, elementi intrinsechi del vivere
Il dolore, nel percorso di Maya e dei suoi, c’è, ci sono gli strappi della carne dopo le battaglie, ci sono i compagni da piangere, ci sono la solitudine e le umiliazioni vissute da Rico e Chimi, c’è Picchu, una montagna dal cuore d’oro in grado di imparare la lezione per poi riscattarsi sacrificandosi, con tutto il senso di colpa per ciò che è stato, e con il rimpianto che lo mangia. Ognuno ha il proprio percorso da compiere e lo spettatore vi assiste tra un sorriso e un po’ di catartica tristezza. Il dolore fa sì che la serie diventi anche narrazione della morte, elemento che fa parte di ogni esistenza e con cui i personaggi devono convivere. La perdita delle persone care è una ferita purulenta per ciascuno di noi, qui, nella cultura maya, inca, azteca acquista un altro valore perché in essa questo passaggio viene reso più sopportabile perché le “porte” tra un mondo e l’altro sono sempre aperte. La morte è presente quindi, parte integrante della vita, fine di un viaggio che non spezza mai la relazione tra chi c’è e chi non c’è più. L’individuo porta con sé il ricordo, forse anche il peso di uno strappo come questo ma, nonostante ciò, c’è un dialogo continuo e intenso con chi non è più sulla terra, in linea con il mondo di riferimento. La morte è strettamente legata all’amore (per gli amici, per la famiglia, per sé stessi), forza intensa e piena che diventa consigliera, ancella in questa epica avventura di uomini e divinità, di vivi e morti. Hanno un ruolo importante le figure femminili che si fanno in quattro per le persone a cui vogliono bene, si spendono fino all’ultimo in battaglia e danno sostegno ai compagni di avventura. Maya si sacrifica per chi ama, la regina Teca scende in battaglia nonostante sia incinta, Chimi esprime tutti i suoi sentimenti senza troppe paure. In Maya e i tre guerrieri viene rappresentata una figura femminile ribelle e coraggiosa che non si tira indietro, che fiorisce proprio mentre si sacrifica, che raggiunge il massimo del suo valore proprio quando “perde” parte di sé. C’è qualcosa di ancestrale in donne come queste, potenti e forti, capaci di donare amore e morte al tempo stesso.
L’epico racconto di una guerriera che cresce e matura
Maya e i tre guerrieri è una serie, capace di arrivare al pubblico dei più piccoli e non solo, di raccontare una storia di rivalsa e superamento dei propri limiti. Quella di Maya è una favola epica e commovente, un racconto a tratti doloroso a tratti divertente, un viaggio dell’eroina – pieno di colori, con una gamma di colori meravigliosa che va dai più scuri e funerei a quelli più sgargianti e vibranti, ogni regno ha una gamma cromatica che lo contraddistingue – alla fine del quale lei diventa grande, consapevole di sé, della sua storia e del mondo. La sua peregrinazione ha raggiunto lo scopo e quella ragazzina libera e ribelle diventa faro per tutti gli altri.