Mental: recensione della serie RaiPlay sul disagio psichico giovanile
Mental - basata sul format finlandese Sekasin, è stata scritta da Laura Grimaldi e Pietro Seghetti con la consulenza scientifica della Dott.ssa Paola De Rose, neuropsichiatra infantile dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
Dal 18 dicembre è disponibile in esclusiva su RaiPlay la serie TV Mental, progetto a scopo educativo rivolto a un pubblico di adolescenti e giovanissimi che vede protagonista il disagio psicologico e psichiatrico giovanile, con tutto il suo sommerso di sofferenza e mancata conoscenza di quale sia il lavoro delle strutture preposte al recupero.
La serie, per la regia di Michele Vannucci, vede protagonista quattro ragazzi con i rispettivi demoni interiori: c’è Nico, affetta da una grave forma (a quanto pare ereditaria) di schizofrenia, che la porta a sentire voci e a vedere persone inesistenti, provocandole intensi attacchi di panico (interpretata da Greta Esposito); Michele, tossicodipendente con tratti di personalità borderline (che ha il volto di Romano Reggiani); Daniel, affetto da disturbo bipolare, con correlata logorrea (Cosimo Longo) e la fragile Emma (Federica Pagliaroli), anoressica autolesionista, con un’ossessione per i social e il controllo a distanza del proprio fidanzato, che stalkerizza attraverso numerosi profili fake. I quattro giovani si ritrovano ricoverati nella stessa clinica in cui ad accogliere il loro disagio trovano un’equipe di medici e infermieri, pronti ad accogliere la loro sofferenza emotiva e ad arginare i momenti di crisi, mentre nasce un rapporto anche fra loro, in un tessuto di nuove relazioni a volte positive e catartiche a volte somma dei loro disagi. Ma in cui la sofferenza comune aiuta a cucire un tessuto di salvifica empatia.
Mental – basata sul format finlandese Sekasin, è stata scritta da Laura Grimaldi e Pietro Seghetti con la consulenza scientifica della Dott.ssa Paola De Rose, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
La serie punta ad utilizzare un linguaggio a misura di giovani, target del progetto, che offre una prospettiva della sofferenza psicologica giovanile dal pressoché unico punto di vista di chi la vive e che spesso non viene sufficientemente compreso e – di conseguenza – adeguatamente aiutato. C’è poi l’aspetto centrale del bullismo, fondamentale per la prognosi di numerosi disturbi di questo tipo, in una fascia d’età in cui l’accettazione e il consenso sociale sono fondamentali per costruire un’immagine positiva di sé.
Mental, tuttavia, raccoglie un materiale potenzialmente valido per poi riversarlo in un calderone di dinamiche confusionarie, dove la necessità di espedienti narrativi utili ad attrarre l’attenzione del pubblico si scontra con la verosimiglianza della modalità in cui la storia viene narrata. Laddove l’azione diviene concitata, inoltre, i dialoghi tendono a sovrapporsi risultando a tratti incomprensibili, in un crescendo di agitazione che – se rende bene la condizione mentale dei protagonisti – non aiuta molto chi vede a decifrarla, frastornato dal susseguirsi di immagini e suoni martellanti da Pubblicità Progresso. Il risultato è un prodotto dall’ammirevole intento comunicativo ma che non centra la modalità di espressione, se pur si comprende l’intenzione di rendere la narrazione sufficientemente dinamica da attrarre il pubblico di riferimento.
Buone le performance recitative, anche se a tratti eccessivamente enfatiche (ma anche qui entrano in gioco le richieste della sceneggiatura), così come la caratterizzazione dei personaggi di cui gradualmente si scopre e approfondisce il background. Così come molto utile a livello comunicativo è la presentazione dell’enorme problema dell’abuso di sostanze stupefacenti, che entrano in modo subdolo e inizialmente goliardico nelle vite di ragazzi la cui personalità è in via di definizione, rischiando di compromettere irreversibilmente lo sviluppo, offrendo una falsa via di fuga e di oblio dalle pressanti richieste della società. Dipendenza che molto spesso si rivela alla base di complessi disturbi psichiatrici e di relative azioni criminali, inspiegabili a prescindere dalla consapevolezza dell’effetto di tali sostanze su chi le perpetra.
Nel complesso, quindi, Mental si rivela un’operazione riuscita solo per metà, rendendo improbabile la fruizione di massa da parte del pubblico al quale si vorrebbe rivolgere.