Mezzanotte a Istanbul: recensione della serie turca Netflix
Una cospirazione politica, il fascino dei viaggi nel tempo e lo zampino di Agatha Christie. Tutto questo, ma non solo, è Mezzanotte a Istanbul, su Netflix dal 3 marzo 2022.
Il forte disperato inconsolabile pianto di una neonata e i suoni di un temporale creano la dissonanza preparatoria alla suspense che squarcia l’atmosfera di una lussuosa camera d’hotel di Mezzanotte a Istanbul: la serie turca Netflix che mescola il genere giallo al political drama e comincia facendoci tremare nel cuore pulsante del suo mistero. Prodotta da Karga Seven Pictures, con la sceneggiatura di Elif Usman e la regia di Emre Sahin, l’opera è ispirata al romanzo Midnight at the Pera Palace: The Birth of Modern Istanbul di Charles King. Una cospirazione politica, il fascino dei viaggi nel tempo, il desiderio di scavare a fondo di una giornalista sfacciatamente curiosa e l’aura che chiama in causa Agatha Christie creano l’adrenalina degli otto capitoli che compongono la prima stagione disponibile nel catalogo della piattaforma di streaming dal 3 marzo 2022.
Mezzanotte a Istanbul: un viaggio nel tempo per trovare il luogo a cui si appartiene
È il 7 aprile 1995 a Istanbul, Esra (Hazal Kaya) è una giornalista ambiziosa che vorrebbe fare qualcosa di straordinario nella sua vita; arriva in ritardo in ufficio per partecipare alla riunione di redazione, ma in tempo per il confronto sull’assegnazione degli incarichi del giorno. Le viene affidato il compito di scrivere un articolo sul 130° anniversario del raffinatissimo Pera Palace Hotel di Istanbul (costruito nel 1892 come alloggio per i passeggeri dell’Orient Express), e, dopo averlo visitato, di suggerire nel pezzo 130 motivi per alloggiarvi. Il regista non tarda a far conoscere allo spettatore il leggendario Hotel, il tempo di un’inquadratura angolare della struttura alberghiera e la protagonista si ritrova a muoversi nella hall, accolta dallo spassoso direttore dell’albergo di lusso Ahmet pronto a farle fare il tour delle stanze: dal museo alla camera 411 dove la scrittrice Agatha Christie scrisse Assassinio sull’Orient Express.
Un temporale di particolare forza ed intensità obbliga Esra a fermarsi eccezionalmente per una notte nell’Hotel: è l’occasione per dare un ultimo sguardo in giro. La protagonista scopre per caso che una delle storiche stanze del Pera Palace nasconde un portale per tornare nel passato, e grazie alla magia di una speciale chiave torna nel 1919, in uno dei momenti cardine e più pericolosi della storia del Paese. La donna si ritrova nel bel mezzo di una cospirazione politica organizzata contro il fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk. Insieme a Ahmet, Esra deve proteggere il futuro dell’eroe nazionale turco e della stessa Turchia. Ma c’è di più: nel passato ritrova le sue radici e incontra Halit (Selahattin Pasali), l’affascinante e misterioso proprietario del club più folle della città di Istanbul che le riserverà non poche sorprese…
La serie TV confeziona anche una love story thriller
Il tema dei viaggi nel tempo continua ad essere uno dei più appassionanti, soprattutto del genere fantascientifico, ma quasi tutte le opere basate su questo ci insegnano che viaggiare all’indietro, ad esempio, sarebbe azzardato perché aprirebbe un corto circuito spazio-temporale capace di modificare il destino; è ciò che si teme in Mezzanotte a Istanbul, e che le suggestive ricostruzioni delle ambientazioni, il racconto dei costumi, la fotografia impeccabile, la prosa scanzonata della protagonista, spesso ci fanno dimenticare. Noi di Cinematographe pensiamo che per realizzare un ottimo prodotto cinematografico non basti però saper raccontare una storia: per dirvi che la rappresentazione dei viaggi nel tempo in quest’opera non spicca per originalità e potrebbe annoiare gli occhi più esigenti. Ma non possiamo non apprezzare l’ottimo lavoro dello scenografo-costumista o tacere la sfaccettatura più romantica della serie che ha confezionato per voi anche una love story thriller che vede protagonisti i giovani Esra e Halit, che devono fare i conti con l’appartenenza “ai due lati opposti della barricata”. C’è una scena dalla quale ne usciamo “cotti”: quando l’affascinante Halit si rivolge alla sua amata sintetizzando quell’opera di sfasciamento delle latitudini che solo l’amore è capace di compiere: “Se qualcuno non appartiene al luogo in cui batte il suo cuore, a quale luogo appartiene?”.