Mindhunter: recensione della serie Netflix di David Fincher
La recensione della serie Netflix prodotta e diretta da David Fincher e basata sul romanzo omonimo dell'ex agente FBI John E. Douglas.
Prendete Seven, unitelo a Zodiac, aggiungete un pizzico di Uomini che odiano le donne e, se non siete ancora convinti, aggiungete a piacere Manhunter – frammenti di un omicidio: avrete Mindhunter, serie Netflix prodotta e diretta da David Fincher. Ispirata al romanzo omonimo scritto dall’ex agente speciale dell’FBI John E. Douglas, Mindhunter ruota attorno a due agenti dell’FBi intenzionati a cambiare per sempre il sistema di cattura e patteggiamento dei criminali psicologicamente disturbati, studiando a tutti gli effetti una nuova tipologia di assassino.
Mindhunter: quando l’action non è di casa
Partiamo subito con il dire che Mindhunter non è assolutamente una serie votata all’action, ciò non significa però che sia priva di adrenalina: David Fincher, nelle sue pellicole inerenti al genere, ci ha abituati ad una buona dose di investigazione e scene d’azione; un 50 e 50 necessario per catturare il pubblico e tenerlo incollato alla poltrona.
Ma come si può compiere lo stesso processo con una storia frammentata in 10 episodi da 1 ora l’uno? Utilizzando anche in questo caso la psicologia, il non visto, il narrato e immaginato, nella serie non vengono mostrati gli omicidi brutalmente commessi (se non in fugaci immagini che scorrono tra i dossier dei protagonisti) ma vengono narrati nei minimi dettagli, di modo che lo spettatore possa immaginare qualsiasi tipo di azione cruenta. Il rapporto tra i personaggi funge da chiave di volta per questo sistema di narrazione complesso, capace di trasportare lo spettatore all’interno delle stanze di Quantico, spalla a spalla nella risoluzione del complicato enigma.
Mindhunter: David Fincher realizza un complesso gioco di scatole cinesi
Dopo i primi episodi, i nostri due protagonisti chiederanno l’aiuto di un criminale psicologicamente disturbato, un cliché utilizzato più volte nel cinema moderno (in particolare di tematica giallo/thriller) ma, a differenza della grande massa che sostanzialmente ne abusa, qui ci troviamo davanti ad un discorso psicologico più vicino a quello creato da Thomas Harris con il suo Hannibal Lecter, tralasciando la saga di De Laurentiis on Anthony Hopkins e più vicina alla prima (dimenticata) apparizione del dottore in Manhunter – Frammenti di un omicidio.
Sebbene il rapporto tra i due attori principali sia fantastico per un prodotto di questo tipo che potrebbe risultare “già visto” (qualcuno ha detto True Detective?) è giusto precisare che il livello di narrazione è molto lento e potrebbe non piacere a tutti gli spettatori. Lunghe chiacchierate davanti alla scrivania, in auto, in aule con novellini e via discorrendo possono far storcere il naso, nonostante la costruzione dei personaggi, sia a livello di sceneggiatura che di recitazione, risulti impeccabile e da premiare per la meticolosità con cui è stata costruita.
Mindhunter: uno stile visivo unico
Essendo un prodotto di David Fincher, Mindhunter porta la firma del regista anche a livello visivo: toni freddi, inquadrature prevalentemente votate al totale o piano americano, pochissimi primi piani e una maniacalità sulla simmetria e sui movimenti di camera quasi assenti da farne un piccolo gioiello visivo. L’utilizzo di filtri cromatici aiuta lo spettatore ad addentrarsi psicologicamente nelle vicende dei due protagonisti, presentando prevalentemente toni freddi e desaturati quando ci troviamo davanti a scene ambientate in prigione o in prossimità di un criminale, mentre l’ocra e i toni caldi la fanno da padrone nelle scene in esterni e ambientate dentro gli uffici dell’FBI, creando a livello emotivo una distinzione netta tra i due mondi che si esplorano durante tutta la prima stagione della serie.
Mindhunter non è sicuramente una serie per tutti, come già detto in precedenza, per la sua singolarità, per la sua scelta di rappresentare le indagini a livello verbale piuttosto che visivo, potrebbe annoiare i più desiderosi di scene splatter e omicidi; per chi invece riesce a superare questo piccolo scoglio, la serie regalerà emozioni che difficilmente verranno dimenticate dallo spettatore.
Mindhunter è disponibile su Netflix dal 13 ottobre e il 30 marzo – in piena fase di produzione – è stata già rinnovata prima del suo debutto per una seconda stagione.